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 2009  febbraio 26 Giovedì calendario

Che le ”bionde” accorcino la vita è un fatto ormai noto, ma che dire dell’obesità? Stando a una nuova ricerca svedese essere obesi, o comunque in sovrappeso, equivale - dal punto di vista dei rischi per la salute - a fumare dieci o più sigarette al giorno

Che le ”bionde” accorcino la vita è un fatto ormai noto, ma che dire dell’obesità? Stando a una nuova ricerca svedese essere obesi, o comunque in sovrappeso, equivale - dal punto di vista dei rischi per la salute - a fumare dieci o più sigarette al giorno. A scoprirlo sono stati Martin Neovius e il suo team del Karolinska Institute di Stoccolma. Più in particolare il loro studio mostra come i giovani che fumano quotidianamente una decina di sigarette oppure sono obesi corrono un rischio doppio rispetto alla media di morire prematuramente. Il semplice sovrappeso - l’avere in pratica qualche chilo di troppo - comporta invece un rischio maggiore del 30 per cento. Curiosamente per le persone grasse fumare o non fumare sembrerebbe essere la stessa cosa, nel senso che la possibilità di morire prematuramente resta inalterata. Meglio essere magri allora? Sì, ma senza esagerare. L’ago della bilancia non deve scendere troppo perché anche in quel caso c’è poco da star tranquilli. Tra i fattori di rischio di morte prematura identificati dal team del Karolinska c’è, infatti, anche l’essere fortemente sottopeso, cioè avere un indice di massa corporea (Bmi) inferiore a 17. L’indice di massa corporea serve a individuare il livello di obesità o magrezza di un certo individuo; esso si ottiene dividendo il peso del soggetto (espresso in chili) per la sua altezza (espressa in metri) al quadrato; un indice di massa corporea normale oscilla tra 18,5 e 24,9, mentre tra il 25 e il 29,9 si è considerati sovrappeso e oltre il 30 si è classificati come obesi. la ricerca I ricercatori svedesi hanno esaminato i dati relativi a quasi 46 mila uomini nati tra il 1949 e il 1951che hanno svolto servizio di leva nell’esercito svedese; all’epoca il servizio militare era obbligatorio, per cui i dati raccolti durante la visita di leva possono essere considerati abbastanza rappresentativi della popolazione in generale, se non altro di quella maschile. Le condizioni di salute dei soggetti sono state seguite dall’età di 18 anni per un periodo di 38 anni, prendendo in considerazione diversi fattori: stile di vita, storia clinica ecc. Nel corso della ricerca tremila partecipanti sono deceduti, e il numero minore di morti si è registrato tra le persone con un indice di massa corporea normale. Per quanto riguarda il nostro Paese, stando ai dati raccolti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, gli italiani obesi sono circa 4 milioni (16 milioni quelli in sovrappeso), e le morti riconducibili ai chili di troppo (dal cancro alle patologie cardiovascolari) ammontano a circa sessantamila all’anno. Tra i fattori di rischio per l’obesità ci sono i genitori obesi (uno o entrambi), l’adiposità precoce (prima dei 3 anni e mezzo), la vita sedentaria (per i bambini passare più di otto ore a settimana davanti alla tv), il dormire meno di 8 ore per notte da adulti (meno di 10,5 ore a 3 anni), il fumo materno tra il settimo e l’ottavo mese di gravidanza, l’elevata assunzione di zuccheri, la depressione e l’ansia. fumo e sovrappeso Diffusissima in Paesi come gli Stati Uniti, l’obesità infantile sta colpendo ora anche l’Italia, visto che secondo i dati raccolti dall’Istat un quinto dei bambini italiani dai sei ai 13 anni è in sovrappeso e il 4% è decisamente obeso. Per quanto riguarda invece le sigarette, in Italia i fumatori ammontano a più di 11 milioni, e sebbene il loro numero sia lievemente diminuito, la percentuale dei fumatori adolescenti è cresciuta, arrivando al 7,8 per cento. Secondo Ian Campbell, portavoce di Weight Concern, un’organizzazione medica no profit britannica dedita alla lotta all’obesità, le scoperte di Neovius sono piuttosto interessanti: «Quando i pazienti obesi e fumatori ci chiedono quale dei due problemi dovrebbero affrontare per primo, noi suggeriamo in genere di cominciare con le sigarette, dato che esse rappresentano secondo il senso comune e le conoscenze acquisite un rischio per la salute maggiore dell’obesità. Questa ricerca pare suggerirci invece che sia vero il contrario». Betty McBride, portavoce della British Hearth Foundation, sostiene che il governo dovrebbe impegnarsi contro l’obesità con la stessa energia con cui ha lottato contro il tabagismo: «Il numero dei giovani in sovrappeso od obesi è in aumento - ha detto la McBride - e se non affrontiamo questo problema ora, la prossima generazione potrebbe sviluppare molti più problemi di salute dei genitori».