Marco Imarisio, Corriere della sera 12/3/2009, 12 marzo 2009
LE RONDE, PASSIONE ITALIANA
Le rondini della notte volano anche di giorno. Alle undici del mattino l’Alfa 147 con le fiancate coperte dalla ragione sociale parte dalla statua di Marco Biagi, scende in contrada passando in rassegna il monumento ad Emilio Alessandrini, quello a Giovanni Falcone, tutti gli altri, fino a risalire. A ciclo continuo, forse per smaltire il numero di volontari. Quando venne annunciata la nascita delle rondini, ad Ari risposero in 110. All’anagrafe, questo paese appollaiato sul cucuzzolo della val di Foro, fra la Maiella e il mare, conta appena 1.380 abitanti.
Paura tra le statue
Ad Ari ci sono un bar, due chiese, una macelleria e 31 monumenti dedicati alle vittime del terrorismo. Ad ogni angolo, l’omaggio in marmo ad uno degli «eroi della libertà», così vengono giustamente definiti. Da Luigi Calabresi a Giovanni Falcone, passando per Emilio Alessandrini, Rosario Livatino, Rocco Chinnici. Il vulcanico sindaco Renato D’Alessandro annuncia anche l’arrivo di «Piazza magistrati d’Italia». Al posto della data di nascita e del trapasso, sulla targa si leggerà una opportuna puntualizzazione: «Non defunti».
Nel maggio 2008 una serie di eventi scosse l’idillio del paesino abruzzese dove i contadini coltivano rose per poterle mettere anche d’inverno davanti ai monumenti. Nottetempo, giù nelle contrade San Pietro e Sant’Antonio avvenne una serie di furti in villa. Anziani coniugi furono narcotizzati e derubati. Cominciò a serpeggiare un sentimento fino a quel momento sconosciuto. La paura. La reazione collettiva di Ari fu la nascita dei «vigilantes disarmati », muniti di torce, megafoni, giubbotti catarifrangenti e valigetta per il Pronto soccorso. In Abruzzo le ronde autogestite dai residenti sono come i fiori di stagione. A contrada Rizzacorno, nel comune di Lanciano, si sono formate e sciolte nello spazio di due mesi, il tempo - per i carabinieri dell’arresto di una banda di ladri. Sparita la causa che le aveva generate, le ronde si sono estinte. La stessa cosa è avvenuta in piccoli comuni del teramano dopo alcuni furti d’auto.
L’inizio fu comunque travagliato, tanto più per un paese consacrato alla legalità. Il prefetto di Chieti sottolineò l’illegalità delle ronde. La giunta comunale si appellò al parere positivo dato dai propri avvocati, che consigliarono la definizione di «vigilanza passiva» per mettersi al riparo dagli strali prefettizi. I cittadini di Ari diedero la loro disponibilità in massa. Nessun corso specifico, abili e arruolate le persone di età compresa tra i 18 e i 70 anni. «Io le chiamerei ronde necessarie. La stazione dei carabinieri più vicina si trova a 15 chilometri di distanza e ha carenza di personale. Quando vidi un servizio sulle ronde leghiste di Treviso mi illuminai». Il sindaco D’Alessandro si dichiara apartitico e sessantottino non pentito. «Ma qui la politica non c’entra nulla. Dopo l’avvio delle ronde, sa quanti furti abbiamo avuto? Zero».
Nonostante la ritrovata serenità, le ronde di Ari vanno avanti. Ai ragazzi più giovani è stato imposto un corso per l’uso del defibrillatore. «Qui non abbiamo neppure l’ambulanza o il Pronto soccorso, bisogna arrangiarsi. Tanto lo facciamo a costo zero». L’unico ad aver pagato in solido per le ronde è proprio il sindaco. «Bella l’Alfa 147 delle rondini, vero? Piaceva anche a me. Infatti era mia».
Il cittadino Ercole
I portici di Modena sono ancora deserti, i negozi ed i bar stanno lentamente alzando le serrande. Ercole Toni torna a casa, reduce da una notte di «cancellature ». Mentre la città dormiva, lui e i suoi rondisti si sono ripuliti 14 muri, per onorare la loro media giornaliera. «Dovere civico», dice. Nessuno si illuda, il cittadino Toni non va a dormire. Torna a casa solo per cambiarsi, deve correre in Comune a celebrare due matrimoni. «Lo reputo un mio dovere civico». Nel 2008 ha officiato 204 unioni civili, record che gli è valso il soprannome di «Toni d’arancio».
A 65 anni, con la sua barbona bianca, la stazza fedele al nome di battesimo e l’inarrestabile parlantina, Ercole Toni rappresenta il prototipo ideale del cives emilianus come si vorrebbe che fosse, non solo a queste latitudini. Anche se non ama che vengano chiamate così, le ronde di Modena sono cosa sua. Nascono da una costola dell’associazione Viveresicuri da lui fondata dieci anni fa. A parte qualche dettaglio di natura organizzativa, le analogie con il progetto del governo sono evidenti. Volontari, disarmati, una sessantina di cittadini con pettorina e cappello che circolano in zone decise dalla polizia municipale, dove osservano e fanno relazione al Comando. C’è un corso preparatorio di 20 ore, ma Toni osserva che serve solo «a scartare i cretini».
Il meccanismo delle ronde civiche modenesi è lo stesso che fa tanto discutere oggi. A cambiare è solo la teoria. «La ronda deve essere espressione dello spirito civico e non della paura» dice Toni. La differenza con modelli di ronda più agguerriti si misura anche sul terreno. Modena non è certo immune da qualche ghetto a cielo aperto. I palazzacci denominati Rnord di via Tiraglio e il loro panorama umano fatto di prostituzione e spaccio. Il parco Novi Sad, che quando viene buio si riempie di ombre non certo amichevoli. «Quelle sono zone di competenza della polizia. In posti come questi le ronde non servono a nulla, fanno solo danni. Il nostro compito è quello di sgravare le forze dell’ordine da faccende che possono essere sbrigate da tutti ».
Ettore Toni non rivendica nessuna primogenitura, ma si vede che è orgoglioso della strada fatta finora. Il suo lavoro con Viveresicuri lo ha portato fino in consiglio comunale, nel 2006 è arrivato il cavalierato al merito, quest’inverno il premio Città di Modena.
Qualche giorno fa gli è toccato fermare una borseggiatrice che aveva rubato il portafoglio ad una ragazza. «L’abbiamo trattenuta, con le buone si intende. Quando è arrivata la polizia, è venuto fuori che aveva 79 anni, poveraccia. D’accordo con gli agenti, l’abbiamo lasciata andare. Dovere civico».
Opposti estremismi
C’è una esse di troppo. Così viene liquidato in loco il Soccorso Sociale e Sicurezza, comitato rondista fondato dall’esponente della Destra Stefano Benedetti. La battuta, non certo felice, è indicativa di animi in ebollizione. Da una parte e dall’altra.
Chi vuole testare il rischio delle ronde politicizzate può scendere a Massa centrale. Nel 1976 si aggiudicò il titolo di stazione ferroviaria meglio curata d’Italia. Sono passati 33 anni e si vedono tutti. Nel piazzale antistante, la solita fauna. Qualche ubriaco che dorme per terra, un capannello di marocchini ingioiellati che vendono fumo. Non un bello spettacolo, per carità. Ma il Bronx è un’altra cosa. Le ronde della Destra dovrebbero pattugliare quest’area. Oltre a giubbotti e fischietti, l’equipaggiamento prevede anche bombolette di spray «per difendersi dalle aggressioni». Benedetti snocciola le competenze degli aderenti: una guardia carceraria in pensione, un ex capitano della Folgore, un metronotte in servizio, alcuni universitari che aderiscono ad associazioni vicine a Forza Nuova. Uomini che verranno addestrati – garantisce il fondatore – utilizzando l’esperienza di ex militari e vigilantes, fornendo nozioni di difesa personale. Al prefetto verrà chiesto la possibilità di usare le manette. «Siamo persone unite dalla voglia di risolvere il problema della criminalità ». Propositi importanti, che dopo essere stati debitamente comunicati a mezzo stampa, in una perfetta logica di opposti estremismi hanno suscitato la reazione dei Carc, i Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo. Nel loro comunicato prevalgono i toni distesi: «Così si riabilitano le squadracce del ventennio fascista, si legittimano quelle che già oggi pestano e uccidono immigrati, antifascisti, gay e lesbiche». Dice Marco Lenzoni dei Carc: «Se loro continuano, noi proporremo le nostre guardie popolari, che contrasteranno anche questa gente dal saluto romano facile». Ribatte Benedetti: «Sostengono che il nostro nome evoca le milizie fasciste. Ce lo vengano a dire in faccia». L’entusiasmo del sindaco Roberto Pucci è palpabile. « la provocazione di qualche grullo in cerca di pubblicità. Non serve a niente. Ma provoca tensioni, creando così un problema di ordine pubblico in una città altrimenti tranquilla».
La prima ronda è stata opportunamente dirottata alla Partaccia, zona di marina che di questa stagione è praticamente deserta. Ma il vero debutto è previsto per lunedì prossimo. Cadenza bisettimanale, dalle 21 alle 3 di notte. Tre persone per volta. Non di più, perché le adesioni scarseggiano.