Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  febbraio 27 Venerdì calendario

OBAMA FA VOLARE IL DEFICIT USA


Obama ha presentato il suo primo budget, che per l’anno venturo prevede una spesa di 3,55 trilioni (o migliaia di miliardi) di dollari. L’abnorme cifra comprende (...)

(...) un anticipo per la promessa e costosissima riforma sanitaria che darà la mutua a tutti e l’aumento delle tasse per i ricchi. Per l’anno fiscale 2010 si prevede alla fine un deficit da 1,2 trilioni, ma il presidente e il suo direttore del bilancio Peter Orszag hanno confermato l’impegno a dimezzarlo entro il 2013, la scadenza del primo mandato di Obama. Senza elencare i dettagli, il presidente ha già detto di aver individuato risparmi per 2 trilioni di dollari nelle spese del prossimo decennio.

«Come si fa nelle famiglie, c’è un tempo per programmare la spesa per la tinteggiatura, e c’è un tempo per rifare le fondamenta della casa», ha detto con la proverbiale retorica commentando l’esposizione del bilancio Obama. «Oggi è l’ora di rifondare il Paese». Per iniziare, il presidente non ha potuto schivare un commento su ciò che tutti stanno vedendo: l’esplosione delle spese. «Dobbiamo aumentare nel breve termine il nostro deficit per dare immediato sollievo alle famiglie e permettere all’economia di muoversi», ha detto. Obama gioca una partita doppia. Drammatizza il presente per giustificare le richieste al congresso di soldi a favore delle categorie più colpite, i disoccupati che perdono l’assistenza sanitaria, i mutuatari in ritardo con le rate, gli insegnanti e gli altri dipendenti delle amministrazioni pubbliche che sono a rischio di tagli di posti e stipendi per i bilanci locali in rosso. Ma intanto pianifica l’America di domani, che la sua fede liberal immagina sempre più dipendente dal governo dirigista, e verde. Naturalmente la via che la sinistra conosce per far sviluppare una società è la tosatura fiscale per finanziare le spese del governo e della burocrazia che diventa il suo braccio inamovibile: maxibilanci per salute, istruzione ed energie alternative. Quando è lo zio Sam a staccare gli assegni, non è la sostenibilità dei piani o la capacità di fare profitti a contare, ma la ”missione”. In questa logica, scrivere in bilancio 634 miliardi come ”anticipo” per una riforma sanitaria decennale diventa naturale. Basta aggiungere 637 miliardi alla voce ”tasse più alte per il 5% dei contribuenti che percespiscono oltre 250mila dollari”. Tecnicamente, ciò avverrà lasciando in vita dopo la loro prevista scadenza del 2010 i tagli alle tasse voluti da Bush nel 2001 e nel 2003 per tutti i contribuenti reali di tasse federali, ma escludendo chi è sopra i 250mila dollari di reddito. Non solo, per chi è sotto questa soglia di classe, il budget arriva a prevedere ben 770 miliardi in tagli fiscali e in ”rimborsi”, con le virgolette d’obbligo perchè si tratta di crediti dati a chi le tasse non le paga. Senza fornire specifici elementi, il budget fissa anche una somma di 750 miliardi a disposizione del Tesoro per prevenire eventuali esigenze delle banche di essere ulteriormente finanziate, dopo i 700 miliardi del piano Tarp votato dal Congresso e che stanno finendo. Intanto, la Camera ha votato una estensione del bilancio del presente esercizio fiscale per altri 410 miliardi. I Repubblicani hanno minacciato l’ostruzionismo in Senato, e John McCain ha chiesto a Obama di porre il veto se la nuova leggina, piena di misure ”omnibus” votate dai deputati per scopi clientelari, arriverà sul suo tavolo. Ma il Paese è in un’orgia di sperperi e si fa fatica a tener conto degli assegni che il Palazzo sta staccando: 700 miliardi il Tarp, 787 miliardi lo stimolo, 3,55 trilioni il budget di Obama, 750 miliardi per le banche, 275 miliardi per i mutui sofferenti, 410 la legge finanziaria omnibus, qualche decina (finora) per le auto di Detroit. Fino a quando la retorica del Messia riuscirà a far digerire agli americani l’abbuffata di spesa pubblica?