Marco Valsania, Il sole 24 ore 25/2/2009, 25 febbraio 2009
AIG CHIEDE NUOVI AIUTI: NECESSARI 150 MILIARDI
Aig, la grande compagnia di assicurazioni già ripetutamente soccorsa dall’amministrazione americana, ha bisogno di un altro salvataggio. E questa volta il governo potrebbe assumere un ruolo esplicito non solo nella proprietà del gruppo ma nel controllo di grandi attività operative.
Il gruppo, che la settimana prossima dovrebbe annunciare una perdita nel quarto trimestre 2008 forse superiore ai 60 miliardi di dollari, è impegnato a rinegoziare aiuti complessivi da 150 miliardi finora ottenuti dalle casse pubbliche. L’ultimo piano prevede una svolta: ripagare prestiti per 60 miliardi con una combinazione di titoli del debito, azioni, contanti e controllate di business, tra cui la divisione asiatica di assicurazioni sulla vita. Aig, alla stregua di Citigroup, starebbe anche trattando una conversione in azioni ordinarie di titoli privilegiati oggi in mano al governo in cambio degli aiuti e valutati 40 miliardi di dollari.
Il timore è che senza un simile passo, con le nuove perdite e la sfiducia degli investitori arrivi anche un taglio nel rating del gruppo da parte delle agenzie di valutazione del credito. Il passivo sarebbe stato generato da un ampio ventaglio di asset, dagli immobili commerciali a complessi derivati quali i credit default swap. In mancanza di risposte adeguate, la spirale di perdite e riduzioni del rating potrebbe scatenare reazioni a catena capaci di far tremare le già deboli finanze di Aig. «Continuiamo a lavorare con il governo statunitense per valutare potenziali nuove alternative nell’affrontare le sfide finanziarie davanti al gruppo» ha detto la portavoce di Aig Christina Pretto. Un’ammissione dell’elevata posta in gioco, senza tuttavia fornire dettagli su negoziati ancora aperti.
La ricerca di una formula rivista per Aig è scattata davanti alle crescenti difficoltà incontrate nel perseguire un’altra strada inizialmente ideata assieme al governo: quella di restituire i giganteschi prestiti federali anzitutto vendendo asset pregiati. L’amministratore delegato, Edward Liddy, si sarebbe convinto che quella ricetta adesso non ha più chance di funzionare o di essere sufficiente. La situazione della Aig è infatti progressivamente peggiorata, di pari passo con il clima sui mercati. Le tappe della crisi si sono susseguite a ritmo serrato dall’anno scorso. Nel terzo trimestre l’azienda aveva denunciato perdite per 25 miliardi. Il suo iniziale collasso risale a settembre, a causa della sua esposizione a derivati e titoli garantiti da mutui: nel mezzo del tracollo di altre grandi firme della finanza, da Lehman Brothers a Merrill Lynch, l’allora amministrazione Bush intervenne per la prima volta con un prestito da 85 miliardi di dollari per salvarla. La ragione: il fallimento di un gigante del calibro di Aig, con attività globali e diversificate, avrebbe generato panico incontrollabile sui mercati. La prima operazione, tuttavia, si rivelò ben presto inadeguata: soltanto un mese più tardi, la Federal Reserve fu costretta a garantire ulteriori finanziamenti. E in novembre l’intero pacchetto pubblico venne riorganizzato sotto forma di aiuti per un totale di 150 miliardi di dollari, in cambio d’una quota nel gruppo fino a quasi l’80 per cento.
I prestiti avrebbero dovuto essere restituiti facendo leva su una ristrutturazione aziendale che prevedeva la cessione di divisioni. Finora Aig ha ceduto interessi in nove attività. Ma la strategia è andata a rilento e il gruppo ha dovuto fare i conti con una crescente scarsità di potenziali acquirenti: al momento la Aig sta trattando la vendita della grande divisione polizze vita, la Alico che ha filiali in 50 paesi, con la MetLife e con la Axa, per un prezzo incerto tra gli 11,2 miliardi e gli otto miliardi.