Stefania Berbenni, Panorama, 19 marzo 2009, 19 marzo 2009
STEFANIA BERBENNI PER PANORAMA 19 MARZO 2009
Maurizio Crozza «Finché c’è Berlusconi al governo ho il lavoro garantito perché mi serve le battute su un piatto d’argento. D’Alema? Meno male che non ha una banca. Veltroni? Non l’ho fatto dimettere io. Sono pronto a fare le ronde, ma per difendermi dai banchieri... ». Parla il castigamatti della politica.
«Io sono un guitto. E anche grande e grosso. Io voglio far ridere, non creare tensioni». L’Obelix della comicità è di stanza a Genova, la sua città natale, classe 1959, in una casa al limitare della città: mare cielo e silenzio. Ha una moglie, attrice di talento e comica (Carla Signoris), due figli, un buon conto in banca e zero capelli. E mentre guarda le acque Maurizio Crozza pensa a come inondare la tv di battute e cattiverie, servite con bonarietà tagliente, ludica, a volte spietata, da Italia guareschiana, un po’ Peppone un po’ Don Camillo.
Lui non è caduto nella pentola della formula magica come Obelix da bambino, no, lui la formula per far ridere l’Italia se l’è inventata. Formula perfetta e furbetta che gli consente di mettere sulla graticola politici e manager ogni martedì sera con la sua copertina-editoriale di Ballarò (Raitre), di inventarsi imitazioni e di fare a fettine tutti a Crozza Italia sulla 7, oggi in odore di cancellazione, se fa testo l’intervista che il direttore della rete ha dato pochi giorni fa al Venerdì di Repubblica.
quasi un quintale, chilo più chilo meno, di liquido di contrasto del sistema politico italiano. Crozza infatti è fra i comici l’unico a fare diagnosi precoci delle altrui magagne. E per questo piace, fa audience ed è considerato un fuoriclasse della satira. Walter Veltroni è uscito con le ossa rotte dalla sua imitazione con il tormentone «pacatamente, serenamente» e il reiterato «ma anche…». Renato Brunetta ha fornito pane per i canini aguzzi di Crozza. Pier Ferdinando Casini ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco quando il suo narcisismo, intelligentemente camuffato con la maschera del politico serio, non era più nascondibile: «Casini: l’Amedeo Nazzari del Parlamento. Casini, mi tolga una curiosità: come mai ha smesso di far politica? Ha quell’aria tranquilla, beata… da pensionato: sembra che abbia appena ritirato la social card. Era carica? Se era carica coi 40 euro, la conservi… è rarissima… è come il Gronchi rosa, un giorno varrà una fortuna…». E Silvio Berlusconi non tiene il conto di frecciate, stilettate, affondi.
I politici in studio a «Ballarò» ridono perché li fa ridere o per non sembrare antipatici?
Certe volte se la godono, altre volte il sorriso gli si ferma in una smorfia. Qualcuno mi dice: «Tu sei schierato, sei comunista». Comunista vuol dire negare l’individuo. Barack Obama è forse comunista se tassa di più i ricchi per garantire a tutti l’assistenza sanitaria? O se parla di energie rinnovabili? buonsenso, non comunismo. Anch’io ho buonsenso e dico: non facciamo il nucleare.
Perché?
Ci facciamo male con le mozzarelle di bufala, figurarsi con l’uranio!
Fuor di battuta?
Noi abbiamo menti eccelse, geni, ma siamo un disastro nella gestione del quotidiano, della cosa pubblica. Il catasto di Milano ha mandato una contestazione di evasione a uno morto da 38 anni. Capisce? Pensi un po’ se, con la rotazione dei dipendenti pubblici, in una centrale nucleare ci finissero quelli del catasto di Milano…
E se La7 non la vuole più, dicendo che è un problema di costi e di lamentele del pubblico, lei cosa fa? Va alla Sky come ha fatto Fiorello?
Chi lo sa se le pressioni ci sono veramente e, se sì, se sono dal basso o dall’alto… Sky? Perché no? Potrebbe essere. Ma io non voglio far altro che il comico, sono gli altri che mi danno significati che non voglio avere.
Non le si addice la parte della viola mammola.
A Crozza Italia ho invitato tanti parlamentari: Veltroni, Bindi, Gasparri, Fassino, Formigoni, Mussolini, D’Alema, Pannella, Zaia e il sindaco di Verona, Flavio Tosi. Tanti. E sono venuti quasi tutti. Certo, non mi ha aiutato la frase di Berlusconi che ha detto: «Non andate da Crozza perché vi massacra». E invece a me piace avere ospiti di ogni colore.
Le dicono anche che ce l’ha con Silvio Berlusconi. Che cosa replica?
Berlusconi vuole diventare statista. Alcide De Gasperi diceva: «Il politico pensa alle prossime elezioni, lo statista alle prossime generazioni». Berlusconi vuole diventare statista, e io dico a Berlusconi: «Prendi me, ma lascia stare i miei figli». Comunque Berlusconi è stato votato dagli italiani. Mai dimenticarselo. Ma il Popolo della libertà sembra essere: lasciateci fare quello che vogliamo.
E di Dario Franceschini che pensa?
Sono ancora impreparato, mi ha colto di sorpresa, non ho ancora analizzato il fenomeno Franceschini.
Pacatamente, serenamente, chi ha fatto fuori Walter Veltroni?
L’hanno fatto fuori? Il tormentone del «ma anche» aveva un suo perché… difficile parlare al Paese quando il Paese vuole andare a destra. Difficile mettere insieme il cattolico con il laico. Difficile prendere posizioni nette.
E lei, nessun senso di colpa nel tiro al piccione veltroniano?
Compito della satira è dire che il re è nudo, amplificare le debolezze. Possibile che un segretario di partito si dimetta perché un comico lo prende in giro? Allora Berlusconi sarebbe già sparito da anni.
E ridai con Berlusconi: è il diavolo?
Uno fa anche il fioretto di evitare battute su di lui, ma il punto è che il Cavaliere è come il calendario di Frate Indovino, ogni giorno una piccola cazzatina la deve dire, per noi comici è difficile starne fuori. Finché c’è lui al governo, io ho da lavorare.
Che ne dice di Massimo D’Alema?
A me piace più la sinistra che fa opposizione, vigilare non è meno importante di governare. E invece che paura sentir dire a D’Alema: «Abbiamo una banca, facci sognare». Gli stessi strumenti della destra, gli stessi modi.
Parliamo dei suoi di modi: lo sa di piacere molto alle donne?
Un bene. Dice davvero?
E sua moglie l’ha sposata per allegria?
Ci siamo conosciuti al liceo. stata proprio lei a dirmi di fare il comico. E del resto i miei genitori andavano a parlare con gli insegnanti e si sentivano dire: «In classe suo figlio fa Alto gradimento, Jesus Christ Superstar e Cochi & Renato in una volta sola. Cosa ci viene a fare a scuola?».
Una coppia da ridere, dunque. Come è andata?
Non avevo un soldo, ero il più spiantato del gruppo, ma la facevo divertire.
Ride prima, dopo o durante?
Quando ride in quei momenti lì io mi arrabbio molto.
Invece c’è poco da ridere?
Una volta avevo preparato tutto per una serata gagliarda: via i bambini, luci soffuse su in mansarda, vino e anche la musica. Ma sbaglio e faccio partire il cd mentre c’è uno stacco di batteria così forte e irrefrenabile che abbiamo cominciato a ridere. Siamo finiti al cinema.
Litigate spesso, si dice...
Parecchio, ma intanto ridiamo. L’ho conosciuta che aveva 14 anni, a 20 ci siamo baciati, poi liberi tutti, a 30 ci siamo ritrovati e poi sposati. Abbiamo anche due figli, Giovanni e Pietro.
Una vita insieme, e a «Crozza Italia» c’è anche Carla nel cast: raccomandata?
Lavoriamo insieme da prima dei Broncowiz.
Dicono che in Rai tutti siano raccomandati: chi è il suo protettore?
Secondo lei sono un tipo raccomandabile? Abbiamo iniziato mandando una cassetta ad Avanzi, un vecchio programma di Serena Dandini. Cassetta girata nel giardino di casa. Ci hanno chiamato ed è iniziato tutto.
Vallette, veline e ragazze: che ne sa? Qualcuna le si è offerta?
Conosco solo macchinisti e cameramen, di veline neanche l’ombra. Io sono casa e bottega. Per registrare la copertina di Ballarò prendo la mia Vespetta, faccio il lungomare e vado alla Rai di Genova. Faccio il collegamento con Giovanni Floris e torno a casa prima che si freddi la pasta.
Sua moglie non è mai stata gelosa? Per esempio quando faceva le lezioni di sesso con Lorena Berdun…
L’avevo vista sulla tv spagnola: uno strano connubio tra un angelo e un personaggio di Quentin Tarantino. Spiegava con un distacco scientifico come avere un rapporto anale. Il tutto condito dalla lingua spagnola, che rendeva l’esperienza completamente lunare.
Mai lezioni private?
Mai.
Ma le ha insegnato qualcosa?
Lo chieda a mia moglie.
Andrebbe in vacanza a Lampedusa?
Perché no? Anzi, andrei a chiamare i clandestini: «Venite da noi, così ci pagate le pensioni». Lo sa che nel 2007 in Liguria i matrimoni fra badanti straniere e settantenni hanno superato quelli di italiani fra i 23 e i 28 anni? Si sposano con noi, fanno le punture ai nostri vecchi, raccolgono pomodori e puliscono gli ammalati. Roberto Maroni è stato bacchettato persino da Famiglia cristiana, quando ha detto che dobbiamo essere cattivi con gli extracomunitari.
Con chi non è in regola…
Ci impongono paure assurde.
Facciamo finta che una sera le citofonino per dirle di partecipare a una ronda. Cosa risponde?
Vado.
Davvero va?
Sì, se è intorno alle banche, se serve a difendersi dai banchieri pusher che ci danno titoli tossici. La droga crea dipendenti, i titoli tossici disoccupati. Ci sentiamo in colpa perché non consumiamo abbastanza. Ma quante auto devo avere per essere patriottico? Una bianca, una rossa, una verde? La crisi è iniziata perché non si riuscivano a pagare le rate del mutuo. E noi come pensiamo di uscirne? Facendo altre rate. come se volessi smettere di drogarmi e andassi in campeggio con Bob Marley.
Altro gioco: la intercettano. Non vorrebbe mai far sentire: una sua telefonata privata, una con i suoi amici Travaglio, Grillo, Stella e C o con il suo agente a parlar di soldi?
Se avessi l’amante... Ma io difendo le intercettazioni, perché per esempio il caso di malasanità del Santa Rita non sarebbe mai venuto a galla.
Per chi ha votato alle ultime elezioni?
Per Antonio Di Pietro.
Perché?
Adoro la sua sintassi.
Anche la sintassi giustizialista?
Di Pietro soddisfaceva il mio desiderio di legalità. Il Pd aveva un programma confuso. Questo Paese ha bisogno di regole. Di imparare a rispettarle.
Lei lo fa?
Vuol dire: pago le tasse? Non passo col rosso e simili? Sì.
Cosa invidia a Berlusconi?
La sua capacità di comunicare.
E a Renato Brunetta cosa invidia?
Anche lui sa comunicare. La sua è la politica dell’annuncio… «Maestro unico ben pagato. Fatto». «Bonus per i bravi dipendenti. Fatto!». «Aiutatemi, non ho la bacchetta magica»...
Può fare un gesto a rete unificate agli italiani: pugno chiuso, ombrello, dito alzato?
Di incoraggiamento. Siamo meglio di così.
E ai politici?
Siamo meglio di così.
Sicuro? Non fa il diplomatico?
Possibile che la nostra Camera ci costi 1 miliardo di euro l’anno? Dieci volte quella degli spagnoli. La domanda è: ma dove l’hanno comprata la Camera gli spagnoli, dall’Ikea?
Ha un’ora per stare al governo: cosa fa?
Lasci perdere, non è affar mio. Però tenterei di evitare che l’Italia si chiuda. Si chiuda in caste, ne abbiamo a spiovere, politici, avvocati, calciatori, giornalisti, notai… Caste, caste, caste.
Sembra Beppe Grillo.
Obama ha vinto sulle due coste, da dove arrivano ventate di speranza, di cambiamento. Più si va verso il centro degli Stati Uniti e più il vento di Obama si affievolisce, trova le mucche.
Le mucche?
Sì, il pensiero bovino di chiusura.
E l’Italia cosa c’entra?
Le paure di questi giorni, vere o indotte che siano, ci fanno diventare tutti cowboy con il nostro bel pensiero mucca.
Ha mai pensato di trasferirsi all’estero?
Si mangia troppo bene da noi.
Finiamo seri: il suo testamento biologico?
Non vorrei mai stare in un letto per 17 anni nutrito con un sondino. Da giovane ho lavorato a Sydney con Carla. Facevamo teatro per la comunità italiana. Bene, mi colpì l’usanza degli aborigeni australiani di decidere loro quando morire. Si racconta di un vecchio di 110 anni che va dal capo tribù: «Senti, sono molto stanco, non ce la faccio più. Posso andarmene?». Il capo acconsente. Lui va su una roccia, calmo, si siede e muore. Mi piace pensare che non siano altri a decidere quando devo congedarmi.