Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  marzo 13 Venerdì calendario

Madoff Bernard

• New York (Stati Uniti) 29 aprile 1938. Finanziere. Dichiaratosi colpevole di una maxifrode da 50 miliardi di dollari, il 12 marzo 2009 finì in galera (è stato condannato a 150 anni di prigione) • «[…] ”La mia frode comincia all’inizio degli Anni Novanta quando il Paese era in recessione e io volevo dimostrare di essere capace di garantire forti guadagni a chi mi affidava i suoi soldi. Avevo convinto tutti di aver messo a punto una strategia d’investimento che diversificava e riduceva i rischi delle perdite, invece la verità è che non c’era nessun investimento, depositavo semplicemente i soldi su un conto alla Chase Manhattan Bank”. Pagava gli interessi dei vecchi clienti con i soldi dei nuovi investitori, una catena che grazie al boom di Wall Street è andata avanti per anni, anche per la miopia degli organismi di controllo. ”Quando ho iniziato credevo che sarebbe finita in fretta, che sarei stato capace di tirare fuori me stesso e i miei clienti dallo schema, ma è diventato sempre più difficile e alla fine impossibile. Con il passare degli anni mi sono reso conto che il mio arresto e questo giorno sarebbero inevitabilmente arrivati”. Ma fino a quel giorno […] in cui ha raccontato tutto ai figli che poco dopo lo hanno denunciato all’Fbi, non ha dato alcun segno di pentimento, incertezza o disagio, ha continuato la sua vita dorata ed esclusiva tra l’appartamento newyorkese, la villa agli Hamptons, lo yacht in Florida e la casa sulla Riviera francese. […] La decisione di Madoff di dichiararsi colpevole evita il dibattimento processuale, l’umiliazione dell’interrogatorio in aula e gli permette di coprire la moglie, i figli e il fratello. Infatti Madoff sostiene di aver agito da solo, si assume tutta la responsabilità e non dovrà spiegare nei dettagli cosa è successo, perché la sua è un’ammissione e non un accordo di collaborazione. Le vittime volevano una discussione pubblica, andare a fondo e raccontare le loro storie. La verità è che l’accusa aveva bisogno dell’ammissione di colpevolezza perché fatica […] a ricostruire lo schema della truffa […]» (Mario Calabresi, ”la Repubblica” 13/3/2009) • «[...] per oltre 20 anni è stato quasi idolatrato e veniva considerato un benefattore. La sua reputazione, specialmente nella comunità ebraica, era fortissima. E i bond da lui emessi (che sembravano garantire sicurezza e stabilità) erano stati soprannominati Jewish bond. Madoff inizia la sua attività come broker negli anni ”60. Sembra (come ha scritto Il sole 24 ore) reinvestendo gli utili della sua attività di bagnino a Long Island. Un po’ per volta sale tutti i gradini sociali e economici e raggiunge l’apice con la nomina a presidente del Nasdaq, il listino dei titoli bacologici statunitensi. Come Saddam Hussein, Madoff ha sempre avuto fiducia nella famiglia. Mano a mano che la sua attività si sviluppava (la principale società si chiama BernardMadoff Investment Securities) portava in ditta i suoi parenti: dal fratello Peter ai figli Mark e Andrew. Il sistema Madoff era basato su una serie di hedge fund. Ma erano fondi falsi (in totale 15, Feirfield e Kinggate i maggiori e più famosi) che a differenza degli altri non promettevano mirabolanti rendimenti (del 20-30% l’anno) ma profitti più ”modesti”: un rendimento del 19% annuo, però costante. Comunque fosse l’andamento del mercato. Insomma, più che investimento in fondi si trattava quasi di obbligazioni a rendimento fisso e garantito. Ma come si reggeva il sistema Madoff, visto che i suoi fondi non guadagnavano assolutamente il 10% annuo? Semplicemente applicando il sistema della catena di Sant’Antonio. In pratica, il denaro che affluiva dai nuovi sottoscrittori copriva abbondantemente i riscatti richiesti da chi intendeva riavere indietro il proprio denaro. Questo significa che decine di migliaia di investitori con Madoff hanno guadagnato. Il problema è che sono molti, ma molti di più sono rimasti con il cerino acceso in mano. [...] Madoff non è un finanziere sfortunato: il suo impero era tutto costruito sull’imbroglio, il non rispetto delle leggi, la mancanza di controlli. I suoi hedge fund, ad esempio, non avevano di fatto una banca depositaria, ma si appoggiavano a uffici di contabilità, pseudobanche domiciliate alle Cayman, alle Barbados e negli altri paradisi fiscali. La cosa grave è che la Sec (la Consob statunitense) fin dall’inizio degli anni ”90 aveva più volte ispezionato la capogruppo - Bernand Madoff Investement - senza rilevare violazioni gravi. I primi sospetti sono nati solo dopo una ispezione condotta poco prima del tracollo: ne emerse che solo 1 miliardo di dollari era investito in borsa. Troppo poco per poter onorare gli impegni presi. Gli unici ad aver ”mangiato la foglia” e capito che c’era qualcosa che non funzionava erano stati gli hedge fund concorrenti, tanto che nel 2005 partì anche una denuncia all’autorità di controllo. Ma cadde nel vuoto. Nel sistema Madoff tutto era falso. Anche la società di revisione che era fittizia e controllata dallo stesso finanziere. Una replica di quanto era accaduto con la Parmalat. La cosa straordinaria è che i clienti di Madoff erano soprattutto investitori istituzionali e grandi istituti finanziari, mentre le famiglie direttamente coinvolte dovrebbero essere circa 4 mila. Ma indirettamente i privati coinvolti potrebbero essere 3 milioni, come sostiene la stampa statunitense. O anche di più, ”grazie” al sistema dei derivati. Esistono, infatti, obbligazioni indicizzate ai fondi Madoff e polizze vita legate ai suoi fondi: questo significa che migliaia di persone che hanno acquistato una polizza o una obbligazione legata ai fondi del finanziere Usa ora si ritrovano per le mani carta straccia e hanno perso tutto. [...]» (Galapagos, ”il manifesto” 13/3/2009).