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 2009  marzo 04 Mercoledì calendario

E IL POLITOLOGO S’INNAMORA A 85 ANNI

BIANCA SABATINI

E adesso come la mettiamo con Nicholas De Chamfort? «In politica - diceva lo scrittore francese qualcosa come duecento anni fa - i saggi non fanno conquiste; la stessa massima vale in amore». Ora che il più saggio fra i nostri politologi, il professor Giovanni Sartori, fa outing con il settimane «A» e si confessa innamorato (a 85 anni!) di Isabella Gherardi, artista e fotografa molto ma molto più giovane di lui, ci vorrebbe qualcuno che rimettesse ordine nelle categorie della politica, dell’amore e della saggezza. Oltre che nella vita del professore.
Inutile chiedere consigli al diretto interessato, che da bravo innamorato si limita a raccontare cinguettando come sono andate le cose. E dunque: primo incontro, casuale, tre anni fa («Ma secondo me erano trenta...»), poi lo scorso maggio lei chiede di poterlo rivedere. La scusa è banale: Isabella Gherardi firma una rubrica sull’edizione fiorentina del Corriere della Sera e vorrebbe dal rigoroso professore, cattedre in Italia e all’estero, svariate lauree honoris causa, il permesso di fotografarlo per un servizio «sugli uomini che incarnano una certa idea di eleganza».
Tutto bene, ma l’amore ha bisogno, anche a 85 anni, dei suoi tempi e dei suoi percorsi strani, delle sue tortuosità, a volte persino dei suoi incomprensibili silenzi. Così, a settembre, Isabella (ancora lei!) deve tornare alla carica. Questa volta proponendo al professore un servizio sugli oggetti più importanti che appartengono a questo o quel grande personaggio. Non si vedono a Firenze bensì a New York, dove lui ha un appartamentino (si fa per dire) al ventisettesimo piano di un grattacielo che affaccia su Central Park. E lì, davanti al tavolo da lavoro di Sartori («Un pezzo del Settecento, molto stretto e lungo circa tre metri»), scatta quello che deve scattare. «Ci siamo poi messi insieme alla fine dell’autunno», certifica lei.
E’ l’inizio di un’altra vita. Per entrambi ma, sembra di capire, per lui soprattutto. Che ora alterna un giudizio su Berlusconi («Il suo sistema di potere lo definirei un sultanato, con tanto di harem e di corte») a teneri racconti d’interni familiari: «Lei mi mette a soqquadro la giornata, mi sposta tutto. Però fa dei quadri che mi incantano e allietano la casa». Isabella Gherardi, da parte sua, adesso concede alla sua opera una lettura politica che certo risente della vicinanza dell’amato professore: «Io credo che stiano per finire certi stereotipi di una certa accademia, legati a presunte correnti artistiche di sinistra o di destra. Credo, insomma, che de-ideologizzata e de-mercantizzata, l’arte tornerà forse a essere la pura espressione del sentimento e dell’idea».
A questo punto, ecco la domandona finale di quelli di «A»: i progetti per il futuro. La risposta di lei, inspiegabilmente, non la conosciamo. In compenso, ecco quella, molto civettuola, di lui: «Vuol sapere se c’è aria di matrimonio? Ci penseremo nei prossimi decenni». E’ proprio innamorato.