Luca Ricolfi, "Panorama" 19/3/2009;, 19 marzo 2009
Non fate di tutti i romeni un fascio di Luca Ricolfi, Panorama 19 marzo 2009 Quando si parla di criminalità e immigrazione, gli animi si scaldano
Non fate di tutti i romeni un fascio di Luca Ricolfi, Panorama 19 marzo 2009 Quando si parla di criminalità e immigrazione, gli animi si scaldano. successo anche con la vicenda dei due romeni accusati per lo stupro nel parco romano della Caffarella, prima accusati di essere gli autori del crimine, poi scagionati dall’esame del dna. Però le parti in commedia non sono semplici. La destra vorrebbe cavalcare la paura, ma è frenata dal fatto di essere al governo, e quindi manda messaggi obliqui: noi istituiamo le ronde, però i reati stanno diminuendo. La sinistra politicamente corretta ha paura che in Italia prendano piede sentimenti xenofobi e razzisti e quindi preferisce nascondere la testa sotto la sabbia: i fatti non esistono, conta solo come vengono usati politicamente, dunque guai a chi pubblica statistiche che collegano criminalità e immigrazione. Ma come stanno i fatti? Se parliamo di violenza sessuale la prima cosa da dire è che la stragrande maggioranza degli episodi (il 98,8 per cento, secondo l’Istat) non vengono denunciati, talora perché percepiti come offese lievi (è il caso delle molestie sessuali), talora perché avvenuti all’interno delle mura domestiche per iniziativa di mariti, fidanzati, genitori, patrigni, suoceri. Poiché le denunce sono circa 5 mila all’anno, dobbiamo purtroppo concludere che le donne vittime di violenza potrebbero essere 700 mila all’anno, se non di più, di cui un decimo (70 mila) oggetto di stupri o tentati stupri. Il poco che sappiamo, dunque, riguarda essenzialmente le denunce, ossia circa 1 caso su 140, per lo più stupri e tentati stupri (denunciati molto più frequentemente degli altri tipi di violenza sessuale). Dai pochi dati disponibili risulta che le persone denunciate per violenza siano aumentate molto nel primo anno dopo l’indulto (+15,6 per cento), ma che nel 2008 i delitti denunciati siano in regresso (-8,8), probabilmente anche perché una quota piuttosto elevata di «indultati» è stata riacciuffata (le carceri sono tornate piene come 3 anni fa). Per quanto riguarda gli autori degli atti di violenza sessuale, e in particolare la triste fama che si stanno guadagnando i romeni, l’allarme suscitato dai media appare invece sostanzialmente giustificato. Dare delle cifre aggiornate e precise è impossibile, perché non si conosce il numero esatto di stranieri delle varie comunità presenti in Italia. Ma nel 2006, l’ultimo anno in cui i romeni erano ancora extracomunitari come la maggior parte degli altri stranieri, un quadro approssimativo lo si può tracciare: ed è drammatico. Sulla base delle denunce, la pericolosità degli stranieri appare 10-11 volte quella degli italiani, ma quella dei romeni lo è addirittura 17 volte, ossia i romeni sono quasi 2 volte più pericolosi degli altri stranieri. Dobbiamo concluderne che i romeni sono un popolo pericoloso? Assolutamente no. Il problema centrale della criminalità straniera in Italia non è la natura violenta dei popoli che ospitiamo, ma il fatto che, per la sua incapacità di far rispettare le leggi, l’Italia è diventata la meta privilegiata della criminalità straniera, sicché gli stranieri che noi accogliamo sul nostro territorio non sono affatto campioni rappresentativi dei popoli di provenienza. Per questo la chiusura delle frontiere, o la limitazione degli ingressi, è un falso rimedio: per attirare i cittadini migliori degli altri paesi basterebbe diventare un paese serio, in cui chi lavora è accolto a braccia aperte e chi sbaglia paga. Il paradosso è proprio questo: la credenza che gli stranieri presenti in Italia siano molto più pericolosi degli italiani è purtroppo giustificata dalle statistiche, ma la diffidenza verso i popoli da cui provengono non ha alcun fondamento. Se ci fosse in Europa un paese colabrodo come l’Italia anche noi esporteremmo criminalità e i cittadini del paese che ci accoglie direbbero: gli italiani sono più pericolosi di noi.