Mario Baudino, la Stampa 03/03/2009, 3 marzo 2009
«IL POSTO DEL CATTOLICO NEL CDA DEL PREMIO»
Professor Odifreddi, ha fatto il comitato dei mangiapreti e adesso si levano proteste persino nel Pd. Come la mettiamo?
«Spiegando. Questo comitato per il Grinzane Cavour è un’idea mia: serve a garantire me, non il premio. Quando Giuliano Soria mi ha chiesto di occuparmene ad interim, mi sono rivolto a intellettuali che sono anche miei amici per avere una garanzia personale, per non essere solo. Li ho scelti io, e questo è il motivo per cui qualcuno trova questo gruppo sbilanciato. Ma non è un comitato d’indirizzo».
Però ci sarà stato anche un consenso sui nomi da parte della Regione.
«E di Soria. Ho proposto i nomi, e la Regione, ma anche Giuliano Soria, hanno accettato».
Questo significa che lei ha un rapporto diciamo così subordinato con il patron del Grinzane travolto dall’inchiesta giudiziaria? Non la mette in imbarazzo essere nominato proprio da lui?
«No, perché ho immediatamente verificato in Regione, e cioè dal maggiore finanziatore, se il mio nome andasse bene. Senza fare paragoni altisonanti, è quello che succede nei campi di regime. Lo zar davanti alla rivoluzione che fa? Si dimette, e incarica un altro. Anche lo Scià di Persia ha fatto così».
Non è che a Kerensky sia andata poi tanto bene. Anche se contro di lei non ci sono i bolscevichi, ma i cattolici che non si sentono rappresentati, il centro destra, e lo stesso segretario regionale del Pd, Morgando, che ha criticato con durezza la scelta della Regione. Lei che ha partecipato alla fondazione del Pd, che ne pensa?
«Non mi stupisce che siano i cattolici del Pd, come Morgando o Lepri, a fare le critiche più dure. Io sono uscito da quel partito perché pensavo che non fosse laico; questa è la riprova che avevo ragione».
Sicuro che non è andato a cercarsele, queste reazioni?
«No, non le ho cercate. Un romanzo non è bello perché è di destra o di sinistra, cattolico o ateo. Io amo i versi di Ezra Pound, che di suo era fascista, e di Dante, che era cattolico. Non bisogna fraintendere il comitato dei garanti. Se avessi immaginato tutte queste proteste avrei invitato il vicedirettore di Radiotre Sergio Valzania, con cui ho fatto persino un pellegrinaggio. Ma onestamente non ci pensavo».
Parla come se ritenesse gli attacchi, più che cattolici, clericali.
« interessante notare che i due aspetti diventano sempre più indistinguibili. Ma un’ingerenza clericale persino nei premi letterari, via, mi pare troppo. I cattolici laici, in questo momento, non si vedono granché. Ci sarebbe Franceschini: mi era molto piaciuto, fin dall’inizio».
Ma non va bene per il Grinzane. Che fine farà il seggio «cattolico» che si sta cercando un po’ affannosamente?
«Io ho detto agli enti finanziatori: fate voi. Però non mi pare che non lo stiano trovando».
Forse sarebbe una posizione imbarazzante.
«Guardi, a me interessa la direzione scientifica e letteraria, insomma culturale. Se invece per parlare di soldi ci vuole anche un cattolico, il luogo vero dove risolvere il problema è il consiglio d’amministrazione».
Ma le critiche in questo momento sono appunto culturali, non amministrative.
«Dicono di me due cose: che sono un matematico, e che sono ateo. Mi pare che entrambi i casi non dovrebbero rappresentare un impedimento. La cultura è una. E il festival di matematica, quello che organizzo a Roma, lo dimostra. Lo scorso anno è venuto un Nobel per l’economia, Yisrael Robert John Aumann, che è un fondamentalista ebreo, oltre che mio amico. Inoltre faccio notare che esser credente non è una garanzia di eticità, e l’essere ateo non dovrebbe essere una preclusione».
Torniamo al consiglio d’amministrazione, luogo del possibile riequilibrio. Lei ha un’idea?
«Sì. Un consiglio d’amministrazione dove siedano persone scelte dagli enti finanziatori. Credo che ci arriveremo».
Si parla di un azzeramento dell’attuale consiglio, composto peraltro da sole tre persone, tra cui Soria, della nomina attraverso l’assemblea dei soci di un nuovo consesso, dove ci sarebbe un rappresentate delle banche, uno della Regione, uno del ministero, uno degli altri locali e lei, Piergiorgio Odifreddi, che ne diventerebbe presidente. E’ uno scenario verisimile?
«Penso proprio di sì. In tal caso il nuovo consiglio, che rappresenterebbe il massimo di pluralismo, dovrebbe poi nominare un direttore amministrativo e un direttore artistico. Il comitato darà consigli a me».
E lei, in questo momento, a chi risponde?
«Siamo in piena transizione, che richiede un po’ di tempo. Non rispondo a Soria, se è questo che intende. Rispondo ai finanziatori. Ed è giusto così: chi mette i soldi deve sapere dove finiscono. Va da sé che sarebbe stato meglio rendersene conto un po’ prima».