Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  febbraio 28 Sabato calendario

TROVATO L’ACCORDO ALLA CASA BIANCA IL 36% DI CITIGROUP


Il governo americano corre in soccorso di Citigroup e promette di rafforzare la partecipazione nel capitale della banca sino a una quota del 36%. L’annuncio giunge al termine di una maratona negoziale che ha visto impegnati i vertici del gruppo guidati dal neopresidente Richard Parsons, e la task force della Casa Bianca diretta dal segretario al Tesoro, Tim Geithner, assieme al consigliere economico, Larry Summers. Wall Street tuttavia boccia il progetto «CitiGov» e sui mercati il titolo perde il 38,62%.
L’intervento del Tesoro, il terzo dopo la doppia iniezione di capitali per complessivi 45 miliardi di dollari immessi in cambio di azioni privilegiate, prevede la conversione di 25 miliardi di dollari in titoli ordinari, grazie ai quali la partecipazione può salire sino al 36%. Il Tesoro procederà allo «swap» solo dopo l’analoga manovra da parte degli investitori privati, in particolare il fondo sovrano del Kuwait, il Government of Singapore Investment Corporation, e l’azionista saudita Alwaleed Bin Talal, pronti a partecipare alla manovra. Per loro Citigroup offre uno swap su circa 27,5 miliardi di dollari di azioni privilegiate, a un prezzo di 3,25 dollari, comprensivo di un premio del 32% rispetto al valore di chiusura di giovedì, a fronte dei 26,35 dollari previsti nell’accordo iniziale.
Gli azionisti già presenti nel capitale della banca conserveranno il controllo di una quota non superiore al 26%, e saranno eliminati i dividendi dalle azioni privilegiate e ordinarie, con un risparmio di cinque miliardi di dollari l’anno. Lo scetticismo dei mercati deriva anche dal fatto che lo scambio in azioni ordinarie, comporta maggiori rischi in tempi di crisi. La manovra invece non richiede sforzi economici aggiuntivi da parte dei contribuenti anche se lascia la porta aperta a un altro intervento del governo, sia con nuove iniezioni di liquidità, sia con la conversione dei rimanenti 20 miliardi di dollari che nel frattempo saranno trasformati in una nuova classe di titoli privilegiati «senior» che a differenza degli altri conserveranno la cedola dell’8%. La conversione da parte del Tesoro, che punta a proteggere i 300 miliardi di investimenti rischiosi del gruppo, conferirà al governo il diritto di voto e per questo maggior potere decisionale, anche se l’amministratore delegato, Vikram Pandit, si è affrettato a precisare che le operazioni ordinarie «rimarranno nelle mani del management».
«Questo tipo di swap - dice Pandit - ha l’unico obiettivo di rafforzare il nostro Tangible Common Equity (Tce)», l’indice di solidità valutato dagli analisti e considerato dal governo nei famosi «stress test» bancari. «Crediamo che il Tier-1 resti la più importante misura di forza finanziaria di una banca, ma ammettiamo - prosegue il Ceo - che i mercati guardano al Tce come misura di riferimento». Il Tier-1 di Citigroup, così come accaduto per Lehman Brothers alla vigilia del collasso, è ancora elevato, mentre il Tce è basso. La transazione consentirà così di rafforzare il Tce a 81 miliardi di dollari, dai 29,7 miliardi del quarto trimestre 2008, lasciando il Tier-1 invariato all’11,9%. Il progetto CitiGov è stato accompagnato da nuove svalutazioni sugli asset per 9,6 miliardi di dollari che portano le perdite del 2008 a 27,7 miliardi. Nella manovra si inquadra infine il rinnovo del Cda con l’ingresso, tra i 15 membri, di un numero maggiore di consiglieri indipendenti.La Bers, la Bei e la Banca mondiale hanno stanziato 24,5 miliardi di euro da qui al 2010 per soccorrere le banche dell’Europa centro-orientale. Secondo le stime di The Economist (nel grafico) serve di più: il premier ungherese Gyurcany, per esempio, ha chiesto 180 miliardi di euro.