Paolo Valentino Governatore, Corriere della sera 16/3/2009, 16 marzo 2009
CALIFORNIA, IDEA ANTICRISI: «TASSATE LA MARIJUANA»
E se fosse la marijuana a salvare la California dalla bancarotta, rimettendone a posto il disastrato bilancio? Dopotutto, la cannabis è già il pezzo forte del comparto agro-alimentare del più grande Stato americano: secondo il Department of Agricolture, genera infatti introiti annuali per 14 miliardi di dollari, seguito a distanza da latte e derivati, con 7,3 miliardi.
Non è solo una boutade provocatoria. Per Tom Ammiano, deputato democratico californiano, lo spinello come strada maestra al risanamento finanziario è una cosa maledettamente seria. E il suo progetto di legge, presentato il mese scorso al Parlamento dello Stato, prevede proprio la legalizzazione della marijuana e la contemporanea introduzione di un’accisa sulla vendita, che secondo gli esattori delle tasse potrebbe portare ogni anno oltre 1,3 miliardi di dollari nelle casse dell’erario. Ossigeno (o in questo caso tetracannabinolo) provvidenziale per uno Stato, dove il governatore Schwarzenegger è stato costretto ad affondare il bisturi, tagliando servizi essenziali nella finanziaria appena approvata.
«Lo Stato della California è in caduta libera – ci spiega Ammiano al telefono ”, siamo praticamente nella cacca. Licenziamenti e pignoramenti sono all’ordine del giorno, chiudiamo le scuole o le facciamo funzionarie 4 giorni la settimana, la disoccupazione non è mai stata così alta. La gente dice che bisogna pensare fuori dalle categorie tradizionali, essere creativi. Depenalizzare, regolare e tassare la vendita di marijuana rientra in questi criteri».
La California fu uno dei primi Stati, nel ’96, a legalizzare la cannabis per uso medico. Attualmente, se ne vende a questo scopo per circa 200 milioni di dollari. Se la proposta AB390 firmata da Ammiano fosse approvata, lo Stato diventerebbe monopolista del mercato, un po’ come avviene già per l’alcol: gli introiti sarebbero assicurati da una tassa di 50 dollari l’oncia, grosso modo 1 dollaro a spinello, imposta sulla vendita, che comunque sarebbe proibita ai minori di 21 anni. Come per molte altre cose, lo Stato dell’Ovest diventerebbe un laboratorio: «Dove va la California, va il Paese », ricorda Ammiano.
Il suo Marijuana Control, Regulation and Education Act cade in un clima politico favorevole. Pochi giorni dopo essersi insediato al Dipartimento della Giustizia, il nuovo Attorney General Eric Holder ha detto che agli Stati sarà lasciata piena libertà su come regolarsi con l’uso medico della marijuana: con Barack Obama è finita cioè la linea dura dell’amministrazione Bush, che spesso ordinava raid federali nei dispensari che distribuivano l’erba, su ricetta medica, per uso terapeutico. La svolta è segnalata anche dalla designazione a zar federale della droga di Gil Kerlikowske, l’ex capo della polizia di Seattle, dove sin dall’inizio disse chiaramente che la caccia ai consumatori di spinelli non era fra le sue priorità.
Ma le difficoltà economiche dello Stato non convincono tutti. E la proposta di Ammiano solleva forti polemiche e perplessità. «L’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è legalizzare un altro stupefacente, abbiamo già abbastanza problemi con l’abuso di alcol», dice John Lowell, lobbista per la California Peace Officer’s Association. Anche la scienza si dice contraria: secondo Joel W. Hay, professore di economia farmaceutica alla University of South California, «la marijuana è una droga che annebbia la mente, indebolisce la capacità di concentrarsi o di reagire ed è pericolosa non solo per chi la usa, ma anche per chi interagisce con loro, basta guardare ai danni causati da altre due droghe legali come l’alcol e il tabacco».