Marco Sodano, La Stampa, 27/2/2009, 27 febbraio 2009
ECCO QUANDO IL MONDO RICOMINCERA’ A CRESCERE
Quanto durerà, e - soprattutto - che crisi sarà. Alla domanda che si fanno tutti hanno risposto gli esperti di Leap Europe 2020, think tank europeo spesso citato da testate come «The Economist», «Le Monde», «New York Times» e «Financial Times», che aveva previsto la grande crisi nel 2006. Il periodo nero, dicono, durerà da un minimo di due a un massimo di 10 anni. E si articolerà in modo diverso di Paese in Paese. C’è una buona notizia per l’Italia, che dovrebbe cavarsela con un triennio di stagnazione (non recessione) e sta nel gruppo che nel 2010 potrebbe già essersi lasciato la crisi alle spalle.
Per stabilire quanto è malata l’economia di un Paese gli studiosi di Leap hanno preso in considerazione sette parametri: peso della finanza nell’economia, peso dei servizi, livello del debito delle famiglie, qualità degli attivi di società finanziarie e famiglie, deficit pubblico, deficit con l’estero (commerciale e dei pagamenti), peso delle pensioni. Perché la crisi non è solo economica, né solo finanziaria e neppure solo sociale: l’una cosa si porta dietro l’altra. E mentre l’esplosione delle prime due ormai è alle spalle, la terza si farà sentire nei prossimi mesi. La botta da assorbire è pesante. Giusto ieri il ministro italiano dell’Economia Giulio Tremonti ha spiegato che i derivati - solo parte dei titoli tossici che avvelenano l’economia mondiale - «sono pari a 12,5 volte il pil mondiale», che vale la ragguardevole cifra di 57.777 miliardi di dollari.
Ne esce un mappamondo diviso in sei zone e capovolto dal punto di vista economico: i Paesi poco sviluppati, per una volta, sono i meno sfortunati, soffriranno solo di un «impatto marginale». I capitani dell’economia mondiale, viceversa, Usa e Gran Bretagna (con l’aggiunta dell’Islanda) sono quelli più inguaiati. Per loro nessuno dei sette parametri sarà immune dallo tsunami. Pena: una profonda crisi economica e sociale che durerà dai cinque ai dieci anni. Subito sotto, un gruppo nutrito di Paesi molto sensibili all’esplosione della bolla finanziaria. Canada, Messico, Spagna, Svizzera e Repubbliche baltiche conosceranno un periodo di recessione «forte» della durata di tre-cinque anni.
Sarà recessione per Cina, India, Australia e Scandinavia. Il combinato pensioni pesanti-poca finanza-deficit in crescita pone l’Italia nel quarto gruppo: dove la crisi si esaurirà relativamente presto - entro il 2010 - dal punto di vista economico e circa un anno in più dal punto di vista politico. Il verdetto è stagnazione: le tensioni si faranno sentire, perché da un lato l’impoverimento rende difficile la vita a chi deve governare il Paese e dall’altro la debolezza degli esecutivi rende difficile prendere provvedimenti rapidi ed efficaci. C’è poi un gruppo di Paesi - i grandi produttori di petrolio - del tutto particolare. Immuni dagli effetti strettamente economici della crisi, si troveranno ad affrontare periodi di instabilità difficili da fronteggiare perché verrà meno il sostegno (economico e militare) delle nazioni del primo gruppo, Stati Uniti e Gran Bretagna.
C’è da illudersi che sia errata, invece, l’ultima previsione azzardata da Leap e ricordata ieri da «Le Monde». Alla crisi, nei Paesi più colpiti (Usa, Europa, Giappone) potrebbe seguire una guerra civile com’è successo spesso in passato. La soluzione: «Prendete in esame l’ipotesi di abbandonare la vostra regione».