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 2009  marzo 10 Martedì calendario

USA, LA FOLLE CORSA ALLE CASE DEI PIGNORATI


Aste al rialzo dentro l’aula, proteste degli sfrattati fuori. I due volti della crisi immobiliare non avrebbero potuto essere più vicini a Manhattan quando il centro congressi «Jacob Javitz» ha ospitato la vendita al miglior offerente di 375 di abitazioni pignorate a New York e dintorni. Organizzata con cura dalla società californiana «Real Estate Disposition» l’asta ha viso la partecipazione di 1400 persone - con quasi il doppio collegate via email - che hanno assistito all’esposizione dei singoli «lotti in vendita» ovvero appartamenti, ville e case di ogni dimensione i cui proprietari sono stati negli ultimi mesi sfrattati a causa dell’impossibilità di pagare le rate del mutuo.
Armati di calcolatrici digitali, blocchetti e penne i potenziali acquirenti per entrare nei locali dell’asta hanno dovuto attraversare i picchetti organizzati proprio dai pignorati, giunti a decine di fronte al centro congressi cantando slogan del tipo «Gli sfratti sono un crimine, la prossima casa potrebbe essere la tua» oppure «Ho fatto bancarotta, spero di salvare la mia casa». Fra i manifestanti c’era anche Sharon Black che ha accusato i partecipanti all’asta di essere degli «approfittatori della miseria altrui» ma cartelli, slogan e grida non hanno troppo intimidito i partecipanti, decisi a cogliere l’«opportunità di una vita» come recitavano i cartelli della ditta californiana, sottolineando che «per voi i mutui per i finanziamenti ci sono».
Numerose le transazioni concluse, senza troppe esitazioni e sborsando cifre non indifferenti. Tami Burgess ha pagato oltre 340 mila dollari per una casa nel quartiere degli Yonkers, a nord di Manhattan, svelando al momento dell’assegnazione che «ci avevo messo gli occhi da diversi mesi» ed aspettava solo l’occasione propizia per farsi avanti. Ed Bates invece ha pagato 115 mila dollari una casa nel sobborgo di Nyack, dicendosi «emozionato» per essere riuscito ad acquistare un appartamento abbandonato da altri, con il pensiero rivolto non tanto ai guai del prossimo quanto «al molto lavoro che dovrò adesso fare per portare a termine le necessarie ristrutturazioni».
All’uscita Bates è stato contestato dai pignorati, ma ha risposto senza battere ciglio: «Se qualcuno fosse stato dentro la casa sicuramente non l’avrei acquistata ma poiché era vuota non ho avuto remore, perché mai avrei dovuto tirarmi indietro?». E visto che i manifestanti gli gridavano contro «vergogna, vergogna» lui ha ribattuto: «Mi dispiace molto per i pignorati ma così vanno le cose del mondo». Per avere un’idea dell’andamento delle contrattazioni dentro l’aula del Jacob Javits Center basti pensare che uno dei gioielli immobiliari in vendita era una villa di sette camere da letto e cinque bagni a Roselle, in New Jersey, con un valore stimato di 565 mila dollari: l’asta è partita a 129 mila dollari e il vincitore l’ha portata via a 245 mila dollari.
A cose fatte Robert Friedman, organizzato dell’evento, si è detto soddisfatto: «L’economia attraversa una fase molto dura, non ci sono mai stati tanti pignoramenti negli ultimi 19 anni, abbiamo aste in più città negli Stati Uniti, a volte anche due al giorno nella stessa città e finalmente siamo riusciti a farne una anche a New York, dove finora non c’erano troppe case in queste condizioni». Insomma anche Manhattan sta diventato povera. Per i manifestanti l’azienda californiana è una sorte di pescecane che attraversa l’America spolpando ovunque può. Su uno dei cartelli era scritto a caratteri rossi: «Nell’ultimo anno hanno guadagnato oltre 3 miliardi di dollari mettendo all’asta le vittime, non i colpevoli, della crisi immobiliare».