Ugo Magri, La Stampa, 27/2/2009, 27 febbraio 2009
TESTAMENTO BIOLOGICO IL PDL TIRA DRITTO E IMPONE LA DISCIPLINA
Prima scaramuccia vinta dal neo-segretario Pd Franceschini. Sul testamento biologico è riuscito con qualche abilità a spostare i riflettori dalle divisioni interne all’opposizione ai maldipancia, che pure esistono, della maggioranza. Così ieri il centrodestra ha dovuto giocare in difesa, dando l’impressione di far leva sulla disciplina interna anziché sulla forza degli argomenti. Addirittura si è diffusa la voce che un paio di senatori dissenzienti, nella Commissione affari costituzionali chiamata a dare un parere, verrebbero dimissionati con metodi piuttosto spicci. Vana la reazione di Gasparri, capogruppo Pdl, e del vice Quagliariello: per quanto si sforzino di avvertire che è tutta una macchinazione del Pd, «un tentativo di inquinare il dibattito parlamentare», ormai la frittata è fatta.
La giornata ha preso il via già all’insegna del rompete le righe. Quattro senatori della maggioranza (Dini, Paravia, Saia e Saro) hanno firmato un appello con altrettanti colleghi di opposizione (Bianco, Bonino, Ceccanti e Ichino). Vi si chiede una moratoria: rinviare di qualche mese la discussione del bio-testamento, in modo da «recuperare la serenità necessaria». Adesione ideale di due deputati «laici» della maggioranza, La Malfa e Della Vedova. La proposta non ha fatto strada, bocciata dal centrodestra e lasciata cadere dalla Finocchiaro. Fu sottoscritto un impegno a procedere, spiega la capogruppo Pd, e va rispettato. Ma non è certo una scomunica. Anzi, l’appello fa gioco a Franceschini per consentirgli di gongolare di lì a poco: «Il Pdl si sta spaccando, il regime da caserma non può funzionare».
C’è dell’altro, naturalmente: il documento dei 54 senatori Pdl «pro-life», che difendono la legge ma la vorrebbero più tosta. La loro iniziativa (di cui i vertici Pdl non erano al corrente) ha contribuito a dare un senso di disunione. E c’è la presa di distanze esplicita di un democristiano «doc» come Beppe Pisanu, contrario a legiferare sulla materia del fine-vita. Tutti segnali che fanno immaginare un dibattito ricco di sorprese, quando la legge arriverà nell’aula del Senato il 10 marzo prossimo. Per adesso, tuttavia, la maggioranza regge senza troppi drammi. Martedì la Commissione sanità comincerà a votare gli emendamenti.
La procedura verrà interrotta soltanto se l’altra commissione interessata (Affari costituzionali) darà parere negativo. Ma non sembra aria. Il suo presidente, Vizzini, è sicuro del disco verde entro le 14 di martedì.
Alcuni intralci in teoria ci sarebbero, da qui il «giallo» delle dimissioni forzate: secondo l’agenzia Ansa, Saro e Malan (che nutrono riserve sull’impianto della legge) verrebbero fatti traslocare in un’altra commissione e rimpiazzati da due senatori Pdl favorevoli alla legge. La notizia è rimbalzata in aula, Quagliariello ha escluso che se ne fosse mai discusso, idem Malan. La Finocchiaro allora ha sfoderato la famosa battuta di G.B.Shaw quando fu falsamente annunciata la sua morte: «La notizia è vera, ma prematura...». Anche col voto contro di Saro, comunque, la maggioranza sarà al sicuro. I veri conti si faranno in aula.