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 2009  marzo 12 Giovedì calendario

L’USURA VA A GONFIE VELE


Le banche annaspano. I clienti affondano. Godono solo gli usurai, gli unici con il segno più, nell’annus horribilis 2009. I dati che arrivano da più parti sono il termometro di un’economia dove funziona solo il commercio illegale. «Sono quasi un milione le famiglie italiane irreversibilmente indebitate e a rischio usura», denuncia Maurizio Fiasco della Consulta nazionale delle Fondazioni antiusura. «Le banche hanno comportamenti irresponsabili. So di aiuti negati per appena 2000 euro a piccoli artigiani. Così si blocca l’economia legale», teme il peggio Paolo Bocedi di Sos Italia libera. Se nel Mezzogiorno i numeri sono da tracollo finanziario - «Nei primi due mesi del 2009 i casi accertati sono stati il 49,2% in più dell’anno precedente. Sono a rischio 570 mila piccoli imprenditori», lancia l’allarme l’Associazione dei contribuenti italiani - nel Centro e nel Nord va pure peggio.
In Piemonte l’anno scorso 16 persone sono state arrestate per usura. In Lombardia cresce il numero delle domande di aiuto per far fronte ai debiti con gli usurai: nel 2005 erano 66, nel 2008 sono state 273. A Roma e in Sardegna ieri otto persone sono finite in carcere, sequestrati beni per 3 milioni di euro senza contare gli immobili.
Di fronte a una richiesta di aiuto che si fa sempre più pressante - solo l’anno scorso a Milano sono arrivate 1800 chiamate ai centralini delle associazioni antiusura - in appena 3 casi è scattata la denuncia contro i cravattari. Paolo Bocedi infila il dito nella piaga: «Chi si ribella, oltre a rischiare non è nemmeno tutelato dallo Stato. Per accedere ai fondi di solidarietà bisogna passare attraverso un iter burocratico lungo e difficile. E’ poi necessario avere una partita Iva. Solo commercianti, industriali ed artigiani possono aspirare ad un aiuto. Chi non ha la partita Iva come i comuni cittadini, riceve nulla, ha diritto a niente».
Secondo le associazioni antiusura in Italia ogni sessanta minuti le vittime del racket esborsano 2 milioni e 600 mila euro per placare la fame senza limiti di finanziarie spregiudicate o di singoli che prestano soldi con interessi che arrivano fino al 30% al mese. Il volume d’affari calcolato dalle associazioni che combattono l’usura si aggira attorno ai 17,5 miliardi l’anno, due volte il Pil dell’Albania. «Ogni anno falliscono 40 mila aziende, 170 mila commercianti cadono nella trappola degli usurai. Ma sono in aumento le casalinghe e i pensionati strangolati dal costo della vita, che chiedono soldi con interessi sempre più difficili da onorare», spiega chi combatte il racket.
Nel mirino a questo punto sono in molti. Ci sono le banche per la difficoltà con cui elargiscono prestiti e fidi. C’è lo Stato che da una parte promuove iniziative come quelle del telefono antiusura ma poi fa mille difficoltà prima di intervenire. E c’è il nuovo governo che vuole limitare l’utilizzo delle intercettazioni per combattere gli usurai. «Dimentichiamoci che l’usuraio sia solo il vicino di casa, il negoziante di quartiere che lucra sulle difficoltà», denunciano le associazioni antiusura. Nell’era di Internet e dei telefonini e dei guadagni veloci, di fronte alla lentezza con cui si muovono le banche, l’attività di usura soprattutto al Sud si coniuga con la grande criminalità. «Trovare un usuraio è semplicissimo. Basta guardare sui giornali o in Internet», accusano da Sos Italia Libera.
«Alle voci prestiti e investimenti ci sono inserzioni con cellulari che fanno riferimento a strutture criminali napoletane o calabresi con ramificazioni fino a Lugano. Sono gli usurai professionisti che fanno prestiti a chiunque, forti delle pressioni o delle minacce che possono mettere in campo per recuperare il credito». Chi cade nella rete, paga e tace fino a quando non ce la fa più. Fino a quando dopo aver venduto tutto chiede aiuto, anche se quelli che vanno alla polizia sono sempre meno.

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