Sandro Viola, la Repubblica 11/3/2009, 11 marzo 2009
L´IRLANDA DEL NORD TRA POVERT E TERRORE
ancora alla Grande Crisi che bisogna guardare, dopo i disordini dei mesi scorsi in Grecia, in Bulgaria, nei paesi Baltici, per spiegarsi il ritorno del terrorismo irlandese, i tre morti ammazzati � due militari inglesi e un poliziotto � degli ultimi tre giorni? La cosa certa è che gli ultimi attentati, l´uccisione d´un poliziotto e la terribile bomba al mercato di Omagh che lasciò sul terreno 29 morti e oltre 200 feriti, erano del ´97 e ´98.
Prima cioè che la Repubblica d´Irlanda, e in misura minore l´Ulster, le Sei Contee che ancora fanno parte del Regno Unito, conoscessero una rapida e spettacolare crescita economica.
In soli dieci-dodici anni, con l´ingresso nell´Unione europea, l´Irlanda era diventata la "Tigre celtica". La memoria della sua antica povertà sembrava svanita. E il suo volto, le strade di Dublino, i villaggi sul mare e quelli di campagna, era ormai irriconoscibile. Un tasso di sviluppo superiore di quasi il doppio della media dei paesi dell´Unione, mastodonti di vetro e cemento dappertutto, forte immigrazione straniera per fornire le braccia necessarie alla trasformazione. Anche nell´Ulster la crescita era stata notevole, dopo che quasi trent´anni di guerra civile � dal ´69 agli accordi di pace siglati il venerdì santo del ´98 � avevano fatto di Belfast una città morta: i cantieri navali inattivi, un esercito di disoccupati, serpentine di barriere di filo spinato a dividere i quartieri cattolici da quelli protestanti, ovunque rovine di pub, cinema e negozi dinamitati.
Il primo avvio della ripresa economica aveva quindi coinciso con la conclusione, dopo lunghe ed estenuanti trattative, della pace tra i contendenti nell´Ulster: i repubblicani e cattolici col loro braccio armato � l´Ira � da una parte, e gli unionisti e protestanti (decisi a restare sotto la sovranità britannica) dall´altra. Questo è un dato che non conviene trascurare, oggi che in Irlanda s´è ricominciato a uccidere. La crescita dell´economia, la fine della miseria nei ghetti cattolici di Belfast e nei villaggi agricoli della Repubblica (l´Irlanda del sud, come la chiamavamo un tempo), avevano favorito il negoziato di pace, e aperto un lungo periodo senza più omicidi da parte degli estremisti dell´una e dell´altra parte. Ma adesso la crescita è un ricordo. L´Irlanda è il paese con le finanze più debilitate, se non addirittura vicine alla bancarotta, dell´Unione europea. E le Sei Contee dell´Ulster non stanno tanto meglio.
Tuttavia, non è soltanto sullo sfondo della crisi economica che può essere spiegata la riapparizione del terrorismo irredentista nell´Ulster. Sempre, infatti, quando un´organizzazione politica clandestina e i suoi gruppi di fuoco sembrano aver lasciato il campo alle componenti più ragionevoli e moderate del movimento, un gruppo di irriducibili parla di "causa tradita", si separa, resta convinto della necessità di continuare la lotta armata. accaduto ovunque, l´Italia inclusa. Ed è comprensibile che accada in Irlanda, dove l´Ira (Irish Republican Army), la prima organizzazione a combattere gli inglesi già negli anni Dieci del Novecento, ha avuto nel tempo varie reincarnazioni. A cominciare dalla scissione del ´69, l´anno in cui nell´Irlanda del nord ebbero inizio i Troubles. Fu infatti allora che dall´Ira nacque la Provisional Ira, che avrebbe poi condotto l´ultima, grande campagna terroristica che fece 302 morti tra la polizia dell´Ulster, circa 220 nell´esercito inglese e altre centinaia tra le milizie protestanti.
Adesso si parla di due gruppi, la Vera Ira e la Continuity Ira, forti sì e no di duecento militanti in tutto. Nel 2005,quando la Provisional Ira � che già da sei anni s´asteneva dagli attentati � depose definitivamente le armi, gli irriducibili dovettero riuscire a tenere nascosti qualche mitra e un po´ di esplosivi. Poca roba, come ha detto ieri il capo della polizia dell´Ulster, ma "in mano a gente pronta a usarla" nei modi più micidiali. E, certo, con le caterve di morti che la cronaca ci mette regolarmente sotto gli occhi � il Darfur, la Somalia, il Congo, Gaza � a noi degli altri paesi europei tre morti nell´Irlanda del nord non fanno molta impressione. Ma per gli irlandesi e gli inglesi è diverso. Per loro, la memoria delle bombe di Belfast e Londra, dei funerali di soldati e poliziotti, delle veglie funebri nelle case dei cattolici ammazzati dalle bande di estremisti protestanti, è ancora viva, tale da far loro temere gli inizi d´una nuova spirale di violenza omicida.
L´epilessia irlandese non durò infatti una sola stagione, bensì tre decenni. Tutto cominciò il 12 agosto ´69. Prima s´era infiammata Londonderry, poi lo scontro violenza � le battaglie di strada, gli incendi dei quartieri cattolici, le prime rivoltellate � s´estese a Belfast, ad Armagh, a Enniskillen. Su tutte le Sei Contee si sparse il fumo d´una guerriglia d´origini lontane e complesse, ma nel nocciolo irredentista e confessionale. Cattolici discriminati, ai piedi della scala sociale, contro gli eredi dei coloni inglesi, protestanti e di condizione più prospera. Lo scontro fu feroce. Ogni notte saltava un pub, oggi uno cattolico e l´indomani uno protestante. Anche gli alberghi furono presto circondati di garitte e filo spinato, e vi s´entrava soltanto dopo essere stati perquisiti.
Londra inviò nell´Ulster 8.000 soldati, che poi divennero 14.000 e più tardi ancora 25.000. Ma gli omicidi settari, le battaglie tra i Provisionals e l´esercito inglese, si susseguivano senza pause. E si susseguivano i funerali. Funerali sempre uguali, sempre sotto la pioggia, e così poveri (anche quelli degli estremisti protestanti) che i fiori poggiati sulle bare erano immancabilmente di plastica, forniti dalle pompe funebri e quindi da riutilizzare al funerale successivo. Un´emorragia che sembrò a lungo inarrestabile, e che alla fine � alla vigilia degli accordi di pace, forse il solo, vero successo dei governi di Tony Blair � aveva mandato al camposanto 4.000 persone e negli ospedali 22.000 feriti.
Inutile dirlo, non siamo vicini ad un riaccendersi della guerra civile irlandese. In questi vent´anni di tregua quasi tutto è cambiato, nell´Ulster e nel resto dell´isola. Ma sconcerta, così come ci stupisce la residua vitalità dell´Eta in Spagna, la persistenza in Europa dei brandelli ideologici e confessionali, della furia nazionalista, che muovono queste bande di fanatici. Fantasmi del passato, certo, ma ancora pronti come un tempo a sparare per uccidere.