Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  marzo 10 Martedì calendario

IL GIGOLO’ DI LADY BMW: «MI SCUSO CON TUTTE. MIA MOGLIE? HA CUORE»


Secondo gli amici, è «enormemente carismatico» con le donne. Secondo l’esercito svizzero e la banca d’investimenti per cui ha lavorato ha «grandi doti analitiche ». Ha però lasciato che il carisma prevalesse sull’analisi e ha cercato di fare innamorare e poi truffare la donna più ricca di Germania, Susanne Klatten, figlia del salvatore e rifondatore della Bmw, Herbert Quandt. Risultato: Helg Sgarbi è stato ieri condannato a sei anni di carcere dal tribunale di Monaco. Colpevole di frode e tentata estorsione, che ha ammesso. Il «gigolò della Svizzera» paga così la sua avventura della vita.
Nervoso, ieri cercava di controllare la spavalderia e il sorriso facile. Abito scuro a tre pezzi, camicia bianca troppo larga al collo, cravatta blu, Sgarbi, 46 anni, ha provato a mostrare la faccia buona, del padre di famiglia (ha una figlia di sei anni). «Mia moglie è una donna fantastica – ha detto ai giornalisti in italiano ”. Con un cuore davvero grande»: per fare capire di essere stato perdonato almeno da una donna. La sentenza, sei anni, «non è buona », ha sospirato: per fare un po’ la vittima. «Mi spiace enormemente per quello che è successo – ha poi aggiunto ”. E mi scuso con le signore che ne sono rimaste coinvolte»: per dare l’idea di essere pentito. Non sa quello che farà quando uscirà dal carcere: per suscitare una certa pietà. Non scriverà però un libro, ha per ora garantito: così nessuno dovrà temerlo. Ha assicurato che in carcere si sta male. E ha considerato con filosofia che «la vita è varia».
Giornata della pace: anche la sua vittima-accusatrice ha messo la faccia positiva in pubblico. «Era giusto andare per questa strada – ha commentato ieri Frau Klatten riferendosi alla decisione di denunciare l’ex amante e mettere la storia in piazza – Anche se non è stato facile. Ringrazio tutti». Il grazie è forse riferito a Sgarbi stesso: con l’ammissione dei reati ha evitato all’ereditiera della Bmw, e ad altre tre signore, l’imbarazzo di dovere ricostruire i fatti in tribunale.
Secondo il pubblico ministero, Sgarbi mise gli occhi sulla signora Klatten – 46 anni, un marito, tre figli – nel luglio 2007, al centro benessere Lanserhof di Innsbruck. Corte spietata a lei e a due altre donne, uomo che affascina con le parole ma anche «capace di ascoltare». L’erede Quandt respinge (le altre due ci cascano).
Ma un mese dopo, Sgarbi piomba in Costa Azzurra, dove la signora è in vacanza, riprende la corte e lei cede. Gli incontri riprendono in un motel di Monaco, in settembre: è qui che, con la collaborazione di un socio nella stanza accanto, Ernano Barretta, le relazioni amorose vengono filmate. Per scucire denaro alle sue vittime, il gigolò ha una storia sperimentata sulle due donne conosciute nella beauty farm di Innsbruck e su una signora di 83 anni. Dice di essere finito nei guai con la mafia americana, che ha bisogno di soldi. Dalle prime tre vittime si era fatto dare 2,4 milioni di euro. Dalla signora Klatten riesce a farsene regalare 7, in contanti. Visto che la cosa funziona, le chiede di lasciare il marito, di mettersi con lui e di aprire un conticino comune: 290 milioni di euro. La signora più ricca di Germania, ovviamente, lo molla e, a quel punto, parte il ricatto. Sgarbi le mostra i filmati e, per non farli vedere al marito, chiede 49 milioni, poi fa lo sconto a 14. La signora racconta tutto al marito e alla polizia. Nel gennaio 2008, il gigolò è in carcere. Ieri, al processo, il suo avvocato – il famoso Egon Geis, che in passato difese l’autore dei falsi diari di Hitler, Konrad Paul Kujau – ha ammesso che la ricostruzione del pubblico mini-stero, che aveva chiesto 9 anni di carcere, è «sostanzialmente corretta». Sgarbi ha confermato.
Il giudice, nel breve processo, ha stabilito che la pena giusta è di sei anni. Ha considerato positiva l’ammissione dei reati. Ma ha giudicato male il fatto che la confessione abbia «lasciati aperti» tre aspetti non da poco: dei 9,4 milioni incassati con i ricatti, ne sono stati recuperati solo 1,2 e Sgarbi non dice dove sia il resto; dei video girati di nascosto non si ha notizia; e niente si sa degli eventuali complici (Barretta è agli arresti domiciliari a Pescara in attesa di processo per truffa, il 24 marzo). Per queste ricche reticenze Sgarbi dovrà probabilmente scontare tutta la pena.