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 2009  marzo 13 Venerdì calendario

COM’ERAVAMO NEL ’75, L’ANNO DELLA DEPRESSIONE


Peggio di così solo nel 1975: da ieri mattina è il ritornello più gettonato dell’economia italiana. Un’amarcord che sembra un grido di dolore. L’Istat ha rivisto i dati del Pil, l’indicatore che misura la ricchezza prodotta ogni anno dal Paese. Il verdetto è stato gelido. Siamo un po’ più poveri dell’1% rispetto 2007. Non è gravissimo ma è il segno che dall’indigestione di titoli tossici prodotti negli Stati Uniti si esce con una cura intensiva. L’aspirina non serve a nulla.

Peggio di così solo nel 1975 quando la discesa era stata del 2,1%. Uno scivolone, quello del 2008, che riporta l’orologio dell’economia indietro di ben trentaquattro anni. Quando l’Italia viaggiava con un’inflazione media del 17 per cento, la svalutazione infuriava e la lira dimostrava tutta la sua fragilità. Il prezzo del greggio correva senza sosta. Le riunioni degli sceicchi dell’Opec erano gli appuntamenti con una nuova povertà a carico degli automobilisti. La curatissima barba del ministro saudita del petrolio Zaki Yamani celava il disprezzo del nuovo potere verso le vecchie oligarchie occidentali ormai in ginocchio.

Ad agosto 1974 la Germania aveva avviato le procedure per un maxi-prestito all’Italia. Un gesto d’amicizia per consentirci di superare la «la grave crisi» finanziaria in corso. la disponibilità a intervenire, però, imponeva precisi obblighi. Il cancelliere Schmidt aveva chiesto la garanzia sulle riserve d’oro della Banca d’Italia. Non si fidava più di tanto degli amici di Roma. Meglio stare attenti ed evitare sorprese. Non si sa mai
I miniassegni

Ma a segnalare lo sbandamento furono i rettangolini colorati emessi dalle banche. Erano i «miniassegni» e la prima banca ad distribuirli fu l’Istituto Sanpaolo di Torino. Fugace moneta di carta che valeva dalle 50 alle 300 lire. La stampavano le banche (ma non solo) per sostituire le monete di metallo che l’inflazione stava dissolvendo. Fu presto battezzata carta-straccia e durò qualche mese appena. Certo allora con 150 lire si comperava un quotidiano e la paga media di un operaio non superava le 150 mila. Ma il Pil andava a rotoli più o meno come adesso.

Anzi, se bisogna risalire a quell’anno per avere una frenata peggiore di quella del 2008, va detto che - molto probabilmente - nel 2009 il record sarà battuto. Nel 1975 eravamo al meno 2,1 per cento, le stime per l’anno in corso parlano di un meno 2,6.

Allora al governo c’era il centrosinistra con Aldo Moro presidente del Consiglio, ma per la prima volta - alle amministrative - votarono i diciottenni. Il Pci avanzò portandosi ad un soffio dal primato della Democrazia cristiana. Il fugace sorpasso sarebbe avvenuto qualche mese dopo.
Agnelli e Lama

La società cambiava rapidamente. La politica, come al solito faticava. Il Parlamento votò il nuovo diritto di famiglia che attribuiva perfetta parità di diritti e doveri a marito e moglie. Al congresso del Pci, Enrico Berlinguer varò il progetto del «compromesso storico». Fu l’ultima proposta veramente innovativa avanzata dal Partito. La spinta propulsiva si sarebbe esaurita tre anno dopo con il rapimento di Aldo Moro

Alla Confindustria c’era Gianni Agnelli chiamato a guidare l’associazione degli industriali per fronteggiare l’emergenza. Fu la prima, e unica volta, che un mandato in viale dell’Astronomia ebbe durata di due anni. Una eccezione che testimoniava la difficoltà della situazione. L’Avvocato era stato chiamato a fronteggiare l’emergenza. Leader della Cgil era Luciano Lama. Con Storti della Cisl e Vanni della Uil furono protagonisti di un accordo destinato a far discutere per anni: il perfezionamento del meccanismo della scala mobile. Il 1975 fu infatti l’anno del «punto unico di contingenza»: imprese e sindacati decisero che per ogni punto di crescita del costo della vita automaticamente scattava un corrispondente aumento dei salari.

L’obiettivo era quello di frenare l’inflazione e mantenere integro il peso delle buste paga. Nei fatti provocò soprattutto un appiattimento delle retribuzioni senza raggiunge l’obiettivo. La crescita dei prezzi, già vorticosa, divenne forsennata. L’inflazione arrivò a superare il 20%. I tassi d’interesse toccavano il 25%. L’Italia sembra avviata lungo una spirale sudamericana. Salari e prezzi si inseguivano in una gara senza sosta che rischiava di incenerire il valore della moneta. Esattamente come sarebbe accaduto all’Argentina alla fine degli anni ”90.

Dovevano passare nove anni prima di rimediare. La notte di San Valentino del 1984 Bettino Craxi trovò forza e consenso per alleggerire il punto unico di contingenza. La Cgil reagì male. Insieme al Pci impose il referendum per abrogare la riforma voluta dal governo. Una sconfitta catastrofica per la sinistra.
Evade Renato Curcio

Certo non fu facile quel il 1975: la tensione sociale era alle stelle. Il terrorismo stava crescendo. I governi democristiani parlavano ancora di opposti estremismi nel tentativo di mantenere buoni rapporti l’ala sinistra dello schieramento politico. In realtà non c’era nessuno equilibrio. Il terrorismo era macchiato di rosso. Un commando delle Br fece evadere - a febbraio - Renato Curcio e a maggio la Camera approvò la legge Reale sull’ordine pubblico che poneva limiti alla libertà dei cittadini. Tornò il fermo di polizia. Fu un anno costellato da gravi fatti di cronaca nera: dal massacro del Circeo a quello di Vercelli (la diciottenne Graneris sterminò la famiglia). All’inizio di novembre fu assassinato Pier Paolo Pasolini. A fine mese morì Francisco Franco. Per 40 anni aveva dominato la Spagna. Per l’Europa si approvano nuove prospettive.