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 2009  marzo 07 Sabato calendario

dal nostro corrispondente ALESSANDRA FARKAS NEW YORK – Tenero, loquace, affettuoso. Ma anche rude e persino volgare, «intriso » di una satira mordace e scatologica

dal nostro corrispondente ALESSANDRA FARKAS NEW YORK – Tenero, loquace, affettuoso. Ma anche rude e persino volgare, «intriso » di una satira mordace e scatologica. completamente inedito il ritratto di Samuel Beckett ( nella foto) che emerge da The Letters of Samuel Beckett, il libro di 782 pagine appena pubblicato in America da Cambridge University Press e che riunisce le lettere scritte dal grande scrittore irlandese tra il 1929 e il 1940. La collezione – il primo di ben quattro volumi che raccolgono oltre quindicimila missive inedite di Beckett scoperte in vari archivi e collezioni private – è stata definita «straordinaria» dal New York Times, «perché rivela l’irrefrenabile passione epistolare del più taciturno e privato degli scrittori del ventesimo secolo ». Se i posteri lo conoscono come l’ermetico genio per cui «la parola è solo una macchia inutile sul silenzio e sul nulla », tra i venti e i trent’anni Beckett si dilettò a versare fiumi di inchiostro in migliaia di lettere spedite da Parigi, Dublino, Londra, Dresda e altre città. Città che visitò da solo ma anche in compagnia di amici come James Joyce, Nancy Cunard, Peggy Guggenheim e Jack Butler Yeats, il fratello pittore di William Butler Yeats. «Scrivere lo faceva sentire all’unisono col resto del mondo » spiegano Lois More Overbeck e Martha Dow Fehsenfeld, le due editor dell’antologia, secondo le quali Beckett rispondeva in maniera cortese e tempestiva praticamente a ogni lettera. E prima della firma, soleva concludere con un «tuo per sempre», «saluti vivissimi» o «Dio ti benedica ». Formalità a parte, le sue opinioni erano sempre irriverenti. «Dublino ti consuma l’impazienza, Londra la pazienza », scrive nel 1934, mentre nel 1937 nota come «T. Eliot è toilet all’incontrario». Le critiche letterarie sono pungenti. L’Origine delle specie di Darwin è definito «immondizia illeggibile», mentre alcune opere di Proust sono «scariche pretenziose e piagnucolose di una pancia afflitta da coliche». Lawrence è addirittura «uno che tenta di dar fuoco al bagnato, solo noioso ». La pubblicazione dei quattro volumi ha richiesto un lavoro da certosino. «Oltre a possedere la peggiore calligrafia tra gli scrittori del 20esimo secolo – spiegano le editor – Beckett scriveva in tre lingue: inglese, francese e tedesco, infarcendo la pagina di neologismi e giochi di parole ». L’aspetto forse più sorprendente delle epistole è che, quattro anni prima di morire, l’autore ne autorizzò la pubblicazione «ma solo di quelle pertinenti al mio lavoro ». Quasi del tutto censurate sono così le lettere che illustrano la sua love story con Peggy Guggenheim e l’incontro con la futura moglie, Suzanne Deschevaux-Dumesnil, dopo che lo scrittore fu accoltellato da un vagabondo per le strade di Parigi. Appena accennata è poi la crisi tra Joyce e Beckett quando quest’ultimo rifiutò le avance di Lucia Joyce, figlia dell’autore di Ulisse. «Joyce mi ha pagato 250 franchi per 15 ore di lavoro sulle sue bozze» scrive nel ’37,mentrepreparavalapubblicazione di Finnegans Wake. «Ma poi mi ha integrato il compenso con un vecchio soprabito e 5 cravatte. Io non ho rifiutato – precisa’ perché è più facile essere ferito che ferire». I problemi di salute di Beckett invece abbondano: «Palpitazioni cardiache, cisti purulente al collo, disturbi anali e umore nero». «Sono depresso come un cavolo infestato di lumache» scrive a un amico. Più tardi rivela di avere altre ambizioni, oltre alla scrittura. «Vorrei diventare un pilota d’aereo commerciale», dice. E in un’altra missiva scrive al regista russo Sergej Eisenstein «nella viva speranza di essere ammesso alla famosa Scuola di cinematografia di Mosca».