Pablo Trincia, La stampa 13/3/2009, 13 marzo 2009
LA CINA DIALOGHI COL DALAI"
Ci sono voluti anni di grattacapi, migliaia di documenti persi e quintali di lavoro accumulato. Ma alla fine, la polizia della provincia di Karnal, nello stato indiano dell’Haryana, sembra aver vinto una delle sue sfide più importanti. E non con i soliti truffatori e criminali della zona, ma contro un colossale e voracissimo esercito di topi, nascosto negli scantinati della questura e particolarmente ghiotto di faldoni e certificati rosicchiati o mai più rinvenuti.
Una vera e propria piaga, la cui semplice soluzione potrebbe rappresentare un punto di svolta nella storia dell’eterna lotta dell’uomo contro il topo. Stavolta niente gatto, né trappola al formaggio, né veleno. La soluzione scoperta dai poliziotti dell’Haryana consiste nell’impiego di due ratti domestici lasciati liberi di scorazzare tra scaffali e documenti accatastati. Per i topi deve essere stato un vero shock, vista anche la stazza dei cugini roditori. Infatti sono spariti tutti, come per magia.
«Non ci speravamo nemmeno più», commenta trionfante Arshinder Singh, sovrintendente della polizia di Karnal, raggiunto telefonicamente nel suo ufficio. «Le avevamo provate tutte ed eravamo disperati. Quegli animali ci hanno distrutto interi archivi. Erano particolarmente golosi dei sacchi di juta in cui tenevamo chiusi i narcotici sequestrati. Poi un giorno un signore di un distretto vicino ci ha consigliato di usare i ratti, che sono più grandi e preferiscono cibarsi di latte e chapati (le celebri focacce indiane, ndr). Ce ne siamo procurati due e ha funzionato».
Nella questura di Karnal ora è in corso una disputa sul nome da dare ai due piccoli salvatori. «Nel frattempo ho contattato alcuni studiosi dell’università di Haryana», dice Singh. «Forse abbiamo fatto una scoperta importante».
Da secoli, infatti, i topi sono una delle grandi piaghe dell’India rurale. Interi raccolti di grano spariscono ogni anno tra le loro mandibole, con gravi perdite per migliaia di famiglie di contadini. Per non parlare delle città, dove spesso penetrano nelle abitazioni delle persone (chi scrive si è svegliato una mattina nella stanza di un albergo per trovare un enorme ratto sul comodino, intento a rosicchiare indisturbato una mela). In grandi città come Calcutta e Mumbai, migliaia di topi vengono a galla dai tombini ogni volta che le strade si allagano.
Negli slum, dove milioni di persone vivono assiepate in mezzo ai rifiuti, il problema diventa ancora più serio, anche perché topi e ratti sono potenziali portatori di malattie spesso molto gravi come la peste bubbonica. E nonostante i governi locali siano alla costante ricerca di cacciatori di ratti, pochi hanno la voglia di passare la giornata ad accoppare roditori tra l’immondizia per una paga equivalente a 160 euro al mese.
Anche perché, in alcuni luoghi, questi animaletti sono considerati vere e proprie divinità. Succede a Deshnoke, nello Stato nord-occidentale del Rajasthan, dove ogni anno fedeli e turisti fanno visita al tempio indù di Karni Mata, i cui pavimenti sono attraversati da qualcosa come 20 mila topi di ogni tipo. Nell’induismo, infatti, le divinità possono assumere le sembianze di qualsiasi animale, persino di quelli più piccoli e temuti.
In altri Stati dell’India, topi e ratti sono sicuramente meno amati. Due anni e mezzo fa, nel Mizoram (estremo nord-est indiano, al confine con il Myanmar), una rara fioritura di bambù nei campi causò una crescita sproporzionata della popolazione dei roditori, che minacciarono di fare piazza pulita nelle risaie. Allarmato dal rischio di una carestia, il governo locale fece subito chiamare esperti da mezzo mondo per scongiurare la catastrofe.
Una delle vittime più celebri dei roditori indiani è sicuramente Osman Ali Khan VII, ultimo nizam (amministratore sovrano) dello Stato di Hyderabad prima dell’annessione all’India indipendente. I topi, negli scantinati di una delle sue residenze, riuscirono a rosicchiargli l’equivalente di 3 milioni di sterline in banconote. La leggenda dice che - venuto a conoscenza del fatto - il nizam abbia scrollato le spalle con indifferenza. Niente di cui stupirsi, vista la sua proverbiale ricchezza, che al momento della sua morte, nel 1967, ammontava a circa un miliardo di dollari.
Ora però, la scoperta della funzionalità dei ratti domestici nella stazione di polizia di Karnal potrebbe essere una svolta per etologi e agronomi. Anche se non è la prima volta che le autorità indiane si servono di alcune specie di animali per combatterne altre. Qualche anno fa, la polizia di New Delhi aveva ingaggiato alcuni scimpanzè - provando a corromperli con svariati caschi di banane - per sgominare la capitale dall’esercito di scimmie che infestano i suoi tetti e disturbano gli abitanti. In quel caso però l’esperimento finì male: gli scimpanzè non fecero un bel niente, anzi spesso si allearono con i colleghi primati cui avrebbero dovuto dare la caccia, nelle loro scorribande contro gli esseri umani.