varie, 27 febbraio 2009
Maria Catta, 64 anni. Di Sennori in provincia di Sassari, vedova, viveva col compagno Giorgio Saba, 55 anni, muratore, e col figlio Nino Cattari, 32 anni, infanzia difficile, un passato da drogato, sguardo fisso perso nel vuoto, camminata rigida, in cura in un centro psichiatrico per una schizofrenia che gli era venuta dopo la morte del padre e gli provocava deliri e allucinazioni
Maria Catta, 64 anni. Di Sennori in provincia di Sassari, vedova, viveva col compagno Giorgio Saba, 55 anni, muratore, e col figlio Nino Cattari, 32 anni, infanzia difficile, un passato da drogato, sguardo fisso perso nel vuoto, camminata rigida, in cura in un centro psichiatrico per una schizofrenia che gli era venuta dopo la morte del padre e gli provocava deliri e allucinazioni. Costui, che da una settimana si rifiutava di prendere le sue pillole, l’altro giorno all’ora di pranzo, durante una lite con la madre, prese un coltellaccio da cucina, glielo infilò quaranta volte nella testa e nel corpo, poi sciacquò la lama, la rimise nel cassetto delle posate, coi vestiti lordi di sangue uscì di casa e andò a passeggio per il paese finché non vide un albero di arance selvatiche e si fermò a coglierne i frutti. Ai carabinieri che lo trovarono lì imbambolato non volle dire una parola, ma poi, al giudice che lo interrogava, spiegò: «L’ho ammazzata perché non la potevo vedere». Alle 13.30 di sabato 28 febbraio in una casa in via Proto Secchi 4 nel centro di Sennori, paese di settemila anime in provincia di Sassari.