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 2009  marzo 12 Giovedì calendario

Isabella Gherardi e Giovanni Sartori sono una coppia nuova. Lei artista, pittrice e fotografa molto apprezzata fuori e dentro Italia, autrice di eterei, fantasmagorici nudi di donna, tutti occhi grandi e pubi scurissimi; lui, politologo tra i più letti e studiati al mondo, arcigno censore dei mali delle istituzioni patrie, editorialista rispettato e temuto, professore a Firenze, la sua città, poi a Stanford, Yale, Harvard, alla Columbia University di New York, nove lauree honoris causa… Sartori: «Dica pure quanti anni ho, così siamo a posto…»

Isabella Gherardi e Giovanni Sartori sono una coppia nuova. Lei artista, pittrice e fotografa molto apprezzata fuori e dentro Italia, autrice di eterei, fantasmagorici nudi di donna, tutti occhi grandi e pubi scurissimi; lui, politologo tra i più letti e studiati al mondo, arcigno censore dei mali delle istituzioni patrie, editorialista rispettato e temuto, professore a Firenze, la sua città, poi a Stanford, Yale, Harvard, alla Columbia University di New York, nove lauree honoris causa… Sartori: «Dica pure quanti anni ho, così siamo a posto…». Ma forse non è elegante. S.: «Tanto è su tutte le mie biografie». Ottantacinque anni. S.: «Esagerato : non ancora». Professore, ma com’è andata? S.: «Ah, non guardi me. E si ricordi: io sulla mia vita privata racconto solo bugie». E va bene. Isabella, com’è andata? Gherardi: «La prima volta che ci siamo visti, tre anni fa...». S.: «Ma secondo me erano trenta», levandosi e mettendosi in continuazione gli occhiali. Allora è vero, che racconta bugie! Isabella Gherardi butta indietro la testa, ride: «Diciamo qualche anno fa… stato alla presentazione di un libro. Io ero molto curiosa di incontrarlo, sentivo tutte le signore che cinguettavano: ”Come è fascinoso il professore, come è fascinoso il professore…Però tutto finì lì». Perché anche Sartori, come molti uomini di età importante, esercitano un fascino tutto particolare sulle donne assai più giovani di loro. Lei come se lo spiega? G.: «Io posso dirle che lui mi ha affascinato con la sua intelligenza, la sua carica vitale, il suo modo rigoroso di pensare, la capacità di attrarti e di tenerti legata a sé con la parola e il ragionamento. Senza contare le sue fulminati battute». S.: «Concordo, he he…». Dicono che gli intellettuali siano tutti vanitosi. Lei si considera vanitoso, professor Sartori? S.: «Io? Molto. A Carnevale mi travesto sempre da tacchino e faccio la ruota». G.: «Come dice il critico d’arte Achille Bonito Oliva: ”La vanità è il pret à porter del narcisismo”». S.: «…però credo che l’arma seduttoria per eccellenza, per un uomo, sia la persistenza». Prendere la donna per sfinimento. G.: «Non sono d’accordo. Io non cederei mai a una persona che mi corteggia in maniera ossessiva». E infatti nel vostro caso è avvenuto il contrario, mi sembra.L’iniziativa è partita da Isabella. S.: «Ma io non ho detto di me stesso di essere persistente e insistente con le donne. Però ho molti amici che sono così. E poi il fatto è che molte donne soffrono di tempo vuoto. Lo spasimante lo riempie». E allora come fa a riscuotere tanto successo con le donne? S.: «Tanto mica tanto. La mia forza resta che non mi preoccupo della mia età». Sono curioso di sapere cos’ha trovato il professor Sartori nell’architetto-pittrice-fotografa Isabella Gherardi, che gli ha stravolto la vita. S.: «La prima cosa è che Isabella ha la sua vita e il suo lavoro (oltre ad essere una gran bella donna). Io sono terrorizzato dalle donne che dopo aver prodotto e allevato i loro figli non sanno più cosa fare. Aggiungo che Isabella legge moltissimo.Che lei sapesse chi era Samuel Johnson poteva anche capitare; in fondo Johnson è stato una delle personalità di maggiore spicco del Settecento inglese. Ma che avesse letto la sua biografia scritta da James Boswell, mi ha lasciato di stucco. Un giorno, poi, a tavola, le ho detto che io ero ”apoto” e Isabella non ha fatto la faccia inebetita che fa lei in questo momento». Confesso che mi sento preso in castagna. S.: «Viene dal greco antico. Significa ”colui che non beve”.Fu un conio di Papini e Prezzolini». Capito. Tutto questo, però, è capitato quando? Poi che è successo? G.: «L’anno scorso, a maggio, ho proposto al Corriere della Sera, edizione di Firenze, per il quale curo una rubrica, di fotografare il professor Sartori insieme ad altri uomini che secondo me incarnano una certa idea di eleganza. E quando mi sono trovata faccia a faccia con lui, sa cosa mi ha detto ? ”Signorina, qui a Firenze non ho molto mercato. A New York, invece …”. E mi ha piantata lì». S.: «Non è che proprio non avessi mercato, a Firenze. Solo che a New York, con l’appartamento situato al ventisettesimo piano e una vista quasi a trecentosessanta gradi, con affaccio sul Central Park, il ”mercato” era più ampio». G.: «Poi a Settembre l’ho incontrato di nuovo a New York, dove mi ero recata per fare delle interviste fra cui la sua. Volevo scrivere un articolo su alcuni personaggi e gli oggetti per loro più importanti. Così scoprii che Sartori aveva un tavolo straordinario al quale è molto legato.E per fotografarlo andai nella sua casa di New York». Un tavolo? S.: «Il mio tavolo da lavoro preferito, un pezzo del Settecento, molto stretto e lungo circa tre metri». Galeotto fu il tavolo, quindi. G.: «Eh sì, forse è stato tutto merito di quel tavolo. Comunque ci siamo messi insieme alla fine dell’ autunno». Giovanni Sartori e Isabella Gherardi (foto di Adolfo Franzò per «A») Giovanni Sartori e Isabella Gherardi (foto di Adolfo Franzò per «A») Ma come vivono insieme un politologo di fama mondiale e un’artista fuori dagli schemi? Cosa imparate l’uno dall’altra? S.: «Lei mi mette a soqquadro la giornata, mi sposta tutto. Però fa dei quadri che mi incantano e allietano la casa. Questo qui», indica un enorme acquerello di Isabella che sembra un autoritratto, con gli occhi grandissimi, la bocca socchiusa, «è quello che mi piace più di tutti». G.: «Noi siamo anche caratterialmente diversi. Lui è posato, metodico, razionale. Io sono uno spirito inquieto, impulsivo, mi piace improvvisare. E questa diversità ci compensa e ci arricchisce». Veniamo ai giovani-vecchi in politica, professore. S.: «Non se ne salva uno. Evitiamo di fare nomi, ma oggi, a destra come a sinistra non vedo proprio nessuna personalità di spessore, non uno statista in pectore. Niente». Nemmeno nella storia passata c’è stato qualcuno che ha saputo fare qualcosa di buono? Mentre il professore ci pensa, Isabella butta là: «Forse Craxi, i primi tempi». S.: «Craxi era personalmente arrogante e antipatico, ma ebbe il merito di emancipare il partito socialista dalla sudditanza al Pci. Solo che dopo è rimasto invischiato nei meccanismi dei soldi e del potere». Pensa anche lei che in Italia ci sia una dittatura strisciante? S.: «Storicamente la dittatura ha sempre comportato la trasformazione dell’assetto istituzionale, come successe con Mussolini e Hitler. Berlusconi, invece, non ha bisogno di cambiare la Carta costituzionale, la sua strategia è quella di occupare tutti i posti di comando. No, il suo sistema di potere lo definirei piuttosto una sorta di sultanato, con tanto di harem e di corte. Come spiego nell’ultima raccolta per Laterza, dei miei editoriali sul Corriere, che si intitola appunto Il Sultanato” di prossima pubblicazione a marzo». E io che speravo di chiudere l’intervista con un messaggio positivo, professore. Come facciamo? S.: «Facciamo concludere a Isabella». Allora parliamo di arte. possibile che la crisi in cui ci stiamo dibattendo, alla fine aiuterà a riscoprire l’arte in sé e non come business legato alle quotazioni di mercato? G.: «Io credo di sì. E credo anche che stiano per finire certi stereotipi di una certa accademia, legati a presunte correnti artistiche di sinistra o di destra. Credo, insomma, che de-ideologizzata e de-mercantizzata, l’arte tornerà forse ad essere la pura espressione del sentimento e dell’idea». Avete progetti per il futuro? S.: «Vuol sapere se c’è aria di matrimonio? Ci penseremo nei prossimi decenni». Mario Prignano