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 2009  marzo 03 Martedì calendario

La riscoperta del baffo francese. Contro Nicolas In tempi di leadership imperiale un po’ buffa, di opposizione a pezzi e di malcontento comunque montante, i piccoli segnali fisico- stilistici possono diventare un mezzo di resistenza umana

La riscoperta del baffo francese. Contro Nicolas In tempi di leadership imperiale un po’ buffa, di opposizione a pezzi e di malcontento comunque montante, i piccoli segnali fisico- stilistici possono diventare un mezzo di resistenza umana. In Francia ovviamente. Dove, più che da noi, stanno tornando di moda barba e baffi. E dove l’espressione corporea viene seriamente analizzata dagli studiosi. Così, il quotidiano di sinistra Libération si occupa del baffo dilagante; annuncia in prima pagina, «è un segnale anti-Sarkozy». E sul movimento barbabaffista interviene un «filosofo del corpo», il professor Bernard Andrieu: «Il pelo è una forma di resistenza. All’estetica. A una società uniformata, coercitiva, iper-standardizzata. E’ anche un modo per lottare contro il corpo sarkosiano, liscio, atletico, che vuole cancellare ogni asperità e ogni conflitto impedendo a ogni pelo di spuntare». Accidenti. E subito si ripensa ai baffoni di Asterix e Obelix, eroi fumettari del piccolo villaggio gallico che resiste ancora e sempre al nemico. E su altri media francesi capita di leggere storie politiche condensate del pelo facciale. Se ne evince che: (a) le fasi di maggior prestigio sono state durante il regno di Luigi XIII e quello di Napoleone III. Caduto l’ultimo imperatore, i baffi sono rimasti per anni virili e sexy e politicamente irrilevanti (in Francia); mentre nell’immaginario collettivo la barba diventava rivoluzionaria, evocava Karl Marx e il socialista Jean Jaurés. Soprattutto, dal secondo dopoguerra, barba e baffi sono diventati inadatti ai politici. Colpa di Stalin, colpa di Adolf Hitler (qualche settimana fa un giornalista ebreo di Vanity Fair America, Rich Cohen, si è fatto crescere dei baffetti alla Hitler ed è andato in giro a vedere l’effetto che fanno; pessimo, chiaramente). I baffetti sono irrecuperabili, il resto è in pieno revival: «armate di barbuti e baffuti invadono ormai le nostre strade », si legge su Libé. Perché non si faceva da tanto, perché l’hanno già fatto George Clooney e Brad Pitt, perché c’è molta recessione e meno bisogno di andare in giro ben rasati, per recuperare uno straccio di identità maschile. E poi perché «è un modo di lottare contro lo standard imberbe che fa di noi dei cloni identitari», insiste Andrieu (però neanche in Francia c’è più nulla di certo; e Sarko ha una moglie alla moda; e uno di questi giorni pure lui potrebbe spuntare coi baffi, vai a sapere, anche Silviò B. ai suoi tempi li ha portati).