Marco Rogari, Il sole 24 ore 26/2/2009, 26 febbraio 2009
E’ LEGGE LA CURA BRUNETTA PER LA PRODUTTIVITA’ NELLA PA
Una nuova Authority per la trasparenza e la valutazione dei dipendenti pubblici. Che avrà il compito si supervisionare le "pagelle" degli statali dalle quali dipenderanno i premi di produttività per i più meritevoli e le sanzioni (fino al licenziamento) per "fannulloni" e "assenteisti". questo uno degli snodi cruciali della riforma Brunetta «sull’ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico», che diventa legge grazie al via libera definitivo del Senato con 154 "sì" e un voto contrario. L’opposizione non partecipa alla votazione, ribadendo le critiche al provvedimento già espresse alla Camera. Anche se proprio a Palazzo Madama, nel primo passaggio parlamentare, il clima tra Pd e maggioranza era stato di collaborazione.
Tra le misure chiave del provvedimento, quelle improntate a innalzare il livello di trasparenza della Pa, anche grazie alla possibilità offerta ai cittadini di conoscere, via internet, le valutazioni sulla carriera degli statali. Per i quali diventa obbligatoria, e non più facoltativa, l’esibizione allo sportello del cartellino di riconoscimento. Un altro pilastro su cui poggia la riforma è l’introduzione della class action nella pubblica amministrazione, che sul fronte dei servizi pubblici locali può però scattare solo in seconda battuta dopo la prioritaria pronuncia dell’Authority di settore. La nuova legge delega, che introduce anche la riforma della dirigenza pubblica (con l’accentuazione del criterio di responsabilità), agevola il ricorso alla mobilità con l’obiettivo di ridurre l’uso di consulenze e contratti a termine e incide anche sull’organizzazione di alcune strutture. A cominciare dall’Aran, per la quale è previsto uno specifico riordino, il Cnel, con la rivisitazione di alcune funzioni, e la Corte dei conti. Quest’ultima sarà interessata da una micro-riforma (attribuzione di nuovi compiti), contro la quale si è però scagliata l’opposizione, che ha puntato il dito contro l’invadenza politica del Governo.
Superato lo scoglio parlamentare, la nuova legge delega, che era stata varata dal Governo sotto forma di Ddl collegato alla manovra estiva, è attesa ora alla prova della delicata fase di definizione dei decreti legislativi di attuazione, senza i quali la riforma non potrà decollare. Il termine massimo fissato dal provvedimento per l’esercizio delle deleghe è di nove mesi. Ma il ministro Renato Brunetta assicura che entro il prossimo autunno la riforma diventerà pienamente operativa.
Brunetta non nasconde la sua soddisfazione e parla di «prima riforma istituzionale» e di «rivoluzione» per 60 milioni di cittadini. Ma l’opposizione non si mostra affatto d’accordo. Quanto all’irrigidimento del Pd, che dopo le modifiche introdotte dalla Camera, ha preso le distanze anche dalle misure che aveva inizialmente condiviso, Brunetta non è tenero: «Si vede che gli elementi conservatori hanno prevalso, ha prevalso il richiamo della foresta». Con questa legge – sottolinea il ministro – «i dipendenti pubblici saranno chiamati a fare bene il loro lavoro. Quelli bravi non avranno nessun problema, i fannulloni, invece, dovranno fare qualche riflessione». Anche perché la riforma prevede diverse forme di penalizzazione. I dirigenti, tra l’altro, saranno obbligati a far scattare le sanzioni, che diventeranno operative anche in attesa della pronuncia della magistratura. Scatta poi il giro di vite sulle assenze per malattia. Quanto ai premi (ai quali sarà destinata una parte del monte salari complessivo), la legge prevede una delega specifica per incentivare il merito e valorizzare la produttività.
Per effetto dei ritocchi apportati dalle Camere al testo originario, diventa poi di 40 anni di servizio effettivo, anziché di 40 anni di contribuzione, il tetto massimo legato ad una delle possibilità di pensionamento, ferme restando quelle "canoniche" per vecchiaia e uscite anticipate. Scatta pure l’equiparazione a fini previdenziali tra primari ospedalieri e primari dei policlinici universitari (tutti in pensione a 70 anni) e diventa obbligatoria la permanenza di 5 anni nella sede di prima destinazione per i dirigenti "entrati" per concorso. Novità anche per gli stage formativi dei dirigenti nei Paesi dell’Unione europea che non potranno essere inferiori ai quattro mesi.