Ettore Livini, Affari&finanza 9/3/2009, 9 marzo 2009
I GIOVANI BERLUSCONI LUIGI CERCA LA SUA STRADA E INCONTRA MATTEO ARPE
Ha inventato da zero un partito dal predellino di una Mercedes, pacificando (a forza) un centro destra in preda alle fibrillazioni. E riuscito - ipse dixit - a fermare la marcia dell’esercito russo su Tbilisi, ha fatto la pace con il colonnello Gheddafi. Eppure l’unico angolo dei globo dove il fiuto e il talento diplomatico di Silvio Berlusconi faticano a riportare la tranquillità è, per uno scherzo del destino, casa sua. Dopo un paio d’anni di calma, in effetti, nel triangolo dinastico che unisce Arcore, Macherio e via Paleocapa, sede milanese della Fininvest, sono riprese le grandi manovre. Nessun dramma, per carità. La famiglia, tra matrimoni e nuovi nipotini, continua a posare trasversale e felice nelle foto ad uso dei magazine più "organici".
I giovani Berlusconi, però, figli del matrimonio del premier con Veronica Lario, crescono. E dopo aver conquistato - non senza qualche scaramuccia - la loro fetta finanziaria dell’impero di casa, si preparano a ritagliarsi un ruolo operativo anche al vertice delle aziende del gruppo. Barbara, 24 anni, ha messo gli occhi sulla Mondadori («studio per questo,mi piace e me l’ha chiesto mio padre»); Luigi, 20, ha già chiarito che dopo la laurea, «per una questione di responsabilità», vuole un ruolo in azienda; Eleonora, 22, per ora non ha espresso preferenze ma sta studiando economia a New York. Unico problema: da anni - dopo l’ingresso del capofamiglia in politica - le leve del comando di Fininvest, Mondadori e Mediaset sono saldamente in mano a Marina e Piersilvio, figli delle prime nozze del presidente del consiglio con Carla dall’Oglio.
Il problema, naturalmente, non è sbarcare il lunario. Da questo punto di vista il premier ha già pensato a tutti. Nel 2005 ha diviso la Fininvest - di cui i due primi figli erano da tempo azionisti - in parti uguali, girando alla Holding quattordicesima controllata dai tre fratelli minori il 21,4 1 % del Biscione. E i precari che volessero uscire dall’incertezza sposando un ricco (o una ricca) - come ha consigliato il Cavaliere - nel loro caso andrebbero sul sicuro: solo nel 2008, malgrado la crisi, la holding ha macinato 55 milioni di utile di cui quattro divisi tra i tre Berlusconi jr. come dividendo e il resto accantonato in cassaforte dove ci sono già 134 milioni di liquidità.
Il vero nodo è che la nuova generazione di Macherio, da qualche anno a questa parte, ha dimostrato grande indipendenza e autonomia intellettuale - condita da un pizzico di giovanile spregiudicatezza - nel disegnare il proprio futuro e gestire i propri investimenti. La prima "bomba" l’avevano sganciata nel 2004 Barbara ed Eleonora in un’intervista a Vanity Fair, raccontando che - fosse stato per loro - avrebbero venduto da tempo le tv di casa a Rupert Murdoch. Operazione, guarda un po’, stoppata anni prima da Marina e Piersilvio.
Ora, a soli 20 anni, anche Luigi ha iniziato a dimostrare nei fatti di voler camminare con le sue gambe. Fino a qualche mese fa aveva parlato solo di calcio e della sua (scontata) fede rossonera. Quindi, un passo alla volta - con tutte le difficoltà di un giovane bocconiano costretto a convivere con un cognome pesante e paparazzato agli happy hours tra i tavolini dei bar milanesi - è uscito dal guscio: prima raccontando qualcosa di più di se stesso, i suoi viaggi a Lourdes per accompagnare i malati e la sua fede. Poi cominciando a occuparsi di finanza e assumendosi la gestione dei "risparmi" suoi e delle sorelle, senza farsi troppo condizionare dausi, costumi e interessi geopolitici del business del babbo.
L’ultimo esempio - quello che ha fatto drizzare le antenne alla comunità finanziaria milanese - è stata la decisione di indirizzare un piccolo pezzo degli investimenti della Holding quattordicesima, cinque milioncini, in un fondo di private equity lanciato dalla Sator. Dal punto di vista di Luigi è stato un fatto quasi naturale, visto che negli ultimi tempi si è fatto le ossa con uno stage nell’ufficio milanese della banca fondata da Matteo Arpe, di cui, evidentemente, ha avuto l’opportunità di apprezzare sul campo competenza e affidabilità.
Visto da fuori, però, uno "strappo" deciso rispetto alle mosse diplomatico finanziarie non solo del padre, ma anche delle aziende di famiglia: Arpe - ex Mediobanca, Lehman e Capitalia - è uscito dalla banca romana (con una maxi buoriuscita di consolazione) dopo uno scontro al calor bianco con Cesare Geronzi le cui cicatrici non si sono mai rimarginate. E Geronzi, guarda caso, è da anni il banchiere di riferimento del Cavaliere: Fininvest è stata nel patto di sindacato della sua Capitalia («è l’unica banca del paese a non essere in mano alla sinistra», la spiegazione del premier) e grazie alla sua benedizione è entrata dalla porta principale nel patto di sindacato di quella Mediobanca di cui il 73enne superbanchiere di Marino è diventato presidente del Consiglio di sorveglianza. Il salotto buono grazie a cui il Biscione può monitorare da vicino i destini di Rcs (leggi Corriere della Sera), Telecom e Generali, partite importantissime economicamente e politicamente in cui fino a poco tempo fa era costretta a giocare solo di sponda.
In via Paleocapa, come ovvio, si getta acqua sul fuoco. I rapporti in famiglia, dicono, sono buoni, migliorati ancora con la nascita dei figli di Barbara. Quest’ultima è già entrata senza contraccolpi dinastici nel consiglio Fininvest. I cinque milioni in Sator? Sono solo una goccia nell’oceano delle ricchezze dei tre fratelli minori. Che, per dire, hanno investito molto di più, 3,7 milioni, per rilevare tramite l’immobiliare Bel un intero edificio in via Santa Margherita a Milano, a due passi dal Duomo. La stessa Veronica Lario, sottolineano, ha puntato tutto sul mattone: la sua Finanziaria il Poggio ha in portafoglio una casa di prestigio in via Pontaccio a Milano, una struttura a Segrate, appartamenti a Olbia, Bologna, Londra (Chelsea) e Manhattan. Non solo: Luigi ed Eleonora devono completare gli studi. Barbara, ormai prossima alla laurea (tesi su Amartya Seri), è in attesa di un secondo figlio e al di là delle sue aspirazioni su Mondadori («amo l’editoria e la comunicazione, le tv mi interessano meno» ha già detto pìù volte), regno della sorella Marina, ha interessi poliedrici: gestisce con una serie di rampolli milanesi Milanoyoung, un’associazione benefica, si interessa di etica negli affari e nell’economia e si è appena lanciata nel mondo dell’arte con la Cardi Black Box in società con Martina Mondadori e il giovane gallerista milanese Nicolò Cardi.
La storia di tanti drammatici e turbolenti passaggi generazionali, a maggior ragione in famiglie allargate come quella di Arcore, obbligherà però con ogni probabilità Silvio Beriusconi a giocare d’anticipo. Spartendo il meglio possibile come ha fatto per il capitale sociale oneri e onori tra i figli. Conscio che mentre Piersilvio pare in una botte di ferro, nessuno tra fratelli e sorelle sembra per il momento interessato alle tv, Marina, al timone di Mondadori e Fininvest, potrebbe aver qualche problema in più.
Qualche segnale è già stato dato. Luigi che non ha mai nascosto la sua passione per la finanza («uno stage a Londra in una banca d’affari mi ha aperto gli occhi sul futuro, le tv non mi interessano») è stato dirottato come consigliere d’arnministrazione su Mediolanum, la joint con Ennio Doris, forse per segnare un confine tra quel business e la Fininvest le cui redini sono saldamente in mano a Marina. L’ingresso in Mediobanca tra l’altro spalanca nuovi orizzonti per un suo futuro in questo mondo.
Il Cavaliere - che finora sul fronte delle eredità dinastiche ha sempre lavorato dietro le quinte smussando gli angoli e anticipando i problemi - conta anche sul fattore anagrafico. Certo c’è il rischio che le ambizioni di Barbara e quelle di Luigi, in futuro, possano entrare in rotta di collisione con le rendite di posizione dei fratelli maggiori. Ma tra le due famiglie, in fondo, ci sono vent’anni di differenza. Quando Marina avrà 60 anni, Barbara sarà ancora 42enne e avrà davanti tutto il tempo per dare il suo contributo all’impero editoriale di casa, magari dopo essersi fatta le ossa sul campo per qualche tempo. Lo stesso sarà per Eleonora, quando troverà la sua strada.
I prossimi mesi - con ogni probabilità - andranno via lisci. Luigi deve dare i suoi esami e non ha nessuna intenzione di entrare a piedi uniti in via Paleocapa e dintorni (non a caso non è entrato nemmeno in cda). Barbara però ha già preannunciato a mezzo stampa di volersi fermare a due figli. Toccherà a lei quindi fare da rompighiaccio nel ponte generazionale che dovrà unire i due rami di casa Berlusconi. In caso di intoppi, in fondo, non ci dovrebbero essere problemi. In cassa alla Fininvest c’è più di un miliardo di liquidità, merce che vale oro in questi tempi. Con quei soldi da parte non dovrebbe essere troppo difficile comprare le poltrone necessarie a far felice tutta la dinasiia.. ..