Daniela Roveda, Il sole 24 ore 11/3/2009, 11 marzo 2009
OBAMA: BONUS AI DOCENTI MIGLIORI
Stipendi basati sulla performance degli insegnanti, scuole più indipendenti dai sindacati, anno accademico più lungo: il presidente Barack Obama ha esposto ieri i punti salienti di una radicale, profonda riforma del sistema scolastico degli Stati Uniti.
Il suo atteso discorso alla Camera di Commercio ispanica di Washington ha raccolto immediatamente gli applausi di molti riformatori, democratici e repubblicani, ma la reazione del sindacato - rigidamente contrario a questi cambiamenti - è stata gelida. A costo di alienare una delle fette di elettorato più vicine nel corso della campagna elettorale e all’intero partito democratico, Obama ha deciso lo stesso di iniziare il dialogo politico per trasformare il sistema dell’istruzione e adeguarlo agli standard del XXI secolo. « ora di offrire a tutti i cittadini americani un sistema scolastico completo e competitivo dalla culla all’età lavorativa», ha detto il presidente Usa. «Ci siamo rassegnati al fallimento per troppo tempo, ma ora basta. L’intero sistema scolastico d’America deve tornare a essere l’invidia del mondo intero».
La proposta centrale del progetto di riforma, inteso ad arrestare il declino del ruolo delle scuole americane nei confronti del resto del mondo, è offrire maggiore indipendenza ai singoli istituti. Obama ha proposto di raddoppiare i finanziamenti e aumentare il numero delle cosiddette "charter schools", scuole pubbliche che non sono soggette a molte regole, regolamenti e statuti in vigore nel sistema dell’istruzione elementare e secondario. proprio per questo motivo che le charter schools non hanno l’appoggio dei potenti sindacati degli insegnanti; benché le "charter schools" siano obbligate a rispettare certi obbiettivi sulla performance degli alunni, pena il ritiro dei fondi pubblici, il loro successo è incontrovertibile: 365mila studenti americani sono in lista d’attesa.
L’altra idea caldeggiata da Obama, e destinata a ricevere la strenua opposizione del sindacato, è quella di introdurre un sistema meritocratico per il corpo docente. «Sono contrario a un sistema che compensa e protegge chi fallisce - ha detto Obama -. La posta in gioco è troppo alta. Non ci possiamo permettere nient’altro che il meglio per i nostri figli. E questo vale per i loro insegnanti e per le loro scuole».
Obama ha anche proposto uno stanziamento di 5 miliardi di dollari per gli Stati che riescono a far salire i test scolastici e il rendimento degli alunni; altri 5 miliardi per gli asili e i nidi; ha proposto di riformare le scuole peggiori della nazione e far scendere il numero di studenti che lasciano la scuola prima della maturità. Ha infine chiesto alla popolazione adulta di investire almeno un anno per ottenere un diploma universitario o per frequentare corsi di formazione professionale, con l’obiettivo di raggiungere la più alta proporzione di laureati del mondo entro il 2020.
Con quest’ennesima iniziativa di riforma, Barack Obama ha dimostrato di voler tener fede con insolito zelo alle sue promesse elettorali; ha dimostrato anche di essere aperto a proposte tradizionalmente caldeggiate dal partito repubblicano, e di non aver paura di alienare certi ambienti del suo stesso partito. La riforma dell’istruzione, ha detto, è essenziale per salvaguardare il ruolo di leadership economica degli Stati Uniti.
Obama è conscio che l’idea di allungare la giornata scolastica e l’anno accademico non sarà accolta bene «dalla mia famiglia e probabilmente anche dalla vostra». Ma anche in questo caso è necessario adeguarsi ai tempi, perché il calendario accademico risale ancora all’epoca in cui l’America era una nazione di contadini che avevano bisogno dei figli a casa per arare i campi. «I tempi richiedono che gli studenti trascorrano più ore a scuola - ha detto il presidente -. Così funziona in Corea, non vedo perché non possa funzionare in America».