Nino Suseri, Libero 27/2/2009, 27 febbraio 2009
NON CI FU BANCAROTTA CHE PORTO’ IL CORRIERE NELLE MANI DI AGNELLI
Tutto cancellato. Il crac del Corriere della Sera, la bancarotta a carico di Angelo Rizzoli, la fine di un impero di carta stampata che ha portato la Fiat a prendere il controllo del giornale di via Solferino. A distanza di ventisei anni la Corte di Cassazione ha stabilito che le accuse contro il vecchio proprietario del più importante quotidiano italiano erano solo una trama fatta di fili di fumo. Immediata la reazione di Angelo Rizzoli: «Chiederò il risarcimento degli immensi danni patiti allo Stato e a chi ha sfruttato la mia vicenda per trarne profitto».
Da molti anni non si occupa più di carta stampata. Ha messo in piedi una casa di produzione specializzata nelle fiction tv. Un ritorno alle radici della dinastia, alla mitica ”Cineriz” fondata dal nonno. «Padre Pio» con Sergio Castellitto, «Incompreso», «Cuore», «La guerra è finita», «Le ali della libertà» con Sabrina Ferilli, sono alcuni dei successi maggiori di Angelo.
Oggi è un maturo signore di 65 anni ed è ammalato di sclerosi multipla. Non si è mai arreso: «La mia condanna era stata interamente condonata, ma ho fatto ricorso alla Suprema Corte perchè volevo uscire a testa alta dai processi che hanno rovinato la mia vita»
Certo è un’assoluzione che arriva attraverso strade contorte. La Corte di Cassazione, infatti, ha stabilito che la modifica delle norme sui reati societari - da ultima quella della legge fallimentare del 2006 - ha abolito tutti i reati connessi all’amministrazione controllata. Quindi sparisce anche la condanna (già condonata) a tre anni e quattro mesi inflitta a Rizzoli dalla Corte di Appello di Milano il 20 aprile 1998.
Resta il fatto che, dopo ventisei anni l’ex proprietario del Corriere della Sera esce totalmente pulito dalla trama giudiziaria iniziata il 17 marzo 1981 con la perquisizione a villa Wanda, abitazione di Licio Gelli, gran capo della P2.
Saltarono fuori gli elenchi degli affiliati alla loggia massonica. C’erano generali, uomini politici, gran commis di Stato, banchieri a cominciare da Guido Calvi, presidente del Banco Ambrosiano. C’era tutto lo stato maggiore della Rizzoli: l’amministratore delegato Bruno Tassan Din e il direttore del Corriere, Franco Di Bella. Ma soprattutto c’era lui, Angelo Rizzoli, che non aveva ancora quarant’anni. Era l’ erede dell’impero costruito dall’altro Angelo, il nonno, il ”commendatore” che, rivaleggiando con Arnoldo Mondadori, aveva creato il più importante gruppo editoriale italiano. Tanto più geniale, il fondatore, perchè partito dal diploma di tipografo ottenuto nel 1905 al collegio di Martinitt, la storica istituzione milanese che si occupa dell’educazione degli orfani.
Ma il grande sogno del commendatore era il quotidiano. Tanto desiderato da aver pensato anche di cambiare periodicità al settimanale Oggi. A realizzare il progetto però è suo figlio Andrea, il papà di Angelo. Prende il Corriere della Sera nel 1974 in uno dei tanti passaggi di mano successivi all’uscita di Giulia Maria e degli eredi della famiglia Crespi. Un sogno costato caro. Il Corriere della Sera perde venti miliardi di lire l’anno. Un pozzo senza fondo. Una sciagura in quegli anni torbidi. L’Italia devastata dalle Br. Il potere dei sindacati immenso. Le aziende ingestibili. Servono soldi, molti soldi. La Rizzoli trova il Banco Ambrosiano di Roberto Calvi. Il vecchio Andrea viene messo da parte. Formalmente il capo dell’azienda è Angelo Rizzoli, ormai per tutti Angelone, vista la stazza. Ma le leve del comando stanno in mano a Bruno Tassan Din, mefistofelico rappresentante gli interessi delle banche.
Quando scoppia lo scandalo P2 il Corriere è alle corde. si aprono le procedure per l’amministrazione controllata, anticamera del fallimento. La famiglia Rizzoli rovinata. Angelo va in carcere per più di un anno. E’ accusato di tutto: truffa, bancarotta, falso in bilancio. Fra gli altri reati gli viene contestato un ammanco per un ammontare complessivo di 85 miliardi e 236 milioni di lire oltre a tre milioni e 150 mila dollari Usa.
Sei assoluzioni
Negli anni otterrà ben sei assoluzioni. Quella pronunciata ieri dalla Cassazione è l’ultima. Definitiva. «Non ne posso più di questa vicenda -commenta a caldo- che mi ha stremato e ha spezzato in due la mia vita: per 26 anni mi sono portato dietro il marchio del bancarottiere e del truffatore ed ora si scopre che è tutto fumo».
Nel frattempo ha perso tutto. Al termine dell’amministrazione controllata il Corriere della Sera venne girato, in ottima salute, ad una cordata della quale fanno parte, in posizione di eccellenza, la Fiat, Mediobanca e Banca Intesa. Finchè è stato in vita l’Avvocato Agnelli ha avuto il diritto di nomina del direttore del quotidiano. Angelo Rizzoli, invece, ha dovuto fronteggiare la disgrazia. La perdita degli affetti più cari, il naufragio del matrimonio con Eleonora Giorgi che si fece liquidare con dieci miliardi di lire. Il discredito e l’amarezza. venisei anni dopo la Corte di Cassazione ha stabilito che era una punizione immeritata.