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 2009  marzo 11 Mercoledì calendario

IL PREMIER: I CAPIGRUPPI VOTINO PER TUTTI


Il capo del governo evoca la Francia: cambiare i regolamenti. E rilancia il dimezzamento dei parlamentari
ROMA – Il presidente della Camera Gianfranco Fini ha appena varato un sistema di voto elettronico che utilizza le impronte digitali dei deputati. Costato più o meno mezzo milione di euro. Ieri pomeriggio il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ne ha indirettamente messo in dubbio l’utilità: meglio che in Aula, a votare per tutti, sia il capogruppo; gli altri, i deputati, «che sono persone del fare e non funzionari di partito, che si sentono deprimere in Parlamento dopo 70 o 80 votazioni continuative », se non sono d’accordo «possono votare contro o astenersi ».
La proposta di Berlusconi farà forse contento qualche deputato assenteista, ma si accompagna ad un’altra novità, «e per voi è una cattiva notizia », aggiunge il Cavaliere, dicendo che a breve intende presentare una proposta di legge di iniziativa popolare per dimezzare il numero di senatori e deputati.
Sul sistema di voto invece cita un esempio tratto dalla Francia. Chiama sul palco del Capranichetta, dove si tiene un’assemblea di tutti i parlamentari del Pdl, il ministro degli Esteri, Franco Frattini, che la illustra così: «All’assemblea nazionale francese da 40 anni è possibile il voto per delega, quando ci sia una missione autorizzata dal governo o una malattia. Il deputato può delegare il suo Presidente per 8 giorni consecutivi». Aggiunge Berlusconi, suggerendo un’altra modifica ai regolamenti: «E la maggior parte delle votazioni dovrebbe tenersi nelle commissioni. In Aula dovrebbe andare solo il voto finale sul provvedimento». Secondo il premier entrambe le proposte sulle votazioni puntano a innovare dei regolamenti parlamentari «che non sono adeguati per un governo e una maggioranza che devono avere tempi certi sull’approvazione delle leggi. E’ normale che si riconosca il voto del partito nel voto del capogruppo». Ma la risposta del presidente della Camera arriva dopo pochi minuti ed è di netta chiusura: «La proposta era già stata avanzata ed era caduta nel vuoto. Accadrà anche stavolta». Detta così sembra che l’auspicio del Cavaliere sia giudicato poco più di una boutade, non come una cosa seria. Ma nello staff di Fini la chiusura viene spiegata non come mancanza di considerazione, bensì con ragioni strettamente giuridiche: si fa notare che ogni parlamentare, secondo Costituzione, viene eletto «senza vincolo di mandato». L’idea del premier è dunque innanzitutto irrealizzabile in punta di diritto. Considerazioni che si ritrovano anche nella durissima reazione del Pd: «Come un fiume carsico, ciclicamente riemergono le pulsioni autoritarie di Berlusconi. L’idea di sopprimere il Parlamento con una riformina regolamentare, delegando a pochi eletti la funzione legislativa, esprime in modo plateale l’assenza di cultura costituzionale dell’on. Berlusconi, il suo incontenibile fastidio per le regole della democrazia e la sua inossidabile visione proprietaria delle istituzioni, nonostante la strabordante maggioranza numerica di cui il Pdl gode in Parlamento », affermano in una nota congiunta i capigruppo parlamentari dei democratici Anna Finocchiaro e Antonello Soro.