Alberto Statera, Affari & Finanza (Repubblica) 02/03/2009, 2 marzo 2009
OLTRE IL GIARDINO
Repubblica – 02 marzo 2009 AFFARI FINANZA
Vacilla il "modello lombardo" della sanità, presunto fiore all’ occhiello del governatore Roberto Formigoni. E con esso vacilla Giuseppe Rotelli, magnate delle cliniche, ma anche secondo azionista del "Corriere della Sera" dopo Mediobanca. Il "Corrierone", altro che "Libero" e il "Riformista" del clan sanitario laziale degli Angelucci. Sessantaquattro anni, pavese, proprietario di 18 case di cura private, con 3.956 posti letto quasi tutti accreditati con la Regione e un fatturato di oltre 700 milioni di euro, Rotelli cominciò con l’ Istituto Città di Pavia e il Policlinico San Donato, fondati negli anni Sessanta da suo padre Luigi, che era chirurgo. Nel 2000 con il gruppo San Donato acquistò le cliniche di Antonino Ligresti, il fratello di Salvatore che trasferì il suo business in Francia dopo che dieci pazienti e un infermiere morirono nell’ incendio della camera iperbarica dell’ Istituto ortopedico Galeazzi di Milano. Ora Rotelli è indagato per truffa e falso ai danni del Servizio sanitario nazionale nell’ inchiesta che ha portato a decine di avvisi di garanzia a dirigenti e medici delle sue cliniche, accusati di aver gonfiato per anni i rimborsi delle prestazioni ospedaliere. Con lui sono sotto inchiesta anche il San Raffaele dell’ intoccabile don Verzè, il notaio siciliano Francesco Paolo Pipitone, titolare della Casa di cura Santa Rita, la clinica San Carlo, della famiglia Ciardo, e la Pio X dei frati camilliani. Ma è Rotelli il protagonista più importante della storia. Non solo perché si ritrova in capo un po’ più del 10% del "Corriere", senza far parte del patto di sindacato composto da altri 17 azionisti, ma anche perché delle inchieste sulla sanità milanese è un habituè. Nel 1992, quando era uno dei principali responsabili della politica sanitaria regionale del Partito socialista di Craxi, che poi definì uomo molto intelligente ma senza morale, fu accusato di aver incassato senza alcun titolo 18 miliardi di lire da 3 mila pazienti, che invece avrebbero dovuto usufruire della convenzione tra l’ Usl e la San Donato, del valore di 76 miliardi di allora. Fu infine assolto. Quando cominciò l’ attuale inchiesta, dal palco del congresso sugli aneurismi, organizzato all’ Hotel Michelangelo dal suo gruppo, tuonò: "Si stanno criminalizzando le aziende ospedaliere private che contribuiscono a far funzionare bene la sanità". Poiché i guai non vengono mai da soli, il combattivo Rotelli si trova ora a gestire l’ incursione nella Rcs, di cui opzionò il pacchetto appartenuto al furbetto Stefano Ricucci. Ha ottenuto dal Banco Popolare una proroga di cinque anni dell’ opzione relativa al 3,45% del capitale, ma per il 2,4, che si aggiunge al 4,95 posseduto già precedentemente nella speranza di far tornare il "Corriere" alla sua autentica "tradizione liberale", deve rispettare la scadenza originariamente concordata del 3 marzo 2009, cioè domani. Costo dell’ operazione 80 milioni, contro un valore in Borsa di 10, con una minusvalenza potenziale di 70 milioni. Che sarebbe stata di 170 senza il congelamento fino al 2014 ottenuto dal Banco Popolare. L’ anno scorso in assemblea Rotelli criticò l’ indebitamento del gruppo editoriale: si dice fosse ansioso di essere più coinvolto nella gestione e pronto a presentare liste di minoranza per il cda e il collegio dei sindaci. Adesso ci si comincia a chiedere che ne sarà del pacchetto dell’ intrepido imprenditore ospedaliero e della sua "passione editoriale". Oltre all’ innocenza, lui rivendica la certezza granitica che il "modello lombardo" di sanità sia il migliore al mondo. Tanto che vengono anche dall’ America "per studiare il rapporto qualitàcosti del suo gruppo". Chissà se con i rimborsi gonfiati.
DI ALBERTO STATERA