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 2009  marzo 12 Giovedì calendario

FABRIZIO PALADINI PER PANORAMA 12 MARZO 2009

Antonio Rossi I campioni? Sono quelli da 1.000 euro al mese. Ha vinto tre ori olimpici, è stato il portabandiera a Pechino, è famoso, bello e desiderato dalle donne («Fare sesso è un bello sport»). Eppure, si sente uno qualunque, pronto a chiedere scusa in famiglia per essere stato troppo assente. E fra un anno appenderà il kayak al chiodo.
«I miei miti? Nel 1984 vedevo Carl Lewis correre nel vento o leggevo di quel che aveva fatto Mark Spitz a Monaco nel 1972. Pensavo: chissà cosa si proverà a vincere un alloro olimpico. Poi, dopo la mia prima medaglia, mi sono un po’ scaduti e ho capito che il vero mito è la persona che conosci meglio, uno che ti sta vicino. Ecco, il mio mito è mio padre, così come potrebbe essere la persona che con 1.000 euro al mese mantiene una famiglia, uno che si fa in quattro per dare un futuro ai suoi figli».
Antonio Rossi è il bravo ragazzo che tutti vorrebbero come marito della propria figlia: bello ma non divo, forte ma non palestrato, intelligente ma non saccente, spiritoso ma non volgare, rigoroso ma non integralista. Il presidente del Coni Gianni Petrucci lo volle portabandiera nella difficile missione delle ultime Olimpiadi di Pechino 2008, ma lui era già il simbolo dell’Italia vincente quando, dopo due ori ad Atlanta ”96 nel kayak, uno sport sconosciuto ai più, catturò con il suo sorriso madri e figlie dalle Alpi alle Piramidi. Come è costume italiano divenne, nell’ordine, il più bello, il più sciupafemmine, il più sexy, il più sensuale. Per un cognome ordinario, una vita straordinaria di successi, vittorie ma anche errori che vuole raccontare.
Partiamo dagli errori, allora.
Non c’è niente di cui mi vergogno, però sbagli ne ho fatti parecchi. Il più grave è essere stato poco presente a casa. Se devo dire un rimpianto è il tempo che non ho passato in famiglia, mio padre è morto nel ”99 e avrei dovuto stare più con lui. Delle discoteche e follie giovanili non mi importa niente, ma ero latitante nei primi anni dei miei figli (ora hanno 7 e 8 anni). Compleanni a casa con loro ne avrò fatti uno o due. Mi dispiace di essermi perso qualcosa.
Più grave aver lasciato soli i figli o la moglie?
Se rispondo sinceramente Lucia (Micheli, moglie ed ex canoista, ndr) mi ammazza, perché i figli non leggono l’intervista ma lei sì. Comunque rischio: è più grave non essere stato con i bambini. Mia moglie poi è stata un’atleta, ha fatto anche lei le Olimpiadi a Barcellona e sa bene cosa vuol dire. Mi ha scelto che già facevo questo mestiere, loro no.
Quando c’è, con Angelica e Riccardo, che padre è?
Punto più sulla qualità che sulla quantità.
Puzza di alibi...
Sì, è vero. Essere presente è importante. Mi piace fare e ricevere le coccole. Racconto ai miei figli le favole, alcune le invento io: si parla di qualche personaggio immaginario del lago di Como, folletti o animali.
Che cosa tenta di insegnare ai suoi figli?
I valori che ho imparato facendo sport: il sacrificio, la lealtà, l’amicizia. Li vorrei sportivi.
Specialità?
Non m’importa cosa, una fa ginnastica artistica e nuoto, l’altro il calcio, milanista in crisi per Kakà che andrà via, pare. L’importante è che si divertano. E se snobberanno la canoa, amen.
Ha appena compiuto 40 anni, alle Olimpiadi di Londra nel 2012 ne avrà 44...
Mi sto allenando un passo alla volta. Questa estate ci saranno i Giochi del Mediterraneo, poi gli Europei e poi i Mondiali. Vorrei fare tutti e tre.
Londra?
La vedo lontana, molto lontana. Sinceramente penso che farò questa stagione e poi chiuderò.
L’anagrafe incide più sulla potenza o sulla resistenza?
Sulla potenza, sull’esplosività, sui tempi di recupero, se prendi un’influenza ci vuole più tempo a smaltire un antibiotico.
Qual è stato il periodo al massimo?
Tra i 27 e i 35. Avevo 23 anni quando ho vinto il primo bronzo a Barcellona.
Se mettiamo oggi in un filmato parallelo Antonio Rossi di Atlanta e quello di oggi, quanti metri prende da quello?
Sui 500 metri, in K1: allora andavo su 1’37’’, oggi 1’40’’. Tre secondi vuol dire che non entri in nessuna finale, saranno una dozzina di metri. Sui 1.000 metri facevo 3’32’’ e oggi 3’34’’, ancora mi difendo.
La soddisfazione maggiore?
Portare la bandiera alle Olimpiadi.
Se lo aspettava?
No, lo speravo più nel 2000 perché avevo vinto due medaglie ad Atlanta. Nel 2004 è andata al mio amico Yuri Chechi.
Cosa è scattato?
L’orgoglio di rappresentare la nazione.
Vale più di una medaglia?
Sì, perché per portare una bandiera devi aver vinto una medaglia. E quindi è il riconoscimento a tutto. Io sono stato il primo canoista, il primo delle Fiamme gialle con l’orgoglio di rappresentare l’Italia. stata un’Olimpiade difficile, si parlava di Tibet, diritti umani, inquinamento.
Lei era uno di quelli più sensibili ai temi sociali in Cina.
Ho sempre detto che era giusto parlarne prima e dopo. Durante era un po’ complicato, il regolamento è ferreo e gli atleti devono fare gli atleti. Fa un po’ tristezza pensare che certi politici che prima volevano che facessimo sfracelli adesso quando viene il Dalai Lama nemmeno lo accolgono ufficialmente perché se no la Cina s’arrabbia.
Se guarda la fotografia di Città del Messico ”68, quando John Carlos e Tommie Smith alzarono il pugno col guanto nero, la affascina o la infastidisce?
Fastidio assolutamente no, erano altri tempi, penso che ogni tanto sia giusto dare un segnale. In quel caso è stato importante, anche se loro hanno avuto un sacco di guai, gli hanno tolto le medaglie, erano neri... Però non si possono mandare avanti gli atleti.
Sognava la canoa da bambino o ci si è ritrovato per caso?
Per caso, però la prima volta che sono salito in canoa, mi è venuto da dire: è il mio sport. di costruzione più che di talento naturale. Quindi, se non ti alleni, non vai da nessuna parte. Contano la mole di lavoro e la concentrazione.
Com’era a 20 anni?
A 20 anni ero serio, a 17 fessacchiotto.
Come è stato il passaggio?
La passione per la canoa, il salto di categoria, due allenamenti al giorno. Non si potevano sprecare energie altrove. O continuavo a fare il cretino o puntavo sulla canoa, non c’erano vie di mezzo. Nel 1988 poi sono entrato in Finanza ed essere un pubblico ufficiale ti toglie dalla testa certi comportamenti.
Perché nella Guardia di finanza?
Ero una schiappa sulla canoa e vedevo che i ragazzi delle Fiamme gialle erano i più forti d’Italia, quindi ho lottato per far parte di quella squadra. E allora si è visto che tanto schiappa non ero.
Rispetto ai 20 anni come è cambiato?
Sono molto diverso: ho due figli e una moglie.
Però se l’è goduta?
Dipende. Se devo pensare ai risultati che ho ottenuto, alle amicizie che mi sono costruito, alle soddisfazioni, sicuramente me la sono goduta. Se devo pensare alle sciate che ho perso, ad alcuni amici di Lecco che non ho più visto, ho fatto qualche rinuncia.
Femmine? Ne ha perse?
Noooo! Dicono che ogni lasciata è persa, ma che per una che lasci sette ne trovi. Ma io non ho mai pensato alla quantità. Sono diventato un sex symbol dopo Atlanta. Prima non mi si filava nessuno.
Però si «cuccava» lo stesso?
Beh, sì, non ci si faceva mancare niente. Nessun rimpianto.
Piaceri: a cosa non riesce a dire no?
A qualche dolce. Il cibo mi piace però devo stare attento. Bevo il vino rosso e le birre, ma anche lì non si eccede, danno troppe calorie.
Eccessi mai?
Beh, dopo qualche mondiale od olimpiade c’è la possibilità che si esageri, ma dura poco. Lo sport ti insegna il rispetto delle regole.
Vale anche per le donne?
 un piacere di cui non si può fare a meno, è un bello sport. il piacere più bello.
Corteggia o va subito al sodo?
No, il bello è corteggiare o essere corteggiati, più che consumare.
Come se la cava con le lingue?
L’inglese è scolastico.
Ma sa agganciare una ragazza in inglese?
Oh sì. Ma se è per questo anche in spagnolo e in russo. Poi ho dei cugini tedeschi e, insomma, ci si fa intendere nel mondo.
Chi è la donna che avrebbe voluto e non c’è stata?
Non ho nessun conto in sospeso. Quello che volevo davvero l’ho avuto. Quello che non ho avuto è perché non lo volevo abbastanza.
Una canna?
Mai, nemmeno per sbaglio. Oddio, una volta sono andato a un concerto di Vasco Rossi e tutti intorno fumavano, ma è una cosa che non mi ha mai interessato.
Le piace Vasco?
Quando ero più spericolato, mi piaceva di più. Ora il mio preferito è Jovanotti. Sono cresciuto coi Queen, ora ascolto Anastacia, Beyoncé, Jamiroquai, Shakira.
Libri?
L’ultimo che ho letto è la biografia di Alberto Tomba, siamo molto amici, lo conosco bene.
C’erano molte inesattezze?
No. Omissioni, forse.
Ultimamente molti atleti vanno in tv per trovare una popolarità che il proprio sport nega.
Ognuno fa quello che vuole. Il primo è stato Aldo Montano. Alla fine parli di Montano ma anche della scherma e questo va bene.
Margherita Granbassi che fa «Annozero» va bene?
Va bene perché a lei piace, anche se la pensa in modo opposto a Michele Santoro. Margherita ha sempre fatto una bellissima figura.
E Federica Pellegrini?
 più giovane e quindi si rivolge a un pubblico di ragazzi, è giusto che usi il loro linguaggio, sia meno mediata. Non mi permetto di fare commenti.
Ci sono comportamenti di atleti che le sembrano da censurare?
Se Gianmarco Pozzecco si tinge i capelli di viola, non ci trovo niente di male. Non mi sono piaciute le accuse di Andrea Baldini ad Andrea Cassarà sulla vicenda doping nella scherma.
E i calciatori?
Sono un altro pianeta, neanche li prendo in considerazione quando parlo di sport. Fanno gesti orribili, lo sputo, il fallo di reazione, la simulazione davanti a milioni di persone. Ho conosciuto anche calciatori in gamba: Paolo Maldini, Roberto Donadoni, Andrea Pirlo...
L’etica è importante per cambiare il mondo?
Cominciamo a cambiare l’Italia. Il ritorno dell’educazione civica a scuola è importante.
Le piace la politica?
Mi piace seguirla ma sono perplesso per com’è oggi.
Chi le piace?
Come lombardo e lecchese direi Roberto Formigoni. Poi Roberto Castelli e Antonio Rusconi del Pd.
Quando vota è perplesso?
No, perché voto a Lecco e voto la persona. Ho dei parenti leghisti a Cremona. Ho votato Lega, una volta per il sindaco di Lecco perché è una persona che mi piace.
Quando ha fatto il reality sul circo si è mai sentito ridicolo?
Ridicolo mi sono sentito spesso, ma è stata una esperienza che mi è piaciuta e che rifarei.
Lì si parlò di un flirt al «Grande fratello» con Marina La Rosa. Era vero?
Non è successo nulla di speciale. C’è stata una bella amicizia e ci sentiamo ancora.
All’«Isola dei famosi» andrebbe?
Ma no, troppo tempo lontano da casa, non si mangia mai.
Ma stare sotto i riflettori le piace?
Dopo un po’ non ci fai più caso.
Lo ha fatto per soldi o per vanità?
Non per vanità, i soldi non mi hanno cambiato la vita. Ascolti pessimi, esperienza ottima.