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 2009  febbraio 27 Venerdì calendario

PAVEL ANNUNCIA IL RITIRO «MI FECE SCORDARE ZIZOU»


L’annuncio del ritiro di Nedved a fine stagione mi mette addosso molta malinconia, come credo ne lasci a tutto il popolo juventino. Gli auguro sinceramente di vincere la Champions, il sogno da lui sempre inseguito. Nedved, del resto, iscrive il suo nome tra i grandi bianconeri di sempre.

Fu lunga la trattativa con la Lazio per portarlo a Torino; lo volli con tutta la fermezza possibile e Nedved ripagò la mia tenacia con la sua tempra, il suo carattere, i suoi gol, puntuali. Il nome di Pavel venne fuori perché decidemmo di dare un taglio diverso alla squadra dopo la cessione di Zidane, che lasciammo andare al Real per tre motivi. 1) Volevamo passare da un gioco esclusivamente tecnico ad un modulo che unisse alle qualità anche la quantità. 2) La cifra incassata dal Real ha costituito e costituisce il record mondiale per la cessione di un giocatore, oltretutto di 30 anni. Non ultimo, 3) speravamo di togliere alla Lazio il giocatore che, ad ogni nostra trasferta romana, riusciva a segnarci un gol e qualche volta anche due.

Pavel, ragazzo eccezionale, legato alla sua bella famiglia come pochi, si era affezionato all’ambiente laziale e non voleva saperne di accettare il trasferimento a Torino. Feci allora ricorso ad un piccolo espediente per farlo venire a Torino, almeno per annusare l’atmosfera. Si trovava a casa sua, in terra straniera: lo raggiunsi telefonicamente dicendogli che gli avrei messo a disposizione un aereo privato per raggiungere Torino (nessuno avrebbe saputo della sua venuta), senza alcun impegno da parte sua (lo sottolineai). Accettò dopo molte titubanze e fu allora che misi in atto lo stratagemma: all’arrivo lo accolsi con tutti i giornalisti di Torino. Facile immaginare cosa scrisse la stampa nazionale il giorno successivo: ”Nedved alla Juve”. Lui non potè tirarsi più indietro. Credetti, in quel momento, di aver reso un gran servizio alla mia società. Il tempo mi ha dato ragione: la professionalità e la classe di Pavel hanno permesso alla Juve di raggiungere grandissimi traguardi. Anche mercoledì è andato vicinissimo al pareggio contro il Chelsea.

Lo ringrazio per tutto quello che ha fatto, per la sua serietà, e auguro a lui e alla sua famiglia sempre migliori fortune. Un ringraziamento anche al suo procuratore, Mino Raiola, che mi ha aiutato molto in questa circostanza e in altre ancora, non ultima in occasione dell’acquisto di Ibrahimovic.

Passando alla sfida con il calcio inglese, c’è da riconoscere che al momento la prevalenza è tutta loro. Vedo però che l’uso è quello di sempre: vedere la cosa dalla parte del buono (quel poco che c’è) e fingere di non dare importanza al rischio che ne incorre. Alle nostre avversarie non siamo riusciti a fare neanche un gol. Su tre partite, due sono state perdute e la terza è finita in parità. Ma, ecco l’altra campana, le due battute d’arresto, rimediabili, sono state subìte fuori casa e l’Inter ha strappato lo 0-0 alla più forte delle nostre rivali. Al momento, Manchester United, Arsenal e Chelsea ci battono ai punti, anche più dei risultati sul campo. La delusione maggiore viene dall’Inter e ancor più da Mourinho, molto più bravo come propagandista di sé stesso che come analizzatore di una brutta partita, a meno che abbia voluto coprire le magagne dei suoi e dirgliene quattro nello spogliatoio.

Più probabile, però, che lo ”special one” sia così preso da sé da non vedere quelle che possono essere le avvisaglie di un possibile rovescio, difficile da spiegare al suo mentore Moratti. Il patron è preso a sua volta da una fiducia talmente assoluta nel suo allenatore da giudicarlo in grado di superare qualsiasi difficoltà grazie al ”manico”, per dirla alla Moratti: eccessi di fede o, molto più probabile, volontà di respingere le paure. Meglio avrebbe fatto Mourinho ad ammettere le difficoltà del confronto, qualche scelta inopportuna (Rivas per Cordoba) e la buona dose di fortuna che ha impedito a Cristiano Ronaldo di concretizzare una maiuscola prestazione. Mou si è lamentato dell’arbitraggio e qui è apparso evidente che, abituato ormai alle puntuali attenzioni dei nostri direttori di gara nei confronti della sua squadra, ha avvertito la differenza.

Come ripeto spesso, la Champions è un’altra cosa anche sul tema ”arbitraggi” e non sono per niente convinto che l’Inter possa far meglio sul campo del Manchester. C’è ottimismo anche alla Roma: Spalletti, battuto solo su rigore, pensa di recuperare per il ritorno con l’Arsenal i suoi molti assenti, meno De Rossi squalificato. Altrettanto dovrebbe fare Arsene Wenger: all’Olimpico si assisterà di sicuro ad una gara del tutto diversa nelle premesse e nello svolgimento. Appresa la notizia della morte della sorella del cavalier Berlusconi, esprimo al nostro Presidente le mie più sentite condoglianze.