Barbara Ardù, la Repubblica, 27/2/2009, 27 febbraio 2009
In due anni oltre 4000 scioperi trasporti ostaggio delle minoranza -- ROMA - Fa parlare i numeri Antonio Martone
In due anni oltre 4000 scioperi trasporti ostaggio delle minoranza -- ROMA - Fa parlare i numeri Antonio Martone. E già la cifra, oltre 4.000 proclamazioni in due anni, basta al presidente della Commissione di garanzia degli scioperi nei servizi pubblici essenziali, per condividere, con il governo, la necessità di rivedere la legge che li disciplina. Su un punto soprattutto, quello della rappresentatività dei lavoratori. Ma i numeri che Martone mette nero su bianco nella relazione che presenta ai presidenti delle Camere non si limitano solo a una conta delle astensioni dal lavoro. Ne cita molti altri, l´elevato numero di aziende nel trasporto pubblico, oltre mille, il moltiplicarsi delle sigle sindacali, alcune, come nel trasporto ferroviario «di indubbia configurazione e rappresentatività», l´elevato numero di scioperi annunciati, ma mai effettuati. Che però hanno messo a terra azienda e i cittadini. Delle 4.212 mobilitazioni proclamate ne sono state revocate ben 1.587 e spesso all´ultimo momento. E ancora il moltiplicarsi degli «scioperi generali», che avevano ben poco di generale, la difficoltà di applicare la regola della rarefazione (la distanza tra uno sciopero e l´altro), l´arma spuntata delle sanzioni. Il caso Alitalia, nelle considerazioni del presidente della Commissione, occupa un posto "d´onore" mostrando tutte le «anomalie e inadeguatezza» di una legge, quella attuale, pensata in altri tempi. Quando c´erano poche sigle sindacali e i "padroni" contro cui si scioperava erano pochi, anche se pubblici. Non è così da tempo: liberalizzazioni e privatizzazioni hanno fatto sì che "pezzi" del servizio offerto finiscano in appalto a società esterne, frammentando i lavoratori e i loro interessi. Non solo. Le sanzioni diventano inapplicabili sia quando con l´effetto annuncio i lavoratori sono in realtà in servizio (ma l´azienda nel dubbio ha cancellato molta operatività), sia perché spesso non di scioperi si tratta ma di «forme di lotta quali assemblee permanenti», astensioni «spontanee» dal lavoro, «pignolo rispetto delle misure di sicurezza», che vanno però oltre «i limiti previsti dallo Statuto dei lavoratori». Ed è sempre ad Alitalia che fa riferimento Martone quando propone una verifica della rappresentatività sindacale. Cita un «caso emblematico», quello del 30 novembre 2007 «quando sono stati soppressi ben 220 voli, con nessuna adesione da parte dei lavoratori previsti in turno. Risultavano però assenti per altri motivi 263 sui 790 in turno e 749 assistenti di volo su 1.750 unità». Che i lavoratori aderiscano o meno poco importa, questa è la sintesi, perché «in particolare nel settore del trasporto aereo la sola proclamazione dello sciopero in mancanza di attendibili previsioni sul grado di partecipazione, può incidere pesantemente sul servizio». accaduto per Alitalia, ma avverte Martone, «è prevedibile, che in mancanza di interventi, possa ripetersi nel trasporto marittimo». Ma pur giudicando positivamente il ddl delega del governo il Garante raccomanda una maggiore gradualità nella sua applicazione. «L´ultima parola spetta al Parlamento, è qui che si deve svolgere la sovranità popolare». Ancora più netto sul nodo della rappresentatività. bene che le indicazioni «giungano dalle parti sociali». E una proposta: la possibilità di affidare alla Commissione, «seppure in via sperimentale una valutazione della rappresentatività», di chi proclama lo sciopero: una soluzione che consentirebbe la «conoscenza preventiva del possibile grado di partecipazione». Semaforo verde anche per il referendum e l´adesione preventiva come per lo sciopero virtuale. Ma solo per le organizzazioni prive di una data rappresentatività. L´obiettivo? Garantire il diritto di sciopero senza rovinare la vita degli utenti.