Il Messaggero, 25/02/2009, 25 febbraio 2009
GLI USA: 900 MILIONI PER GAZA MA HAMAS NON RICEVERA’ NULLA
NEW YORK - Una cascata di soldi per la ricostruzione di Gaza con la promessa che nemmeno un centesimo finirà nelle tasche di Hamas. E’ quanto si prepara a fare l’Amministrazione Obama. L’annuncio di aiuti per oltre 900 milioni di dollari sarà fatto dalla segretaria di Stato, Hillary Clinton, durante la prossima conferenza dei donatori di Sharm el Sheikh, in programma il 2 marzo. I fondi saranno distribuiti attraverso canali delle Nazioni Unite e di Organizzazioni non governativa, ricalcando quindi il metodo Bush. Parte dei soldi sarà destinata all’Autorità palestinese in Cisgiordania, ovvero all’unico soggetto politico palestinese riconosciuto dagli Stati Uniti.
Dalla conferenza egiziana ci si attende una raccolta di fondi per Gaza intorno ai due miliardi di dollari, cifra corrispondente ai danni provocati dagli ultimi bombardamenti israeliani. L’offensiva israeliana oltre a danni materiali ha provocato anche 1.300 morti tra i palestinesi.
Nei giorni successivi alla conferenza di Sharm el Sheikh, Hillary Clinton compirà il suo primo viaggio come segretario di Stato in Israele dove si incontrerà con il primo ministro incaricato, Benjamin Netanyahu. Molto probabilmente la Clinton si recherà anche a Ramallah, in Cisgiordania, per parlare con il presidente palestinese, Mahmoud Abbas, e Salam Fayyad, il primo ministro, esponente di Fatah, l’organizzazione rivale di Hamas. Improbabile che Hillary Clinton superi i confini di Gaza, la Striscia controllata da Hamas.
Intanto a Tel Aviv cresce il fronte anti Livni all’interno di Kadima. Livni, che alle ultime elezioni ha ottenuto 28 seggi, contro i 27 di Netanyahu, a cui però è stato affidato l’incarico di formare il governo avendo a disposizione più seggi per un’eventuale coalizione di destra, continua a puntare a un ruolo di opposizione. Ma l’invito di Netanyahu a formare assieme a Kadima e ai laburisti di Barak un governo di ampia coalizione, piace al numero due di Kadima, Shaul Mofaz. Il quale ieri, in occasione dell’insediamento del nuovo Parlamento israeliano, ha affermato che «l’opposizione non è un idolo da venerare». Respingendo quindi la linea di fermezza del ”no” all’entrata al governo sostenuta dalla Livni.
E ieri sul progetto di una coalizione allargata è intervenuto, all’inaugurazione del Parlamento, il presidente Shimon Peres che ha invitato i partiti a formare un governo di unità nazionale che sappia concludere un accordo di pace con i palestinesi. «Le domande di questo momento devono unirci», ha detto Peres. «Dopo essermi consultato con tutti i partiti eletti, sono arrivato alla conclusione che l’incarico di formare un governo dovesse essere assegnato a Netanyahu», ha detto il presidente. «Ho ribadito il fatto che la maggior parte delle formazioni politiche ha espresso chiaramente la propria preferenza per un governo di unità nazionale. Questa è anche la mia richiesta. Auguro successo a Netanyahu», ha aggiunto Peres.