Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  febbraio 26 Giovedì calendario

MICRO-LAVORI VIA SMS


«Sono a Nairobi, Kenya. Ora sto guardando alla finestra e vedo 30 persone, di cui almeno la metà è ferma a osservare il traffico. Ecco, se in questo tempo, lavorando con il loro cellulare potessero guadagnare un dollaro al giorno, la loro vita cambierebbe. Se facessero lo tesso milioni di persone, nei Paesi poveri, il mondo cambierebbe». Parole di Nathan Eagle, ricercatore del Mit (Massachussets institute of technology) e tra i fondatori di Txteagle, società del New Mexico che si occupa di servizi in out-sourcing molto particolari: assegna lavoretti, da fare con il cellulare (per esempio traduzioni), a persone sottooccupate nei Paesi poveri. «Per ora, siamo in Kenya. A marzo, saremo anche in Ruanda. Entro fine anno, anche in Repubblica Domenicana e in Bolivia», aggiunge a Nova24. Txteagle è un cocktail di vari concetti, «è il primo esempio di crowdsourcing mobile in Paesi poveri». Crowdsourcing è un neologismo che significa outsourcing distribuito e che sfrutta la "wisdom of the crowd" (saggezza della folla). Uno degli esempi più noti non usa i cellulari maintemet: è Mechanical Turk, di Amazon, che pure assegna micro lavori a una massa di utenti, per conto dei committenti. Oltre ad Amazon, fonte di ispirazione per Txteagle è un fenomeno che sta rendendo i servizi cellulari, non solo telefonate ma anche servizi dati, sempre più importanti per la vita e l’economia dei Paesi poveri. La settimana scorsa Gsm Association e la Foundation di Bill e Melinda Gates hanno fatto un accordo per stanziare 12,5 milioni di dollari, con cui finanziare una ventina di progetti di mobile banking e microfinanza in Africa, Asia e Sud America.
Obiettivo, coprire entro il 2012 circa 20 milioni di utenti che non hanno accesso a servizi bancari tradizionali. E’ un tema che sta cuore a Nokia: a novembre 2008 ha lanciato life Tools, partendo dall’India. Sono servizi mobili che danno informazioni utili per il lavoro nei Paesi emergenti. Per esempio i prezzi aggiomati del grano, del pesce, le previsioni meteo; lezioni di inglese e cultura generale. E Nokia è anche uno dei principali clienti di Txteagle. Gli ha commissionato traduzioni, dei menu dei cellulari, nelle 60 lingue in uso in Kenya. Txteagle invia un vocabolo via sms ai collaboratori, che mandano la traduzione. I server di Txteagle confrontano le risposte per accertarsi di quella corretta e quindi la inviano al committente. Txteagle spartisce i ricavi con gli operatori locali, che veicolano gli sms.
«Abbiamo pensato a fare evolvere il nostro sistema», aggiunge Eagle, «e quindi già in Ruanda non useremo gli sms ma la tecnologia Ussd (Unstructured supplementary service data). Usa comunque la rete gsm, ma a differenza degli sms sarebbe gratiúta e potrebbe veicolare contenuti più complessi, anche con menu». «Lo scopo - aggiunge - è andare oltre le semplici traduzioni. Già Nokia ci sta commissionando un lavoro per istruire un suo motore di riconoscimento vocale di lingue africane. Gli utenti manderanno in massa file audio con la loro voce e la trascrizione testuale». In futuro, Txteagle intende entrare nel business delle trascrizioni mediche, valutato 12 miliardi di dollari nel 2008. Significa trascrivere i file audio delle prescrizioni o rapporti che medici fanno a voce.
A oggi è fatto da personale specializzato, ma Txteagle vuole usare la propria folla di collaboratori, «e a tal scopo torna utile il lancio in Sud America, per lavorare con la lingua spagnola». Nathan Eagle vuole dare cifre sulla propria azienda, «è ancora presto», ma dice «un nostro collaboratore guadagna in media 1,35 dollari al giorno. E’ un aiuto sostanziale, visto che un lavoro a pieno in Kenya paga dai 3 ai 5 dollari al giorno».