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 2009  marzo 13 Venerdì calendario

TEST SEVERI: NON PRENDIAMO CHI E’ IN FUGA DALLA REALTA’


«Riceviamo fra 100 e 120 curricula al mese. Circa il 10% di chi scrive arriva alla selezione e i reclutati sono il 50-60%. Vengono scelte 5 o 6 persone ogni 100 domande». Stefano Manfredi, 38 anni, di Cuneo, è «responsabile risorse umane/terreno » per la sezione italiana di Medici senza frontiere. Lavora con Msf da tre anni e ora coordina chi seleziona lo staff per le missioni internazionali. «Nel 2008 – dice – abbiamo fatto partire 240 persone». Una di loro è Mauro D’Ascanio.
Funziona così: «Chi vuole lavorare per Msf – spiega Manfredi – manda una richiesta informazioni o spedisce il curriculum, il più delle volte sul sito www.medicisenzafrontiere. it. Lì sono indicati i profili che cerchiamo, si spiega cosa vuol dire partire in missione e sono pubblicati i criteri di valutazione». Msf cerca soprattutto medici e paramedici: chirurghi, anestesisti, infettivologi, pediatri, esperti in malattie tropicali, ostetriche. Poi c’è il personale logistico e amministrativo. E a volte altre figure: architetti o ingegneri idraulici e ambientali, specializzati in trattamento delle acque. «Cerchiamo persone con 2 o 3 anni di esperienza professionale – dice Manfredi – che conoscano le lingue: inglese o francese. A chi soddisfa i prerequisiti viene fatto un colloquio telefonico: è una scrematura per capire le motivazioni e sapere se abbiamo di fronte una persona in fuga dalla realtà o se dietro la voglia di partire c’è qualcosa di solido ». Se la telefonata va bene ci si incontra. «Il candidato è invitato a una selezione a Roma: c’è un colloquio individuale e un gioco di ruolo. Con gruppi di 5 o 6 persone simuliamo "situazioni di missione" per valutare competenze tecniche, relazionali e manageriali: osserviamo come vengono condivise le informazioni e prese le decisioni». Questo dura una giornata. Poi inizia la cernita definitiva.
«I reclutatori decidono chi promuovere al passo successivo: un corso di preparazione organizzato e pagato da Msf. I corsi durano in media 10 giorni e ogni anno in Europa ce ne sono una quindicina. Si illustrano i progetti, si parla di questioni tecniche, ci sono lezioni specifiche per sanitari e logistici». Finito il corso sei pronto a partire. «A quel punto tutto dipende dai nostri bisogni. Spesso Msf lavora su emergenze imprevedibili. Altre volte c’è da rimpiazzare qualcuno a fine contratto e la partenza è programmabile». Le missioni d’emergenza durano da 1 a 3 mesi e di solito si manda chi ha esperienza sul campo, quelle più stabili possono durare 9 o 12 mesi, mai più di un anno. I team sono internazionali: qualche «espatriato» e molti locali. «Msf è una rete – spiega Manfredi ”. Capita di reclutare persone a Roma che opereranno con altre sezioni ». Msf Belgio, quella per cui lavora Mauro D’Ascanio, è fra le più grosse, con molte attività sul campo. «Di lui non parlo – chiude Manfredi ”. Dico solo che ha una grossa storia di medico e ha lavorato tanto in giro per il mondo».