Raffaella Silipo, La stampa 12/3/2009, 12 marzo 2009
QUANTO E’ STUPIDO ESSERE SEXY
Porta una gonnella con sottogonna come la Minni di Topolino, calze bianche coprenti e scarpe da ginnastica blu elettrico, sgrana gli occhi dietro gli occhialoni alla Harry Potter che l’hanno trasformata nel simbolo di tutte le bruttine più o meno stagionate d’Italia. Ma quanto è «vera» Rosalba Pippa, detta Arisa, quanto è sincero il suo infischiarsene delle mode e della figaggine imperante? Quanto il suo personaggio è studiato a tavolino per essere diverso, o magari per piacere alle ragazzette sperdute della provincia, inadeguate al casting di «Veline» e entusiaste per aver trovato qualcuno con cui identificarsi? Il dubbio ci sta: la stravagante fanciulla ha vinto il Sanremo dei giovani (e ora è in testa alle classifiche) con una canzone intitolata «Sincerità», da lei definita «il mio manifesto». Possibile che abbia fatto fesso il mondo con la complicità di qualche fabbricante di look?
«Guardi che questi occhiali li ho trovati in un negozio di ottica, mica me li sono fatti fare su misura - ribatte -. Certo, sono diversa dalle ragazze della tv, c’è chi fa corsi per tutto, portamento, dizione, postura. Siete così abituati a donne costruite, sexy per lavoro, che se una è fuori dagli schemi diventate subito sospettosi».
Beh, a casa sua lei non si vestirà certo così, una via di mezzo tra Minni e Charlot...
«No, è ovvio, ma nessuno va sul palco di Sanremo in tuta da ginnastica. Avevo di fronte a me una scelta: mascherarmi da qualcosa che non ero, minigonna e scollature, e sentirmi a disagio e falsa tutto il tempo, o cercare un look che esprimesse la mia voglia di essere buffa e simpatica».
Quindi per lei è meglio essere buffa che sexy?
«Ma perché le donne devono essere sexy per forza? Ognuno di noi ha una sua ricerca estetica, io poi di mestiere faccio l’estetista e lo so bene. Non ho il fisico per fare la bellona, e allora cerco vestiti che non mi mettano in ridicolo, ma che siano originali, adatti alla mia personalità. I miei ideali sono donne come Giulietta Masina e Sandra Mondaini. Crede che sia stato facile salire sul palco vestita in quel modo?».
Non lo era?
«Era un rischio enorme, ero terrorizzata, ma poi mi sono detta: così sto benissimo, mi piaccio e questo è l’importante».
Basta piacersi per piacere agli altri?
«Certo, per lo meno a quegli altri che amano ciò ami anche tu. A volte qualcuno si stupisce: ”Come ha fatto una così a trovarsi un fidanzato?”, ma mica tutti gli uomini vogliono le stesse cose».
Benedetta ragazza, è proprio tanto giovane. Come vi siete conosciuti, lei e il fidanzato?
«Al Cet, la scuola di Mogol, io facevo il corso da cantante, lui era professore. Adoro il suo modo di scrivere, semplice e conciso, per immagini. La canzone più bella che ha scritto per me è ”La mia strana verità”. Mi ha descritto così bene che quando l’ho sentita mi sono commossa».
Il testo parla di «pane, terra, lame e un biscottino». Le piace essere descritta così?
«Sì, perché si stupisce?. Io sono molto terra terra, normale. Tanti mi dicono ”Finalmente vediamo in tv una persona normale”. Mi chiedo, come mai solo io? La televisione propina un unico modello e noi ci adeguiamo per inerzia. E’ una violenza terrificante.
Ha vinto Sanremo e non le piace la televisione?
«Mi piace moltissimo la tv degli Anni Sessanta: Mina, Studio Uno, Lelio Luttazzi che a Sanremo ha cantato con me. Adoro Sandra Mondaini e Raimondo Vianello. Quella era una tv più educata, più fine, più sottilmente divertente».
Però ha cercato di entrare ad «Amici». Le sembra un modello «fine e sottilmente divertente»?
«Avevo vent’anni, ero diversa da oggi, meno matura. Era un modo per far vedere che sapevo cantare»
Sbirulino, Zampanò, Charlot... I suoi modelli di stile hanno tutti qualcosa di infantile. Non c’è un po’ di retorica?
«No. Il mondo dei bambini è meraviglioso, loro sì che sono sinceri. Voglio crescere, certo, ma non perdere la mia parte bambina».
I bambini sanno anche essere molto crudeli. Non la prendevano in giro da piccola per il suo aspetto?
«Certo. Sono sempre stata un po’ stravagante. Vengo da Pignola, provincia di Potenza, e come tutti quelli che crescono in un paesino so bene come può essere cattiva la gente, e come il branco non faccia altro che giudicarti. Loro guardano te, tu guardi loro e ti chiedi: sono io a essere sbagliata?».
Sta dicendo che gli sbagliati erano gli altri?
«Oggi sentire tutto l’affetto della gente mi fa pensare di non aver sbagliato io. In passato, la forza mi è venuta dalla mia famiglia, che mi ha sempre sostenuto. Mia madre agli altri diceva ”Rosalba è fatta così, però è tanto buona”. E a me diceva ”Non ti preoccupare tu, che sei l’angelo a mamma”».
Come l’hanno accolta in paese dopo il successo a Sanremo?
«Ah, adesso naturalmente mi adorano tutti. Ho scoperto anche di avere insegnanti di canto mai conosciuti. Ma va bene così, è normale, io voglio bene a tutti».
Possibile che non le venga neanche un pensiero cattivo verso chi la prendeva in giro?
«Sono molto grata a chi mi ascolta, del resto non mi importa nulla».
E se un giorno il sogno svanisse?
«Nessun problema, tornerei a lavorare come estetista, avere un lavoro è essere liberi. A volte mi sembra tutto irreale: ieri una ragazzina mi ha chiesto l’autografo e le tremavano le mani, le ho detto ”Ma sei matta? Mi hai visto bene?”».