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 2009  marzo 02 Lunedì calendario

Allora, Pannella, con Rutelli lei è sembrato un antico padre bonario e affettuoso, nonostante il figliolo sia così discolo

Allora, Pannella, con Rutelli lei è sembrato un antico padre bonario e affettuoso, nonostante il figliolo sia così discolo... «No, padre no». Fratello maggiore? «Nemmeno. C’è un termine francese che ben ci definisce, me e Francesco: compagnonnage. Vale per chi ha passato assieme gli anni della scuola, della giovinezza, dell’apprendistato ». Rutelli è tornato, sabato, a mettere piede in un congresso radicale. Cautissimo, pareva camminasse sulle uova. Ma il suo scopritore (Pigmalione, dicono) lo ha accolto e se lo è messo seduto alla sua sinistra. Adesso – sarà che Pannella compie 79 anni a maggio pur dimostrandone dieci di meno – è il momento della benevolenza, dell’assoluta non violenza verso il compagnon che ha lasciato la laicità per genuflettersi in chiesa. Non ci sono parole amare di Pannella, per Rutelli. «La prima volta che vidi Francesco? Bussò alla porta della sede radicale di via di Torre Argentina. Aveva letto una pagina su di me sul Messaggero, ed era venuto. Aprii io la porta, lui quasi non ci credeva. Doveva dare la maturità classica, mi pare. Da quel giorno, era la metà degli anni ’70, ho cominciato a vedermelo sempre intorno». Digiunava? «Eccome! Ha ricordato sul palco la battaglia contro la fame nel mondo. Solo che ha detto che la perdemmo. Ricordi male, Francesco. Riuscimmo a spostare dei fondi, salvammo delle vite». Fumava spinelli? «Era antiproibizionista, come tutti noi». Sabato ha detto: non c’ero quando si combatteva per il divorzio, arrivai a metà per l’aborto... «Condivise tutto, comunque». Si affacciò dal balcone di Montecitorio... «Fu dopo la firma della revisione del Concordato con la Chiesa. Sovrappose la bandiera dello Stato vaticano a quella italiana. Polemico col Vaticano... ». Insomma, Francesco Rutelli, il migliore della nidiata di Pannella. Il preferito. Quello che ha fatto più strada. «Ma no! Tanti hanno fatto strada. Quando ero segretario del partito, avevo quattro vicesegretari. Rutelli. Giovanni Negri. Quagliariello, oggi vicecapogruppo del Popolo delle libertà al Senato, uomo importante! Maria Teresa Di Lascia, che vinse il Premio Strega con un suo romanzo. E citerò Elio Vito, che era mio assistente in consiglio comunale a Napoli, oggi ministro di Berlusconi». E Capezzone... «Capezzone è l’unico che mi ha un po’ deluso. C’è chi vive per la politica, e chi vive di politica, come lui». Parliamo delle qualità di Rutelli. «Capacità, convinzione, intelligenza, cultura. Era molto creativo. Ieri gli abbiamo mostrato un salvadanaio con la rosa nel pugno disegnata sopra. E’ l’ultimo superstite di mille salvadanai che aveva fatto fare lui per raccogliere fondi in tutta Italia, quando fu tesoriere del partito». Nell’89 uscì dal Partito radicale. Verde arcobaleno. Verde. Sindaco di Roma. «Sempre col nostro appoggio. Sempre iscritto radicale». Gennaio 1996, Rutelli si sposa in chiesa: è lì che si rompe qualcosa? «Oggi dico, con il cardinale di Retz, che solo gli stupidi non cambiano mai opinione. Fra noi radicali esistono sempre il diritto alla pigrizia, il diritto alla conversione, e tanti altri diritti ». Ma il matrimonio in chiesa... «Penso a Claudio Martelli, compagno di battaglie. Ebbene al terzo matrimonio si è sposato in chiesa. Sono affari suoi!». Rutelli ha tradito molte vostre cause, a giudicare dall’esterno. «Mai chiamato nessuno traditore, io». Pannella, pensa che ci sia totale buona fede nella sua scelta religiosa? «Totale buona fede, cosa vuol dire? Diciamo che avrà trovato buoni motivi per farlo...». Nella sua lunga vicenda di giovani compagni di strada che prendono altre strade, Pannella riconosce a Rutelli una specialità: «Contrariamente ad altri, lui ha detto chiaramente: ho mutato convinzioni. Sabato qui ha dovuto leggere in pubblico la sua storia. Ha fatto un tentativo, premiato, di stabilire con noi attenzione reciproca. Soltanto, a proposito della sua difesa assoluta della vita, gli ho ricordato Pascal: "Disgrazia vuole che chi vuol essere angelo fa la bestia". Sembra lui il vero radicale mentre noi, che non vogliamo imporre nulla a nessuno, siamo i moderati». Andrea Garibaldi