Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  marzo 04 Mercoledì calendario

MILLE EURO L’ANNO IL COSTO A TESTA DELLE CORRUZIONE


Loro corrompono, noi paghiamo. La corruzione in Italia diventa, riversata sui cittadini, una tassa vera e propria: più o meno 1.000 euro l’anno a testa, inclusi i neonati. il pe­so economico di questa piaga che in Italia arriva a costare tra i 50 e 60 mi­liardi di euro l’anno. Il dato emerge dal primo rapporto inviato al Parlamento dal Servizio anticorruzione e traspa­renza (SAeT), istituito lo scorso otto­bre presso il dipartimento della Fun­zione pubblica, dopo la soppressione dell’Alto Commissario per il contrasto alla corruzione.
«L’impatto economico della cor­ruzione è molto alto, – si legge nel­l’indagine – è una tassa immorale ed occulta pagata con i soldi pre­levati dalle tasche dei cittadini, che erode e frena lo sviluppo econo­mico ». Ma le conseguenze non so­no solo di carattere economico: «La corruzione – si legge oltre – ha un impatto ancora maggiore sul piano dell’immagine, della mora­le, della fiducia; un costo non mo­netizzabile che rischia di ostaco­lare gli investimenti esteri in Ita­lia, di uccidere la fiducia nelle isti­tuzioni e rubare la speranza nel fu­turo alle generazioni di giovani, cittadini ed imprese». Negli anni 2004-2008, quelli presi in considerazioni dal rapporto, la «corruzione scoperta» (misurata dalle de­nunce di reati contro la pubblica amministrazione) presenta una stabilità di fondo: circa 3.000 reati l’an­no, con un picco oltre i 5.000 solo nel 2006 e una leg­gera flessione nell’ultimo biennio. La tipologia di denuncia di reato più consistente (32 per cento del totale) riguarda la truffa aggravata per il con­seguimento di erogazioni pubbliche. «Si tratta – sotto­linea il Servizio anticorruzione – di una categoria di rea­to ascrivibile ai reati contro il patrimonio della pubbli­ca amministrazione, e questo dato fotografa molto pro­babilmente la crescente attenzione della criminalità organizzata volta a trarre un vantaggio illecito dai fi­nanziamenti pubblici». Se a questa tipologia si ag­giungono i reati per danno all’integrità economica del­la pubblica amministrazione compiuto da privati si ar­riva a contabilizzare il 47 per cento del totale dei reati. I reati contro la pubblica amministrazione sono defi­niti un ’settore criminale’ che non ha subito partico­lari trasformazioni sotto il profilo quantitativo: questo spiega la relativa stabilità della dimensione comples­siva di quella che potrebbe essere definita come ’cor­ruzione scoperta’. Tra le prime 5 regioni per numero di denunce di reati collegati ai fenomeni corruttivi compaiono ben 4 re­gioni del Sud Italia: la Sicilia (13,0 per cento del totale delle denunce), la Campania (11,46%) e la Puglia (9,44%) e la Calabria (8,19%). L’unica regione del Nord è la Lombardia (9,39% del totale delle denunce). Tra le 5 regioni con il minor numero di denunce la Valle d’Aosta (0,5% del totale delle denunce), la Liguria (2,06%), Il Friuli Venezia Giulia (2,08%) ed il Trentino Alto Adige (2,13%). L’unica regione del Sud è il Molise (1,23% del totale delle de­nunce). Il Lazio sede delle ammi­nistrazioni centrali si colloca in u­na posizione intermedia (settimo, al 6,67%).
Nel documento sono individute anche strategie per contrastare il fenomeno. «Tra gli elementi per combattere la corruzione – scrive – ce ne sono tre più importanti di altri: volontà politica, pressione dell’opinione pubbli­ca e strumenti tecnici per analizzare, valutare e tratta­re il rischio di corruzione». «Il SAeT – conclude il rap­porto – se potrà disporre di adeguate risorse, si candi­da a gestire la parte tecnica ed individuare, anche in col­laborazione con altri soggetti, gli strumenti per risve­gliare la pressione e la passione dell’opinione pubbli­ca italiana (quella internazionale è già molto forte). Si renderà necessario non solo individuare le risorse per promuovere la lotta alla corruzione, ma anche una ri­flessione profonda ad ampio raggio. La corruzione pas­sa anche attraverso una rivisitazione del sistema di fi­nanziamento dei partiti, la riaffermazione dei princi­pi dell’integrità e dell’etica pubblica».