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 2009  marzo 13 Venerdì calendario

CORSIVI - SBLOCCARE L’ECONOMIA? LO STATO COMINCI A PAGARE TUTTI I CONTI


E se alleggerirci la crisi, Tremonti cominciasse a pagare i suoi debiti? Il governo è pieno di zelo e ne inventa una al giorno per uscire dalla stagnazione: l’ultima è il rilancio dell’edilizia. Il cav sfodera il suo migliore sorriso, ci sprona all’ottimismo e a consumare come prima. Il ministero dell’Economia, poi, è una polveriera di idee.
Il suo santo pallino sono i banchieri che ha preso di mira con sapienti sbalzi di umore. La mattina minaccia di farli agguantare dai prefetti se non finanzieranno imprenditori a corto di liquidi. La sera gli getta invece l’offerta dei Tremonti bond, ossia un prestito di denaro pubblico da mettere subito in circolo per ricapitalizzare l’industria. Le Alte Istanze, insomma, si ergono a paladine della società sofferente e impaurita.
Tutto lodevole.
Ma se gratti, scopri che alla radice dei guai c’è proprio il supposto paladino. Molte imprese che hanno fatto lavori, erogato servizi, anticipato soldi per conto della Pa sono con l’acqua alla gola perchè lo Stato non onora i debiti. Il committente pubblico - amministrazione centrale ed enti locali - è un pessimo pagatore. Se le aziende sono costrette a ricorrere alle banche, avide e tirate, perchè lo Stato se ne straimpipa degli impegni. Si fa servire e riverire. Poi, come un furbetto del quartierino, fa lo gnorri.
Per Confindustria delle aziende verso la Pa ammonta a 60-70 milairdi di euro: 120mila miliardi di vecchie lire. Tre, quattro, cinque Finanziarie. Nella sola Sanità, l’arrettrato è di 36 miliardi di euro. Ed è solo una parte del bidone: nel conteggio mancano i debiti verso singoli, studi professionali, consulenti vari. In sostanza, la quasi totalità della società produttiva, è in braghe di tela per il disinvolto menefreghismo della Pa. Il ritardo medio nei pagamenti è di 300 giorni, ma è grasso che cola se gli interessati incassano nel giro di un anno. In un recente battibecco con Emma Marcegaglia, presidente degli industriali, Tremonti ha sostenuto che il «suo debito è di soli 30 miliardi. Ma il debitore, si sa, tende a minimizzare.
La situazione è incancrenita da anni. Ci sono dentro governi di destra e sinistra e genera due itlianissimi fenomeni. Le muzette che il creditore versa al ftmàonario per accelerare i pagarnenti. L’evasione fiscale con la quale l’impresa, che per fronteggiare i ritardi si è fatta prestare denaro dalle banche, si rifà alla spesa. A quando un’incursione dei prefetti al ministero dell’Economia?