Wall Street Journal, 4 marzo 2009, 4 marzo 2009
Cai Mingchao in Cina è diventato un idolo. lui quello che aveva offerto 40 milioni di dollari per due bronzi imperiali cinesi a un’asta di Christie’s per poi spiegare che non aveva nessuna intenzione di pagare perché essendo cinesi le due sculture dovevano tornare in Cina gratis
Cai Mingchao in Cina è diventato un idolo. lui quello che aveva offerto 40 milioni di dollari per due bronzi imperiali cinesi a un’asta di Christie’s per poi spiegare che non aveva nessuna intenzione di pagare perché essendo cinesi le due sculture dovevano tornare in Cina gratis. I giornali lo hanno esaltato, la foto di Cai era dovunque, lo chiamano patriota adesso. Ma la sua vita sarà molto dura d’ora in avanti. Quarantaquattro anni, capelli a spazzola, corpo mingherlino, Cai ha la sua casa d’aste personale. All’estero è conosciuto perché è uno dei maggiori operatori cinesi che agisce per altri ”patrioti”: raccoglie soldi e compra antiche opere cinesi per riportarle in patria. Il suo maggiore affare è stato l’acquisto di un Buddha della dinastia Ming per 15 milioni. Dopo l’offerta fasulla, a Cai è stata proibita a vita la partecipazione a qualsiasi asta di arte che non sia in Cina.