Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  marzo 13 Venerdì calendario

Per novanta giorni la rabbia, la disperazione e la curiosità di milioni di americani avevano dovuto accontentarsi di poche immagini di un uomo impassibile

Per novanta giorni la rabbia, la disperazione e la curiosità di milioni di americani avevano dovuto accontentarsi di poche immagini di un uomo impassibile. Mai una parola o un cedimento. Finché ieri mattina, alle 10 e 15, nell´aula al 24esimo piano del Tribunale di New York si è sentita la voce del grande truffatore: «Sono profondamente dispiaciuto e mi vergogno per i crimini che ho commesso». Nessuna delle vittime, sedute alle sue spalle, ha dato però segni di soddisfazione. «Sono dolorosamente cosciente - ha aggiunto a voce bassa Bernard Madoff - di aver profondamente ferito molte persone, tra cui i membri della mia famiglia, i miei più cari amici, i miei soci in affari e migliaia di persone che mi avevano dato i loro soldi». La folla è rimasta ancora immobile e non appagata dal rimorso. «Sono qui oggi - ha scandito l´uomo per cui è stato coniato il termine di "terrorista economico" - per riconoscere le responsabilità dei miei crimini e dichiararmi colpevole». Nemmeno l´ammissione della più grande frode della storia americana, 65 miliardi di dollari portati via a 4800 clienti, e la consapevolezza che questi reati potranno costare al settantenne Madoff fino a 150 anni di carcere, sono serviti a lenire le sofferenze delle decine di vittime che si erano messe in coda all´alba per guardarlo in faccia. Ma quando alle 11 e 15 parla il giudice Denny Chin («La sua età e la pena che lo aspetta sono un incentivo per scappare, ha i mezzi per farlo e c´è il rischio che si dia alla fuga, per questo gli arresti domiciliari sono revocati»), nell´aula si sente un sospiro collettivo. Ma è necessario ancora un minuto per poter vedere, sui volti di quegli uomini e quelle donne segnati dall´insonnia e dall´angoscia per aver perso i risparmi di una vita, qualcosa che somigli davvero alla soddisfazione. Succede nell´istante in cui due agenti, dopo aver chiesto a Bernie Madoff di alzarsi e di mettere le mani dietro alla schiena, lo ammanettano. «E´ stata una liberazione» commenta Burt Ross, che ha perso 5 milioni di dollari ed esce dall´aula appoggiandosi a due bastoni. Bernie, come lo chiamavano gli amici, non torna nel suo super attico nell´Upper East Side, probabilmente non ci tornerà mai più, lo attende una condanna che promette di fargli passare ogni giorno che gli resta da vivere in carcere. Lo trascinano fuori dall´aula verso il carcere, il Metropolitan Correctional Center, che si trova quasi di fronte al Ponte di Brooklyn, dove lo aspetta una minuscola cella di cinque metri quadrati, capace di contenere soltanto un letto a castello, un lavandino e un water. «Spero che sia la sua tomba e che una folla di persone gentili si occupi di lui, anche perché non penso che fosse veramente dispiaciuto» commenta DeWitt Baker, 84 anni, occhialini tondi, una coppola azzurra in testa e un linguaggio diretto ed esplicito che lo trasforma subito nel beniamino delle televisioni. Centinaia di giornalisti, fotografi e telecamere, quindici camion con le antenne satellitari e la parabolica montata sul tetto, gli elicotteri dei grandi network che volteggiano per ore sopra al Tribunale, lo aspettavano. Madoff esce per l´ultima volta da casa sua poco prima delle sette del mattino, consapevole che quella sarebbe stata l´ultima notte con sua moglie. Arriva davanti alla corte poco prima delle 7 e 30, abito grigio, camicia bianca e cravatta grigia, con un sottile giubbotto antiproiettile sotto la giacca. Dopo di lui c´è la sfilata delle vittime di fronte ai fotografi e alle telecamere. Quelli che si sono presentati rappresentano un mondo intero: finanzieri, fondi pensione, università, organizzazioni di beneficenza, ma anche gente normale che aveva consegnato i guadagni di una vita. «Siamo devastati - racconta Irene Kent a nome di un gruppo di 250 truffati - ha distrutto le nostre vite e la nostra fede nel sistema finanziario e nei controlli, e noi non siamo grandi investitori ma americani normali della classe media: insegnanti, pensionati, impiegati che hanno perso tutti i risparmi e ora non sono nemmeno in grado di pagarsi un avvocato o il biglietto dell´aereo per venire in tribunale». Madoff si siede in aula dieci minuti prima del giudice, resta tutto il tempo immobile, non muove mai la testa, tanto che una delle sue vittime chiede di prendere la parola e gli grida: «Guardami in faccia mentre ti parlo». Muove solo le dita e gli balla l´occhio destro, come se avesse un tic, l´unica spia che l´uomo esiste ed è nervoso. Prende la parola, all´inizio non si capisce nulla, qualcuno ha messo dei fogli sul microfono, il giudice si spazientisce: «Cerchi di alzare la sua voce in modo che io possa sentirla». Bernie spiega il suo schema: «La mia frode comincia all´inizio degli Anni Novanta quando il Paese era in recessione e io volevo dimostrare di essere capace di garantire forti guadagni a chi mi affidava i suoi soldi. Avevo convinto tutti di aver messo a punto una strategia d´investimento che diversificava e riduceva i rischi delle perdite, invece la verità è che non c´era nessun investimento, depositavo semplicemente i soldi su un conto alla Chase Manhattan Bank». Pagava gli interessi dei vecchi clienti con i soldi dei nuovi investitori, una catena che grazie al boom di Wall Street è andata avanti per anni, anche per la miopia degli organismi di controllo. «Quando ho iniziato credevo che sarebbe finita in fretta, che sarei stato capace di tirare fuori me stesso e i miei clienti dallo schema, ma è diventato sempre più difficile e alla fine impossibile. Con il passare degli anni mi sono reso conto che il mio arresto e questo giorno sarebbero inevitabilmente arrivati». Ma fino a quel giorno di dicembre in cui ha raccontato tutto ai figli che poco dopo lo hanno denunciato all´Fbi, non ha dato alcun segno di pentimento, incertezza o disagio, ha continuato la sua vita dorata ed esclusiva tra l´appartamento newyorkese, la villa agli Hamptons, lo yacht in Florida e la casa sulla Riviera francese. «Le sue parole non ci hanno risarcito niente, non si vergognava, l´unica consolazione è che l´abbiamo spedito in galera - commenta Helen Chaitman, la faccia distrutta dalla stanchezza - ho perso tutti i soldi che avevo e i risparmi per la pensione, adesso mi toccherà lavorare fino a novant´anni». La decisione di Madoff di dichiararsi colpevole evita il dibattimento processuale, l´umiliazione dell´interrogatorio in aula e gli permette di coprire la moglie, i figli e il fratello. Infatti Madoff sostiene di aver agito da solo, si assume tutta la responsabilità e non dovrà spiegare nei dettagli cosa è successo, perché la sua è un´ammissione e non un accordo di collaborazione. Le vittime volevano una discussione pubblica, andare a fondo e raccontare le loro storie. La verità è che l´accusa aveva bisogno dell´ammissione di colpevolezza perché fatica ancora a ricostruire lo schema della truffa e finora è riuscita ad identificare soltanto un miliardo di dollari. Ma garantisce che l´inchiesta va avanti per trovare tutti i colpevoli e i complici. Il giudice ha dato appuntamento a tutti al 16 giugno, quando ci sarà la sentenza. Madoff l´aspetterà in cella, senza più i suoi abiti di sartoria ma con una divisa marrone. Le previsioni parlano di una pena di vent´anni, bassa ma sufficiente a tenere Bernie in galera fino al compimento del novantesimo anno. La moglie Ruth invece resterà a casa. «Dovrebbe essere in galera anche lei - rincara DeWitt Baker - è impossibile che non sapesse, che non fosse complice». Una domanda resta senza risposta: cosa c´era nella testa di Madoff? «Impossibile capire» ripetono le vittime. Solo Deborah e Gerald Strober, una coppia di scrittori che si è piazzata fuori dal tribunale per pubblicizzare "Catastrophe" il libro che ha appena pubblicato (in copertina c´è Madoff che sembra il diavolo tra le fiamme di dollari che bruciano), mostrano certezze: «E´ uno psicopatico, abbiamo intervistato decine di psichiatri e ci siamo convinti che non esiste una parte buona dentro di lui: è malvagità allo stato puro».