Enrico Franceschini, la Repubblica 28/2/2009, 28 febbraio 2009
LE BANCHE CINESI IN CONTROTENDENZA BATTONO LA CRISI E MACINANO UTILI
In controtendenza mondiale, le banche cinesi hanno visto aumentare sensibilmente i loro profitti. Secondo quanto rivela l´autorità di vigilanza di Pechino (China Banking Regulatory Commission) sull´insieme dei bilanci annui 2008 il settore creditizio cinese ha registrato utili al netto delle imposte pari a 583,4 miliardi di renminbi (85,79 miliardi di dollari) con un aumento del 30,6% sull´esercizio precedente. Liu Mingkang, presidente dell´autorità di vigilanza, nel presentare questi dati ha dichiarato che «l´impatto della crisi finanziaria mondiale sul sistema bancario cinese è limitato e i rischi sono sotto controllo». Appare addirittura in diminuzione la percentuale dei crediti a rischio (non performing loans) nei portafogli bancari: dal 3,7% all´inizio del 2008 la quota è scesa a 2,45% nel mese di dicembre. Sulla trasparenza dei bilanci bancari nella Repubblica Popolare è lecito avere qualche riserva. E´ plausibile tuttavia che il limitato livello di internazionalizzazione abbia giovato al sistema creditizio cinese, mantenendo entro livelli contenuti l´esposizione ai vari titoli-spezzatino, finanza derivata e altri strumenti tossici originati a Wall Street e a Londra. Resta da vedere invece se le banche cinesi reggeranno altrettanto bene alla seconda onda d´urto: l´impatto dei fallimenti di imprese manifatturiere locali, sempre più numerosi in seguito alla caduta delle esportazioni. Questo tipo di crisi più "classica" potrebbe lasciare dei segni pesanti sulla solidità delle banche, moltiplicando i crediti irrecuperabili.
Federico Rampini
[debiti e bonus]
Dopo lo scandalo dei "bonus" troppo alti ai banchieri, specie a quelli le cui banche vengono salvate dal fallimento e semi-nazionalizzate grazie all´intervento dello Stato e ai soldi dei contribuenti, il nuovo caso della pensione dorata di sir Fred Goodwin, ex-amministratore delegato della Royal Bank of Scotland, domina le pagine dei giornali, i talk-show dei notiziari televisivi e le chiacchiere della City. Quando si è saputo che il 50enne Goodwin (detto "il tagliatore" per le sue feroci riduzioni di personale e spese) riceverà una pensione di 650 mila sterline l´anno, nonostante la banca da lui guidata abbia perso 21 miliardi di sterline nel 2008 e sia stata di fatto nazionalizzata dallo Stato, il ministero del Tesoro gli ha chiesto di rinunciare a tutta o almeno a parte della pensione. Goodwin ha rifiutato. Ieri il primo ministro Gordon Brown ha detto di "condividere" la rabbia del cittadino medio per la pensione di Goodwin e di stare considerando «ogni mezzo legale per ottenerne almeno in parte la restituzione». In gioco c´è anche la reputazione del premier e del ministro del Tesoro Darling: quanto sapevano, si chiede la stampa, della "buonuscita" di Goodwin, e quando l´hanno saputo? «L´ho scoperto solo pochi giorni fa», dice Brown, promettendo di «mettere in riga le banche in modo che cose del genere non accadano mai più».