Marco Accossato, la Stampa 11/03/2009, 11 marzo 2009
Troppi interrogativi aperti sul delitto di Torino. Troppe domande inquietano. Una su tutte, chiave: Antonio Olivieri, che l’altro ieri ha ucciso Lorenzo Bollati a coltellate e ferito la figlia Giorgia, 16 anni, mentre cercava di fuggire dopo esser stato portato al pronto soccorso del San Giovanni Bosco su ordine dei carabinieri, poteva essere fermato prima? Nessuno lo dichiara espressamente, ma Sanità e carabinieri si imputano reciprocamente l’accusa di aver «sottovalutato la situazione»
Troppi interrogativi aperti sul delitto di Torino. Troppe domande inquietano. Una su tutte, chiave: Antonio Olivieri, che l’altro ieri ha ucciso Lorenzo Bollati a coltellate e ferito la figlia Giorgia, 16 anni, mentre cercava di fuggire dopo esser stato portato al pronto soccorso del San Giovanni Bosco su ordine dei carabinieri, poteva essere fermato prima? Nessuno lo dichiara espressamente, ma Sanità e carabinieri si imputano reciprocamente l’accusa di aver «sottovalutato la situazione». Due leggerezze avrebbero permesso a Olivieri di trasformarsi in assassino. La prima: i militari della stazione Barriera di Milano ai quali il killer si era presentato un’ora prima dicendo di «sentire le voci, di avere un coltello, di essere perseguitato dalla ”ndrangheta e di essersi ferito ai polsi» hanno telefonato alla centrale del 118 chiedendo un’ambulanza di base perché «un ragazzo si è tagliato con un coltello». Nessun riferimento al suo delirio né alla mania di persecuzione manifestata un istante prima. Un tipo non pericoloso: «Gli fate una medicazione e se ne va», dice il maresciallo all’infermiere, dando di fatto l’idea di un caso per nulla d’emergenza. «Ci sono solo ambulanze con volontari», risponde l’infermiere. Il maresciallo: «L’importante è che lo portino in ospedale». L’ambulanza arriva, carica Olivieri e parte. Senza scorta né accompagnamento di una gazzella. Ad accusa di leggerezza risponde accusa di leggerezza. I due barellieri volontari del 118 - rivela il verbale dei militari sequestrato dalla procura - avrebbero, con giusto scrupolo, riferito immediatamente all’infermiera del triage al pronto soccorso del San Giovanni Bosco che il paziente, ferito lieve, dava però segni di squilibrio. Per questo i barellieri sono stati indirizzati a un medico: «Entrate, parlate direttamente col dottore». Ma il medico di turno, dopo aver verificato che Olivieri non era agitato, apparentemente non pericoloso, ha ritenuto che potesse aspettare. Aspettare tre quarti d’ora, finché, alle 14, è stato chiamato per essere visitato, ma a quel punto non era più lì: l’omicidio e il ferimento della ragazza erano già compiuti. Valuterà il pm Andrea Bascheri, in vista dell’udienza di convalida, mentre il medico legale Roberto Testi procederà all’autopsia su Lorenzo Bollati. Olivieri non era seguito da nessuno dei servizi psichiatrici di Torino, si era presentato soltanto una volta in ospedale, il 3 novembre scorso, al pronto soccorso del Martini. Ma quando un medico gli ha prospettato una visita psichiatrica ha chiesto di firmare e andarsene: «Sto meglio, andrò nei prossimi giorni dallo psichiatra dell’Asl». Cosa che non ha mai fatto. Sul referto, ritrovato dalle forze dell’ordine nel marsupio di cui l’uomo ha cercato di disfarsi l’altro ieri durante la fuga, si parla di «malesseri diffusi e svenimenti», forse causati da una «crisi depressiva». Ma anche di un passato difficile con l’alcol. La polizia giudiziaria ha prelevato la documentazione dell’ospedale San Giovanni Bosco. E mentre la Mobile sta raccogliendo testimonianze di residenti che hanno assistito all’aggressione in via Monte Rosa, sono in corso accertamenti anche da parte dell’assessorato regionale della Sanità. Si poteva evitare questa doppia tragedia? La domanda tormenta e spaventa. Secondo lo psichiatra Vincenzo Villari, primario all’ospedale Molinette, «esistono campanelli d’allarme per individuare una persona in preda a disturbi psichiatrici». Le allucinazioni sono uno di questi. I deliri un altro, come l’abuso di sostanze e i segni di violenza imminente. Oliveri diceva di sentire le voci, di essere perseguitato da extracomunitari e ”ndrangheta, e in caserma gli era stato sequestrato un coltello da 28 centimetri, 12 di lama. Fatti. Fatti da valutare con attenzione. E mentre l’indagine si apre, dal reparto di rianimazione dell’ospedale San Giovanni Bosco c’è un cauto ottimismo dei medici. Giorgia, sottoposta a un intervento lungo sei ore, si è risvegliata. Potrebbe essere dichiarata presto fuori pericolo. «Come sta papà? Lo voglio vedere», ha chiesto. Nessuno ha avuto la forza di mentirle.