Luisa Espanet, Libero 26/02/2009, 26 febbraio 2009
Rocco Barocco è appena tornato da Los Angeles, dove è stato invitato a rappresentare la moda italiana alla quarta edizione del festival ”Los Angeles
Rocco Barocco è appena tornato da Los Angeles, dove è stato invitato a rappresentare la moda italiana alla quarta edizione del festival ”Los Angeles. Italia” dedicato ai grandi maestri del cinema. Esposti nel Teatro cinese di Hollywood, proprio quello famoso del tappeto rosso degli Oscar, venti abiti dei venti anni di carriera dello stilista. «Sono stati tre giorni molto divertenti, di grande bagarre. Ho cenato con attori e registi. E stato un agitarsi, pieno di pranzi e di cene. Tutti parlavano di Oscar, proprio come in Italia si parla di Sanremo». Questo suo soggiorno americano ha influito sulla collezione? «No assolutamente, la collezione era già pronta. Piuttosto ho pensato a come venti anni fa si facesse un prodotto, che ora non potremmo più fare. I capi non solo costerebbero troppo, ma non c’è neanche più la manodopera. Per fare un abito ci volevano tre settimane, un mese, ora in quattro giorni è pronto. Quando i giovani stilisti dicono abbiamo rifatto gli anni Settanta, ne hanno rifatto il profumo, l’aria. un’ispirazione solo commerciale. La gente a Los Angeles guardava i miei vestiti come si guarda una scultura. C’erano i creatori di moda, ora ci sono gli stilisti». Qual è la differenza? «Lo stilista è uno che sa vestire, sa assemblare i pezzi, il creatore è uno che crea dal nulla». Quali sono i temi di questa nuova collezione ? « difficile ogni sei mesi fare qualcosa di nuovo, una volta acquisita una certa immagine. Io sono fedele al mio stile, mi piace vedere le donne belle, facilitare la loro vita, renderle felici. Tengo sempre presente il loro corpo, il punto vita, le spalle, il seno. Bisogna dare giustizia al corpo». Il colore è importante? «Io uso molto il bianco e il nero con delle punte di colori accesi. Vesto la donna dalla mattina alla sera, dal jeans alla T-shirt al cappotto, insomma il guardaroba completo». Nel disegnare la collezione tiene conto che i consumi stanno cambiando? «Si continua a parlare di crisi. D’altra parte se fai vestiti a buon mercato la gente non li compra perché non vuole spendere. Il lusso dicono che va sempre. Penso che bisogna fare qualcosa di bello che resti. Se non si è artisti non si può fare questo mestiere. Le multinazionali puntano sul commerciabile. Io non faccio parte di una multinazionale, lavoro in proprio con le mie possibilità. Non mi avvalgo di banche, di prestiti e così dormo la notte». Però Rocco Barocco ha varie licenze e dei negozi monomarca…. «Ho licenze di maglieria, occhiali, profumi, borse, scarpe, abbigliamento bambino. Ho tre negozi monomarca, a Milano perché è la città della moda, a Roma perché ci vivo e a Napoli perché è la mia città. E poi ne ho parecchi in franchising, soprattutto all’estero. Sei a Dubai, uno a Abu Dhabi, ne sto aprendo uno a Jeddah, ne aprirò uno al Cairo in novembre e uno in India, a Mumbai. Fa parte di un progetto che da poco sto mettendo in atto. Essendo napoletano, sono pigro, me la prendo con calma». Si sente più napoletano o romano? «Veramente mi sento cittadino del mondo. Ho vissuto fino a sei anni a Napoli, poi a Ischia dove ho fatto le scuole. Frequentavo l’Istituto Nautico per diventare capitano di lungo corso a Procida. Ma non studiavo molto. E abitando io a Ischia e dovendo prendere il traghetto, c’era sempre una scusa per non andare a scuola. Di solito era il mare: forza sette, forza tre, forza due, anche quando era forza zero. Mi piaceva la moda. Ho conosciuto della gente che aveva un’azienda a Roma e ho incominciato facendo uno stage da loro. E così a 18 anni mi sono trasferito lì. Ho ancora una casa a Capri e una nel centro storico di Napoli». Cosa le piace dei napoletani? «La sincerità. Ti invitano a cena perché hanno piacere di invitarti. Lei in questo si sente napoletano? «La vita e la moda mi hanno un po’ rovinato, anche se dal mondo della moda riesco a estraniarmi». Che cosa non dovrebbe mai indossare una donna? «Penso che una donna non dovrebbe indossare a tutti i costi qualcosa solo perché è di moda».