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 2009  febbraio 25 Mercoledì calendario

RUBENS E WARHOL FINISCONO AL MONTE DEI PEGNI DI LUSSO


Cosa fanno i miliardari quando si trovano a corto di denari per pagare i debiti? Vanno al banco dei pegni. Banchi dei pegni di lusso, s’intende, con eleganti quartieri generali su Madison Avenue e Rubens autentici alle pareti. C’è andata di recente una delle fotografe più famose del mondo, Annie Leibovitz, impegnando i diritti sulla sua intera opera fotografica; ci è andato il regista e pittore Julian Schnabel e pura l’ereditiera Veronica Hearst e qualche finanziere e imprenditore portandosi sotto braccio magari un Warhol o un Rauschenberg.
Società come la ArtLoan a San Francisco, o la Art Capital Group e la Art Finance Partners a New York stanno facendo affari d’oro in questi tempi di crisi. Come tutti i banchi dei pegni, fanno pagare interessi elevatissimi, dal 6% al 16% la Art Capital, e dal 18% al 24% la ArtLoan; concedono prestiti generalmente pari al 40% del valore delle opere impegnate; e prendono possesso dei pegni alla scadenza stabilita, senza eccezioni. La Art Capital prevede che il volume d’affari salirà del 50% nel 2009 a 120 milioni di dollari; la Art Finance anticipa un aumento del 40% del suo volume di business. I clienti di queste società sono soprattutto banchieri e uomini d’affari ma anche personaggi che hanno effettuato spese folli e che oggi si trovano con l’acqua alla gola. E’ questo il caso di Julian Schnabel, il regista di "Lo scafandro e la farfalla" che si è costruito nel Greenwich Village un castello in stile rinascimentale dipinto di "rosso di Pompei" e ispirato alla Cappella degli Scrovegni di Giotto. Schnabel non è riuscito a vendere tutti i cinque appartamenti del castello (a prezzi ridotti compresi tra 23 e 35 milioni di dollari) ed è carico di debiti; Schnabel ha impegnato il castello per ottenere 8 milioni di dollari dalla Art Capital, e ha impegnato le sue opere d’arte per ricevere un prestito dalla Commerce Bank. Investimenti immobiliari faraonici hanno costretto anche Veronica Hearst, erede del magnate dei media William Randolph Hearst, a impegnare due Rubens e altre opere per salvare una villa con 52 stanze in Florida. Annie Leibowitz si è ridotta invece a dover impegnare tutte le sue fotografie - presenti e future - e le sue proprietà immobiliari per far fronte ai mutui su una tenuta campestre nello stato di New York e su tre case a Manhattan. Il crollo dei prezzi immobiliari ha reso impossibile l’alternativa dell’ipoteca, e la Art Capital si è quindi rivelata una risorsa inestimabile: il banco dei pegni di lusso ha dato a Annie Leibovitz 15 milioni di dollari che serviranno anche a coprire le spese di ristrutturazione degli immobili, un debito da 1,4 milioni di dollari con il fisco e le spese legali più eventuali risarcimenti a un paio di società che le hanno fatto causa.