Salvador Dalì, La droga sono io, Castelvecchi 2007, 9 marzo 2009
SURREALISMI
Oggi ho ricevuto un giovane uomo piuttosto vecchio, venuto a supplicarmi di dargli alcuni consigli prima di intraprendere un viaggio in America. La faccenda m’interessa. Così mi vesto da Dalì e scendo per riceverlo. Il suo caso è il seguente: vuole partire per l’America e avere successo in qualunque cosa, ma comunque avere successo. La mediocrità della vita in America è al di là della sua portata. Gli domando: «Avete delle abitudini? Vi piace mangiare bene?». Mi risponde ingordamente: «Posso vivere mangiando qualunque cosa! Fagioli secchi e pane tutti i giorni e per anni!». «Questo è un male», gli dico perplesso e dandomi un’aria preoccupata. Lui si stupisce. Gli spiego: «Mangiare fagioli e pane tutti i giorni costa parecchio. Bisogna guadagnare i soldi lavorando incessantemente. Di contro, se vi abituate a vivere con caviale e champagne non vi costa niente».
Sorride come un idiota convinto che stia scherzando. «Non ho mai scherzato in vita mia!», urlo con tono autoritario. Di colpo m’ascolta, completamente succube.
«Caviale e champagne sono cose che vi offrono gratuitamente certe distinte signore, meravigliosamente profumate e circondate dai più bei mobili del mondo. Ma per qusto bisogna essere l’esatto contrario di quel che siete voi nel venire a trovare Dalì con le unghie listate a lutto, mente io vi ricevo in uniforme. Cominciate dall’analizzare la faccenda dei fagioli secchi. Sta lì il vostro problema. Avete anche l’aria avvizzita anzitempo di un fagiolino secco. Quanto al colore verde spinacio della vostra camicia, è il colore che indiscutibilmente caratterizza i vecchi precoci e i falliti».
(Salvador Dalì, La droga sono io, Castelvecchi 2007)