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 2009  marzo 12 Giovedì calendario

CRISTINA TAGLIETTI PER IL CORRIERE DELLA SERA


Tullio De Mauro, presidente della fondazione Bellonci che controlla lo Strega, è categorico: «Non c’è nessun vincitore designato. Come è possibile dare per certo oggi un vincitore quando ancora non sono state presentate le candidature? Secondo il regolamento, vanno presentate entro la mezzanotte del 30 aprile, quindi ci sono ancora circa 50 giorni». Eppure per molti editori lo «Strega di Segrate» assegnato a Del Giudice è già praticamente una certezza. Così mentre Feltrinelli nicchia su un’ipotetica candidatura di Erri De Luca, la presa di posizione più decisa è stata, ieri, quella del gruppo editoriale Mauri Spagnol (che comprende, tra gli altri, Longanesi, Guanda, Corbaccio, Garzanti, Vallardi) che ha annunciato l’astensione di tutti i suoi marchi dallo Strega. «Non presenteremo nessun candidato – ha detto Luigi Spagnol che del gruppo è amministratore delegato (oltre che presidente di Salani) ”.

L’impressione è che la nostra partecipazione serva solo da contorno e finisca col rendere più prestigiose le vittorie degli altri. L’anno scorso non abbiamo partecipato per le stesse ragioni, anche se non c’era stato un coordinamento tra tutti i marchi del gruppo. Quest’anno abbiamo ricevuto sollecitazioni a partecipare, ci siamo parlati e abbiamo deciso di soprassedere. un problema che abbiamo da sempre se si pensa che in 62 anni abbiamo avuto solo due vincitori: Garzanti con Claudio Magris e Longanesi con Pietro Citati. Sembra impossibile che al di sotto di quelle vette non si possa andare, mentre altri editori lo Strega lo vincono con un esordiente. Non ho niente contro Paolo Giordano, non si tratta di qualità del libro, ma proprio di una situazione strutturale. Non sono l’unico a pensare che se La solitudine dei numeri primi fosse stato pubblicato da un altro editore non avrebbe vinto. Gli anni scorsi avevamo la sensazione di essere tagliati fuori da un gruppetto composto da Mondadori- Einaudi, Rizzoli-Bompiani e Feltrinelli.

Quest’anno il gruppo sembra essersi ristretto a Mondadori- Einaudi. Non c’è nulla di personale con il nuovo presidente Tullio De Mauro e ci dispiace se questo viene visto come un attacco alla sua direzione. So che non è questa la sua intenzione, ma le cose vanno così». Il fatto è che lo Strega per un editore è anche un investimento. «Candidare uno scrittore significa portarlo in cinquina – dice Spagnol ”. Poi uno guarda i votanti, noti rappresentanti della società letteraria, e capisce di non avere chance. La qualità del libro non è totalmente ininfluente, però non basta. Non vincono mai libri indegni, alla peggio è che, a volte, non si premia il miglior libro di un autore, ma si dà un premio alla carriera. Purtroppo, però, la qualità non è l’unica caratteristica richiesta».
Meno compatto il gruppo Rcs, dove Bompiani dovrebbe schierare Antonio Scurati. Ma il direttore editoriale di Rizzoli, Paolo Zaninoni, è piuttosto critico con il meccanismo che governa lo Strega. « un premio importante e prestigioso nato come espressione di una società letteraria che adesso non c’è più.

Ora, più che a una società letteraria ci troviamo di fronte a produttori di cultura: l’impianto dello Strega non ha seguito questo sviluppo e ciò è venuto in luce con la scomparsa di Annamaria Rimoaldi, per anni garante dell’istituzione». La mancanza di libri Rizzoli tra i candidati non è una forma di protesta contro questo meccanismo: «Al premio partecipano gli autori, non gli editori, quindi se un nostro autore avesse voluto partecipare non lo avremmo certo contraddetto. Questo non ci impedisce di manifestare le nostre perplessità sulla credibilità di un’istituzione importante per la nostra cultura che deve interessare vincitori e vinti annunciati. Una credibilità che non si può conservare in assenza di un intervento normativo. Credo che l’attuale dirigenza del premio abbia tutti gli strumenti per intervenire su regolamenti non malconcepiti ma semplicemente concepiti ieri. E auspico davvero che lo faccia». Un passo avanti, anche se forse non risolutivo, potrebbe essere per Zaninoni «la segretezza e l’individualità del voto, che oggi manca e dà luogo al mercato delle schede».

«Raccogliere i voti fa parte del gioco – dice Cesare De Michelis della casa editrice Marsilio che, dal 2000, fa parte del gruppo Rcs ”. Con questo sistema anche in passato alcuni editori sono riusciti a imporre libri modesti. Ma questo non mi scandalizza. Mi viene da dire: che cosa c’è di nuovo? I premi sono fatti così, sono espressione della società in cui viviamo, non rappresentano niente di meglio. Lo Strega non è mai stato un premio dove vince il migliore, ma devo dire che, quest’anno, se Einaudi presenta un candidato come Daniele Del Giudice, mi meraviglierei se vincesse qualcun altro. Anche i principali quotidiani gli hanno dedicato recensioni entusiastiche, perché non dovrebbe prenderlo in considerazione lo Strega? Io stesso, che sono anche tra i giurati, non darò un voto di scuderia, ma lo darò a lui. Perché è vero che a volte i giurati sono degli utili idioti, ma è anche vero che non tutti sono disposti a votare per un autore non degno solo per ragioni di appartenenza. Comunque più che di corruzione parlerei di costume, o malcostume.

Personalmente non ho mai ricevuto pressioni dagli editori, ma senz’altro qualcosa si può fare per tener conto anche degli altri editori: magari raddoppiare il numero dei votanti». Elido Fazi, patron della Fazi, invece, butta il cuore oltre l’ostacolo anche se ha sempre pensato che lo Strega fosse «un premio taroccato, distrutto dalle pressioni delle case editrici che hanno persone controllabili tra i giurati. Io stesso sono tra i 400 Amici della domenica e spesso ho dovuto difendermi da chi veniva letteralmente ad estorcermi la scheda. A volte l’ho anche data».

Quest’anno tuttavia ha deciso di partecipare con L’ultima estate di Cesarina Vighy scommettendo sulla «qualità letteraria del romanzo, davvero alta» e sul fatto che «Tullio De Mauro l’anno scorso non ha fatto in tempo a correggere le storture, ma quest’anno sarà costretto a farlo perché se vincesse per la terza volta il gruppo Mondadori-Einaudi sarebbe veramente la fine del premio. La Rimoaldi era accomodante, De Mauro sa benissimo che cosa si pensa dello Strega e se vuole davvero ricominciare deve fare in modo che i giurati leggano i libri, cosa che prima pochi facevano, e decidano in base a quello». E se qualcosa non cambia? «Se a Segrate hanno fatto una riunione e hanno deciso che vogliono vincere lo Strega, non c’è niente da fare. Lo vinceranno».