Internazionale 10/2/2009, 10 febbraio 2009
OBIEZIONE SENZA COSCIENZA
La vicenda di Eluana Englaro è una buona occasione per affrontare un discorso generale sull’obiezione di coscienza e sul suo significato per un paese civile e democratico. L’arcivescovo di Torino Severino Poletto ha suggerito ai medici che dovessero essere costretti a occuparsi di Eluana Englaro di appellarsi all’obiezione di coscienza. Molti hanno cercato di restituire nobiltà a questo tipo di scelta, che negli ultimi anni è diventata soprattutto un alibi strumentale per dare dignità a delle semplici violazioni della legge.
Chi decide di violare una regola dello stato per rispettare un "profondo convincimento" dovrebbe essere disposto a pagare un prezzo pur di non allontanarsi da quel convincimento. Una legge sull’obiezione di coscienza, in termini pratici, dovrebbe sancire una sorta di pena alternativa: lo stato rispetta le tue ragioni per violare alcune leggi, e attenua le conseguenze penali e civili della tua violazione (nel caso del servizio militare, l’obiettore accettava di svolgere il servizio civile che, in un primo tempo, durava perfino più di quello militare). Lo stato, però, si limita ad attenuare le conseguenze e mantiene un deterrente contro gli abusi strumentali. Non concede l’impunità.
Un’estensione arbitraria
A differenza di quanto vuole far credere chi ne parla con leggerezza, in Italia non esiste una legge sull’obiezione di coscienza. Esistono delle norme che prevedono la possibilità di fare obiezione di coscienza in relazione a violazioni della legge ben definite: il servizio militare obbligatorio (ormai abolito), l’aborto e la vivisezione. E’ del tutto arbitrario e illegale estendere il concetto, dandogli una validità generale, per creare delle eccezioni ad altre leggi o sentenze. Queste eccezioni sarebbero dei reati, e come tali giustamente perseguibili.
E’ sbagliato dire che il cardinal Poletto ha suggerito ai medici di "fare obiezione di coscienza" nel caso di Eluana Englaro. L’arcivescovo gli ha suggerito di violare la legge. Si spera che nessun giudice troppo zelante decida di perseguire quest’istigazione a delinquere. Ma il medico che decidesse di seguire il suo consiglio non ha alibi legali.
Il cardinal Poletto ha detto una cosa inesatta quando ha sostenuto in un’intervista a La Repubblica che "esiste la possibilità di fare obiezione quando l’applicazione di una legge contrasta con i propri convincimenti profondi". Non è vero. E sarebbe impensabile che la legge prevedesse un’eccezione così generica e ambigua alla sua applicazione. Chi decide quali sono "i convincimenti profondi" tollerabili? Molti cittadini hanno convincimenti profondissimi che sono in disaccordo con le leggi più varie. Alcuni sono sinceramente convinti che la legge contro il fumo nei locali pubblici sia un sopruso igienista esagerato e statalista. Che facciamo, gli permettiamo di fumare? E chi sostiene che il canone Rai sia una tassa che viola le norme sulla concorrenza? Si può discutere della diversa importanza morale di questi casi. Ma stiamo parlando della legge e della sua applicazione.
Inoltre si ripete sempre che l’Italia accoglie culture e religioni diverse, e le rispetta fino a che gli immigrati obbediscono alle leggi del nostro paese. Si chiede ai musulmani di mantenere separata la loro fede dal rispetto delle regole, perché questo sembra l’unico modo per garantire la convivenza. Eppure si vorrebbe permettere ai cattolici di violare le regole in nome della "legge di Dio"? E che faremo quando il lapidatore di un’adultera chiederà di non essere punito perché è un obiettore di coscienza?