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 2009  marzo 04 Mercoledì calendario

NUTI E LO SCURO


Ripensarlo sfrontato ma allo stesso tempo chiuso nel silenzio di chi sta per colpire la palla, rivederlo con la stecca in mano, la sua adorata stecca intorno al tavolo da biliardo, è forse il ricordo più veloce di chi ha voluto un po’ di bene in vita sua a Francesco Nuti. Mentre la sua prima biografia sta per uscire, Francesco è ancora nella casa di Narnali, il piccolo paesino della provincia di Prato dove si trasferì a sei anni perché il padre barbiere rilevò un’attività.

L’ultima volta che ha fatto parlare di sé è stato quando, dimesso dopo mesi di coma dall’ospedale romano dove era ricoverato, ha fatto appunto ritorno nella sua Toscana, la terra che non ha mai tradito sebbene la professione e il genio lo abbiano portato a girovagare per il mondo intero.

Oggi grazie ad una piccola casa editrice di Empoli, la Ibiskos di Antonietta Risolo, e alla tenacia di Matteo Norcini, la sconfinata vita di Francesco è stata raccolta in volume: 260 pagine su carta patinata, rigorosamente a colori, che tengono dentro le testimonianze di tutti coloro che in trent’anni di cinema, teatro e canzone lo hanno conosciuto, amato, odiato e amato di nuovo… ”La vera storia di un grande talento” si chiama il volume in uscita (prenotabile alla Ibiskos allo 0571/99.41.44; euro 18) e quell’aggettivo, ”vera”, non è usato a casaccio.

Di Francesco Nuti è sempre e solo interessato il dramma umano, il cavillo buono per un titolo da rotocalco di gossip, e siccome si sa come vanno certe cose, alla fine l’eccesso della vita ha prevaricato l’eccesso del lavoro, ne ha annebbiato i contorni, non lasciando più vedere che quel che c’era sotto la luce dei riflettori, ossia un eterno ragazzo ormai uomo, dai Giancattivi con Alessandro Benvenuti e Athina Cenci fino al successo del capolavoro di ”Donne con le gonne”, tutta la letteratura del teatro dell’assurdo riversata con fatica e spasmodica voracità su celluloide. Nuti è stato tra la fine degli anni Settanta fino a buona parte degli anni Novanta, il maestro dell’incomunicabilità, della psicanalisi, del malato.

E sempre col sorriso sulle labbra, un sorriso dolce ma anche amaro fatto di eccesso di realismo talvolta, un ricamo sul paradosso, un guardarsi allo specchio e provare a tirare avanti… Tanto paradossale che in una scena d’incipit di ”Donne con le gonne”, quando nonno Tullio, missino, viene sepolto al cimitero, la vedova inconsolata mette in scena una vera e propria tragedia gettandosi più volte sulla bara: i becchini col compito di calare la cassa da morto nella fossa, alla fine, stanchi, chiudono: ”Ma vaffanculo te e Tullio”.

Geniale e dissacratore. Certa destra accattona d’idee ha sempre ritenuto che in quel film ci fossero rimandi politici sotterranei, e alla fine pure Nuti è piaciuto ai postmissini e aennini di complemento. Peccato che Francesco sia uno di solida base sinistra, uno che ammirava il Pci di Berlinguer insomma, ma che quando la sinistra divideva la torta veniva puntualmente ignorato. Persino nei tempi dell’uno a me, uno a te e uno per il Vajont, Francesco Nuti non prese una briciola.

Un film ogni due, tre anni. La cura maniacale dei dettagli. Come Carmelo Bene, più di Carmelo Bene, Francesco Nuti ha messo sulla pellicola la brutalità della favola collodiana. In ”OcchioPinocchio” si vede la rilettura beniana del testo di Carlo Lorenzini: un falegname che non solo non ha un figlio ma che ha pure la presunzione di volerselo fare su misura e imperituro, di legno. Un film girato tra la Toscana e gli States, spese folli per le riprese, Cecchi Gori furibondo, un budget sforato, una bottiglia scolata, l’ispirazione latitante… La critica criticava, gli incassi non giustificavano le spese, i fan che resistevano in pochi, e quei titoli di film così incasinati (’Caruso Paskoski di padre polacco”, ”Il signor Quindicipalle” tanto per citare i più famosi) che erano un mondo di vertigine. Poi il buio.

Subentrò la depressione, l’alcolismo, le sparate che le agenzie di stampa riportarono pronte: ”Se qualcuno non mi fa lavorare io mi ammazzo”. Tutte le donne dei suoi film, Ornella Muti e il giallo (risolto) sul loro presunto amore. Poi Nuti talent scout di gente come Leonardo Pieraccioni, che a Francesco è molto legato… Franz Ozpetek che gli fece da aiuto regista, le mille idee naufragate per film mai girati, copioni iniziati e mai finiti. Poi il caso che l’ha sempre colpito scorrettamente sotto la cintura nel round match della vita (come quando è caduto in casa, entrando in coma). E lui che si è sempre rialzato, ammaccato quanto si vuole, per andare avanti… Con il sopracciglio destro un po’ più arcuato e un sorrisetto triste a studiare il colpo giusto. per la sua ennesima partita di biliardo.