Francesco Moscatelli, La stampa 9/3/2009, 9 marzo 2009
SHAKESPEARE SCHOCK L’ENIGMA HA UN VOLTO
Oggi, quando cadrà il drappo rosso e tutto il mondo potrà guardarlo negli occhi, gli amanti di Shakespeare avranno una fitta al cuore: barba, baffetti curati, labbra sottili e uno sguardo evanescente. Una faccia come tante, leggermente pallida, senza tormento né ardore. Di dubbi amletici, poi, nemmeno l’ombra. Il Times ha pubblicato ieri una piccola foto che dovrebbe essere quella del ritratto e il mondo ha già potuto farsi un’idea.
Eppure, almeno a dar retta agli esperti, quello che verrà presentato nelle prossime ore in Inghilterra è l’unico quadro che ritrae con sicurezza il sommo poeta in vita. Il solo, dopo una lunga serie di tele false e riproduzioni inattendibili, che consegna ai posteri un’immagine del bardo elisabettiano.
La storia di questo quadro, però, è misteriosa almeno quanto quella di Shakespeare. Sulla vita del letterato inglese sono state fatte migliaia di ipotesi: c’è chi afferma che Shakespeare fosse lo pseudonimo del conte Edward De Vere, un nobiluomo della corte elisabettiana che non poteva dedicarsi pubblicamente al teatro, e chi sostiene che le sue opere siano state scritte da sette o otto autori diversi, chi dice che la lingua dei suoi testi sia troppo raffinata per appartenere ad un uomo di origini tutto sommato modeste (Lo Shakespeare passato alla storia nacque nel 1564 a Stratford-upon-Avon, un paese delle Midlands occidentali, da una famiglia di piccoli proprietari terrieri) e chi arriva ad ipotizzare che dietro il suo nome si nascondesse nientemeno che il filosofo Francis Bacon. Ma non è solo la sua identità ad appassionare. Un paio di anni fa l’ultima rivelazione: due pipe ritrovate nel suo cortile dimostrerebbero che il poeta scriveva sotto l’effetto della cannabis.
Sul quadro che verrà presentato oggi la nebbia, per quanto possibile, è ancora più fitta.
La tela, dipinta nel 1610, sei anni prima della morte ufficiale di Shakespeare, è stata custodita per tre secoli dalla famiglia Cobbe. Tutti, però, ritenevano che rappresentasse sir Walter Raleigh, un avventuriero contemporaneo al poeta. Solo nel 2006 un membro della famiglia, l’esperto d’arte Alec Cobbe, cominciò a nutrire i primi sospetti. E visitando la National Portrait Gallery, che nelle sue sale ospitava una lunga serie di presunte rappresentazioni di Shakespeare, si accorse della straordinaria somiglianza fra il quadro appeso nella residenza di famiglia, a Hatchlands, e uno dei più accreditati ritratti del poeta, attribuito all’autore fiammingo Cornelis Janssen e oggi di proprietà della «Folger Shakespeare Library» di Washington, il più grande archivio mondiale di cimeli shakespeariani.
La tela della famiglia Cobbe, però, sarebbe l’unico ritratto dal vivo del bardo. Janssen, infatti, attivo in Inghilterra intorno al 1620, avrebbe invece dipinto la sua tela sulla base delle indicazioni di alcuni amici del poeta e ispirandosi al monumento funebre della «Holy Trinity Church» di Stratford-upon-Avon, eretto poco dopo la morte di Shakespeare. La somiglianza dei due quadri, comunque, testimonierebbe la «shakespearianità» del dipinto conservato a Hatchlands.
A sostegno della tesi di Alec Cobbe, oltre a numerosi test scientifici, ci sarebbe anche il fatto che il primo proprietario del quadro, il terzo conte di Southampton, fu mecenate dello stesso Shakespeare. Inoltre anche il professor Stanley Wells, massimo esperto mondiale di Shakespeare e curatore della sua opera completa per la Oxford University, avrebbe dato la sua benedizione alla tela dei Cobbe.
Per gli scettici, però, non è ancora abbastanza. Attorno alla stessa immagine di Janssen non sono mai mancate le polemiche. Apparsa verso la metà del Settecento, fu pubblicata per la prima volta sulla copertina di un «Re Lear», nel 1770. Nel 1932, dopo due secoli di popolarità, il quadro venne acquistato dalla «Folger Library». Allora, però, il suo mito di «unico autentico ritratto di Shakespeare» si era già incrinato perché molti studiosi sostenevano che l’uomo ritratto fosse nientemeno che il conte Edward de Vere. Negli anni Sessanta, poi, prese piede un’altra versione: la tela «Janssen» avrebbe rappresentato sir Thomas Overbury, che era sì un poeta, ma che con Shakespeare aveva poco da spartire. Nel 1988 la cosa si fece ancor più complicata perché si scoprì che il quadro del pittore fiammingo era stato contraffatto in un’epoca successiva alla sua realizzazione: l’attaccatura dei capelli era stata alzata per far apparire il soggetto ritratto più anziano.
La somiglianza fra il quadro della famiglia Cobbe e il «Janssen», quindi, sarebbe tutto meno che una prova attendibile. Alec Cobbe, comunque, sostenuto dal professor Stanley Wells, ha tirato dritto per la sua strada. E oggi presenterà al mondo il suo Shakespeare. Gli storici della letteratura riprenderanno a litigare. I librai a vendere. E gli appassionati a leggere e recitare. Il vero enigma di Shakespeare, tanto, non è certo il suo volto.
Shakespeare è stato il massimo drammaturgo e poeta inglese. E’ nato a Stratford-upon-Avon nel 1564 ed è morto nella stessa località nel 1616. Incerte sono le notizie biografiche, ma è tradizione consolidata che appartenesse a una famiglia numerosa - il padre era un fabbricante di guanti -, che avesse frequentato la locale grammar school e sposato Anne Hathaway (con cui rimase per tutta la vita), la quale gli avrebbe dato tre figli. Attore e impresario oltre che poeta, perfetto conoscitore dei ritmi e delle esigenze della rappresentazione, sfruttò la libertà compositiva e la varietà dei toni che era caratteristica del teatro inglese, con assoluto disinteresse per norme o regole di stampo classico. Spaziò dalla ricostruzione storica alla fiaba, dalla commedia degli equivoci all’avventura romanzesca, dalla tragedia psicologica al dramma amoroso. Benché fosse già molto popolare in vita, divenne incredibilmente famoso dopo la sua morte. I suoi lavori sono stati esaltati e celebrati da numerosi e importanti personaggi dei secoli seguenti. Le sue opere sono state tradotte nelle maggiori lingue e inscenate in tutto il mondo. E’ lo scrittore più citato nella storia della letteratura e molte delle sue espressioni linguistiche sono entrate nella lingua quotidiana inglese. Il drammaturgo e poeta più celebre del mondo è morto il 23 aprile del 1616 d è stato seppellito nel coro della chiesa parrochiale di Stratford-upon-Avon «Holy Trinity».
Nella foto: l’attore britannico Laurence Olivier in una rappresentanzione di Amleto.